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Di Giuseppe (FdI): “Ecco la mia proposta di legge per il riacquisto della cittadinanza”

ROMA – “Troppo spesso la numerosa Comunità italiana all’estero si è sentita un po’ emarginata e dimenticata dal palazzo e quindi è mia intenzione tenere fede alla parola data in sede di campagna elettorale e far sentire la voce degli italiani all’estero”. Così Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto nel Nord e Centro America, intervistato da Ricky Filosa, direttore di “ItaliaChiamaItala.it”. Di seguito le due risposte più significative (secondo noi) di una lunga e articolata intervista. 

 

Quali battaglie intendi portare avanti a favore degli italiani nel mondo? “Fin da subito mi sono messo al lavoro per poter realizzare il programma che avevo portato in campagna elettorale. Ho scritto la proposta di legge, A.C.660 con la quale, modificando la legge 91/1992 si mira a riaprire i termini per il riacquisto della cittadinanza italiana per i residenti all’estero. Altro importante aspetto su cui sto già lavorando riguarda una proposta di legge volta ad estendere gratuitamente l’assistenza sanitaria per le terapie salvavita o terapie rivolte a particolari patologie rare per tutti gli italiani residenti all’estero. (…). Nelle settimane scorse mi sono speso sulla delicata questione che riguarda la discrasia di trattamento fiscale per gli Italiani all’estero in merito al pagamento dell’IMU sull’abitazione principale in Italia. Ho presentato al DL- Aiuti quater un ordine del giorno chiedendo al governo la possibilità di valutare di eliminare il pagamento della suddetta imposta anche per le prime case degli italiani all’estero. Il governo ha dato parere favorevole all’impegno dell’Ordine del Giorno, significando una importante svolta politica verso quella equiparazione fiscale da anni a gran voce richiesta all’estero. Ulteriore tema che mi sta a cuore, è il potenziamento delle reti consolari, i primi passi fatti in legge di bilancio sono significativi per far comprendere la volontà del Governo Meloni di attenzionare tematiche da anni irrisolte. Cercherò poi di spingere per la riapertura dei Consolati di Newark e Edmonton; consolati chiusi erroneamente e che creano numerosi disagi per i cittadini che vivono in quelle aree di riferimento”.

 

Parlaci della tua proposta di legge per il riacquisto della cittadinanza italiana. “La Proposta come detto in precedenza introduce una modifica all’articolo 17 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, concernente le modalità di riacquisto della cittadinanza italiana per coloro che l’hanno perduta a seguito dell’applicazione degli articoli 8 e 12 della legge 13 giugno 1912, n. 555, o per non aver reso l’opzione prevista dall’articolo 5 della legge 21 aprile 1983, n. 123. L’articolo 8 della legge 13 giugno 1912, n. 555, abrogata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 91, disponeva la perdita della cittadinanza italiana per le persone che spontaneamente acquistavano una cittadinanza straniera e stabilivano all’estero la propria residenza. Tuttavia il problema per molti italiani è stato che nell’eliminare queste fattispecie di perdita della cittadinanza, la legge 5 febbraio 1992, n. 91, ha stabilito, proprio ai sensi dell’articolo 17, il termine di due anni per la presentazione di una dichiarazione volta al riacquisto della cittadinanza italiana. Ciò determinò una grave disparità tra chi, essendo nato dopo il 15 agosto 1992, non incorse nella perdita della cittadinanza e chi invece ebbe solo per un tempo determinato la possibilità di presentare la dichiarazione necessaria per riottenerla. Per ovviare al problema, la legge 22 dicembre 1994, n. 736, differì al 15 agosto 1995 il termine di due anni, previsto dal citato articolo 17. Successivamente sono state fatte delle proroghe all’articolo 17 fino ad estendere il periodo temporale per presentare le domande di riacquisto fino al 31 dicembre 1997. A supporto della proposta di legge va considerato che nel 1997 gli strumenti di comunicazione per promuovere la possibilità di riacquisto della cittadinanza italiana erano meno efficienti di quelli attuali, si comprende come gran parte degli italiani all’estero non sia riuscita ad avviare l’iter richiesto entro i termini di legge previsti. (…)”. 

 

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