Non ho una alcuna predisposizione per il calcolo. Ogni problema d’ordine numerico mi ha sempre angosciato. Nei miei studî, non potevo che far naufragio tra le lettere antiche e la musica; e anche se quest’ultima vive intimamente di rapporti matematici, la modalità della mia relazione con i suoni ha davvero poco di scientifico. Eppure, forse è proprio la pochezza della mia intelligenza logico-matematica a costringermi alla riflessione sull’ambiguità della figura dello zero. Che cos’è lo zero? Ha una sua peculiarità algebrica o nasconde in esso anche una valenza metafisica? Facciamo un esempio: se ho davanti a me una deliziosa pizza napoletana e la moltiplico per zero, mi spiegate perché la pizza… ‘’evaporerebbe’’ nel nulla? Sono decenni che mi dànno per capire la magia di questo rapporto: uno per zero è uguale a zero. Guai a pensare altrimenti! Si rischia la bocciatura a scuola. Lo zero diventa una sorta di buco nero che assorbe la concretezza dell’Uno, la fagocita, con buona pace della mia pizza che, almeno da me, moltiplicata per “nulla’’, resta ancora fortunatamente sulla tavola! E tanto per confondermi le idee e dannarmi maggiormente, scopro che lo zero, se elevato alla sua stessa potenza ( 00), dà come risultato uno! 00 = 1! Si scopre, evidentemente, il carattere convenzionale, e direi alogico, dei rapporti matematici con un numero, lo zero, che è più di un numero; è l’idea di un brodo primordiale che contiene tutto, che genera, che è “in potenza’’, energia allo stato puro e dalla quale tutto proviene. In realtà, lo zero è l’abbrivio, è il principio del Tutto. Paradossalmente, è lo zero ad essere il primo! Pensiamo all’etimologia del termine “primo’’: deriva dal sanscrito “paramàs’’ che significa “ciò che precede tutto’’. A rigor di logica, è semmai il numero uno che è il “secondo’’, cioè “quello che segue’’ il “paramàs’’ (dal latino secundus, dal verbo sequi). Lo zero è forse più del Nulla: lo zero è il ritorno all’Eden, al Nirvana, alla fusione con un Tutto non ancora espresso. Mi sovviene il “venerando e terribile” Parmenide e il suo pensare al Nulla come a un’impossibilità: per il fondatore della scuola eleatica, in contrapposizione con Pitagora e gli atomisti, il Nulla, cioè il “non-essere’’ non può essere perché il mondo è visto nella sua continuità, nell’assenza di un vuoto, nell’assenza del Nulla. Lo zero in fondo è questo: la faccia nascosta del Tutto, la Realtà su cui può calare un velo ma che non annulla le cose. E anche se uno moltiplicato zero fa zero, non credo di avere timori sull’esistenza della mia pizza napoletana!
Dimenticavo…Buona Pasqua a tutte le gentili lettrici e tutti i gentili lettori de ‘’Il Cittadino Canadese’’! zibaldone.vincenzothoma@hotmail.com