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Dall’Epifania alla Befana

“Epifania, tutte le feste porta via” è un proverbio popolare che annuncia la fine del periodo festivo natalizio. Ma da dove origina la celebrazione annuale dell’Epifania? Nel calendario cristiano, questa ricorrenza riveste un significato importante. L’Epifania chiude le festività natalizie, consacra e propizia l’anno nuovo; dopo di ché, tutti ritornano alle loro occupazioni abituali e le decorazioni delle festività vengono tolte e riposte in attesa del prossimo Natale. L’Epifania cade il dodicesimo giorno dopo il Natale e celebra l’arrivo dei Re Magi alla Grotta della Natività, recando “doni” per il Bambino Gesù; mentre a livello profano corrisponde al giorno in cui i bambini italiani riceveranno dalla Befana il loro atteso regalo natalizio. Secondo il folclore e la tradizione italiana, la Befana arriva a cavalcioni di una scopa, la notte del cinque gennaio, con giocattoli e leccornìe per i bambini “buoni”, e cenere e carbone per quelli “cattivi”.

 

Tipica rappresentazione della Befana secondo la tradizione folcloristica. Una vecchietta a cavalcioni di una scopa, di notte scende dai camini e, benigna con i bimbi bravi, li premia con doni e leccornìe, mentre, severa con i monelli, riseva loro cenere e carbone.

Ma da dove origina la nostra befana? Una leggenda cristiana racconta che la notte prima di arrivare alla fatidica “Mangiatoia’’, i Re Magi si fermarono alla capanna di una vecchia donna, chiedendole di unirsi a loro per guidarli verso il luogo della Natività; ma quest’ultima rifiutò dicendo loro di essere troppo occupata. Ben presto, però, la vecchia donna, scorgendo una grande Luce nel cielo, realizzò il suo errore e cercò invano di raggiungere i Re Magi portando seco regali per il Bambino Gesù, già appartenuti al suo figlioletto morto. Purtroppo l’anziana smarrì il cammino e non raggiunse mai né i Re Magi né la “Capanna’’. Così, da allora, la notte dell’Epifania la vecchietta, ormai diventata Befana (corruzione di Epi-fania), a cavalcioni su una scopa, vola portando regali a tutti i bambini, sperando di trovare il Bambino Gesù.

 

Fedeli alla leggenda, i bambini appendono ancora le loro calze al camino, affinché la Befana vi depositi i doni. Il simbolo di questa figura folcloristica italiana viene da lontano e trova spiegazione nel patrimonio spirituale italico precristiano. La religiosità dell’evento e i simboli folcloristici di questa figura trovano inoltre una spiegazione nel complesso mondo religioso della Roma pagana. Nel simbolismo antico, la “scopa’’ rappresenta l’attributo, lo strumento che pulisce  il “domus’’ dal sudiciume, al fine di purificare e iniziare daccapo, liberando dal vecchio e dal passato. I romani antichi, durante le Saturnali, celebravano un nuovo inizio; usavano recarsi al tempio di Giunone Capitolina, ove una vecchia (la loro Befana), nelle vesti della Sibilla, prediceva il loro futuro e propiziava il dono di un nuovo ciclo. All’origine il “dono annuale” aveva connotazioni spirituali e consisteva nella manifestazione del divino (Epifania), dominato dalla figura della Grande Madre (Ceres ) e dal Dio Giano (Gennaio).

 

La celebrazione di questa coppia costituiva il punto cruciale dell’anno, periodo in cui i Numi irrompevano sulla scena cosmica e spirituale. L’evento celebrava la presenza della Grande Madre dispensatrice, Ceres (Befana?). Allo stesso tempo, veniva celebrato Pater Janus (Giano), tpica divinità maschile prettamente italica, simbolo di fine e principio, perciò bifacciale a simbolo di continuità ininterrotta che crea il futuro, senza distogliere lo sguardo dal passato. È il “Guardiano della soglia del tempo”, detentore delle “due chiavi’’: l’argentea e la dorata (ancora oggi sigillo del Vaticano assieme alla navicella di Giano), l’una chiude l’anno vecchio, l’altra apre l’anno nuovo: dono di un nuovo ciclo vitale. È alla figura di Pater Janus che bisogna riferirsi per risalire all’origine del nostro Babbo Natale. Oggi gli antichi numi, definitivamente cristianizzati per sincretismo, sono sostituiti da figure scadute in mero folclore: la Befana e Babbo Natale. Ma vi è di più: siccome il termine Èpifania è femminile, esso viene rappresentato da una figura femminile (la Befana), la quale a livello folcloristico incarna la festività, a discapito di quella maschile di Babbo Natale. In tutta Italia, molte sono le località che celebrano il Natale terminando il periodo delle feste con l’Epifania. Spesso i presepi viventi culminano le festività con processioni e parate dei Re Magi.

 

A Venezia il sei gennaio ha luogo “La regata delle Bafane’’: uomini vestiti “alla Befana’’ partecipano alla regata sul Canal Grande. Nella città del Vaticano, fino a poco tempo fa, aveva luogo una grande processione, con persone in costume medievale che recavano doni al Pontefice, il quale celebrava una Messa particolare per il Bambino Gesù e i Re Magi. A Firenze, da Palazzo Pitti al Duomo ha luogo la “Cavalcata dei Magi’’. A Milano il giorno dell’Epifania si svolge la “La Parata dei Re Magi’’, che parte dal Duomo fino alla chiesa di Sant’Eustorgio. A Rivisondoli, in Abruzzo, il cinque gennaio viene rappresentato l’arrivo dei Re Magi, con la partecipazione di centinaia di persone in costume d’epoca. Gli anni passano, ma i simboli e la loro portata archetipale sopravvivono alle varie mode. Le celebrazioni di ogni epoca riflettono lo spirito della società del momento. In Italia questa festa popolare è talmente radicata nelle coscienze da trascendere la dimensione religiosa, fino ad essere strumentalizzata, come nel caso della ‘’Befana del Duce’’, ove durante il ventennio venivano distribuiti pacchi-dono ai bambini bisognosi. (Continua) 

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