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Donato Paduano, la boxe e la vita amara

Nel corso dell’ultimo fine settimana è arrivato il freddo dai Balcani e si è visto anche qualche fiocco neve, come a Bonefro, Vinchiaturo e Capracotta. La prima neve in Italia è sempre accolta con una certa gioia. Il paesaggio cambia, si respira un senso di pace  e sono contenti soprattutto gli sciatori e gli studenti, se la nevicata è abbondante. Si apprezzano questi extra giorni di vacanza e, dopo 2-3 giorni, si torna alla normalità. Quest’anno, per la prima volta, ho fretta che arrivi Natale. Ho già comprato l’albero, ma non potrò fare il presepe prima dell’8 di dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, per ordine superiore di mia moglie che rispetta le tradizioni. Ho sempre amato il Natale in Italia, anche se si è un po’ americanizzato. Per esempio, per me Natale  si festeggia il  24 dicembre con la cena a base di verdura e pesce e la Messa di mezzanotte. Oggi, nel mio paese, alla Messa di mezzanotte non ci va quasi più nessuno.  A Montréal non ho dei bei ricordi del Natale. Si lavora, o si lavorava, fino al 24 dicembre e si aveva poco tempo per comprare i regali. Ammiravo le case dei vicini  tutte illuminate e un anno, per imitarli, ho deciso di farlo anch’io.  Ho chiesto aiuto  anche a uno dei miei cognati e, dopo una mezzoretta, sono rimasto congelato sul pino davanti  casa con le luminarie in mano. Non so se anche voi siete entrati nel clima natalizio, ma vi consiglio di farlo. E, invece di emigrare verso la Florida, festeggiate a Montréal con la famiglia, i parenti e gli amici. Io intanto faccio il primo drink alla vostra e nostra salute.

 

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Donato Paduano, la boxe e la vita amara

Il 19 novembre scorso è scomparso a Montréal, all’età di 75 anni, uno dei più grandi pugili canadesi: Donato Paduano. Durante la sua brillante carriera era diventato non solo l’idolo della Comunità italiana, ma era stato adottato soprattutto da quella francofona. Ho ripercorso la sua carriera con un altro pugile italiano (marchigiano), Gaby Mancini, il quale, da qualche anno, passa l’inverno in Arizona. Donato era nato a Ripabottoni (CB) il 28 novembre del 1948 e la sua famiglia è emigrata in Canada nel 1960. Ha cominciato, appena arrivato, a frequentare la palestra di Roger Larivée, che ha subito visto in questo ragazzino un grande talento. Infatti, sul ring, i successi sono arrivati subito. Nel 1966  ha partecipato ai Giochi del Commonwealth in Giamaica, nel 1967 ha vinto la medaglia di bronzo ai Giochi Panamericani di Winnipeg e, nel 1968,  si è aggiudicato il prestigioso torneo dei Golden Gloves a New York.  Il ragazzino aveva la stoffa. E chiuse la sua carriera da dilettante nel 1968 con le Olimpiadi di Città del Messico. Aveva vinto 83 incontri e la stampa non gli aveva ancora affibbiato il nomignolo di “Angelo del ring”. Ancora più brillante è stata la sua carriera da professionista. È diventato Campione canadese nel 1969, battendo Joey Durelle. Nel 1970, a New York, sconfisse Marcel Cerdan Jr., figlio del leggendario Marcel Cerdan, Campione dei pesi medi. Dopo questa prestigiosa vittoria, il suo manager, Roger Larivée, puntava al titolo mondiale, ma le sconfitte contro Ken Buchanan e il connazionale Clyde Gray hanno ridimensionato le sue aspirazioni. “Donato – mi confida Gaby Mancini – era molto tecnico, ma mancava un po’ di potenza nei suoi pugni”. Ha combattuto una sola volta in Italia, perdendo contro Benacquista e, nel 1974, fu sconfitto dal grande Emile Griffith, coriaceo avversario di Benvenuti, a Montréal. Appese i guantoni al classico chiodo nel 1975, ma, vista la sua popolarità, ha cercato di nuovo la gloria con un ritorno sul ring, ritorno che, dopo quattro incontri, lo convinse a ritirarsi definitivamente nel 1980 con un palmares più che soddisfacente: 55 vittorie,10 sconfitte e due pareggi. Meno interessante la sua vita, una volta lontano dal ring. La Pepsi, subito dopo il suo ritiro, gli offrì un buon lavoro e abbandonarlo, forse, fu il suo primo errore. Lontano dal ring gli mancavano gli applausi e il calore della gente. Che, però, lo ha sempre amato.

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