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Dalla Romania al Canada – La storia di Paulina Popescu

«Les  fantômes du passé» (Lanoraie, Québec, Canada, 2022) è un libro che ho letto con grande interesse. Ne è autrice Paulina Popescu, immigrata romena dell’Ontario, la quale ci racconta la vicenda di Sabine, giovane donna vissuta in Romania e che infine approda da emigrante  in Canada; ma solo dopo una lunga lotta contro le autorità del suo Paese, che giaceva allora sotto il tallone chiodato dell’osceno regime comunista del tiranno Nicolae Ceausescu, quel triste figuro che imponeva mille restrizioni al cittadino tra cui persino la proibizione del libero uso della macchina da scrivere, mentre il trattamento psichiatrico era previsto come cura per i dissidenti. 

 

La storia che Paulina Popescu ci racconta è ricca di sentimenti, di eventi, di esperienze acquisite negli ambienti più diversi, e di minuziose analisi di una varietà di aspetti del mondo romeno e di quello canadese, oltre che dei numerosi altri luoghi da lei visitati nel corso degli anni. L’eroina del racconto, Sabine, diciamolo subito, è l’autrice stessa: Paulina Popescu, che ci presenta in questo libro le tante realtà da lei vissute, in Romania e in Canada; vissute con determinazione, spirito combattivo, animo aperto al nuovo, amore per il buono e per il bello, e con una capacità di sempre meravigliarsi e quindi di meravigliare, noi, suoi lettori.

 

Quest’opera è preziosa per le tante cose che c’insegna o ci conferma. Dopo tutto, nelle esperienze canadesi di Sabine-Paulina, noi, immigrati italiani del Canada, ritroviamo una parte di noi stessi. Procedendo nella lettura, sono rimasto sorpreso nel constatare una grande affinità tra i commenti di Sabine, fresca immigrata, sui vari aspetti del mondo canadese che progressivamente le si disvelavano, e la mia reazione di fronte alle stesse realtà, ma in epoca anteriore alla sua, anch’io da fresco “néo-canadien” come allora si veniva chiamati.   

 

Ampio spazio nel libro è occupato dalla Romania con il suo perverso regime, che suscita nell’autrice una serie di tremendi giudizi di condanna i quali possono stupire solo chi non ha conosciuto quel mondo abbrutito; che io ho invece conosciuto bene sia pur da turista, quindi con biglietto di ritorno in tasca fortunatamente per me. Basti questo: “In questa società mostruosa non vi era più umanità, i cuori si sono trasformati in pietra.” (p.106)

 

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Il mio profondo apprezzamento per l’utilità, la bellezza, e il grande interesse della testimonianza che ci apporta Sabine-Paulina deriva inoltre dalla cruda verità di tutto quanto ci racconta l’autrice, persona audace, sincera fino allo spasimo, e spirito gaudente ma sempre con stile ed eleganza.

Io conosco l’autrice, la sua autenticità, la sua piacevole personalità, la sua sincerità, e inoltre già conoscevo certi particolari che lei ci descrive con fedele accuratezza in questo suo libro autobiografico. Inoltre, io scrivo da anni sulla realtà del Canada e del Québec. Per tutte queste cose mi considero pienamente capace di misurare ed apprezzare l’autenticità del suo racconto e l’esattezza dei tanti giudizi da lei espressi nel libro. Ridotta all’essenziale, ecco la storia di Sabine, l’eroina del libro.

 

Nata in Romania, da Nicu e Ioana, Sabine cresce in un mondo che è infeudato alla banda dei Ceausescu.

 

Il suo è un paese impoverito, triste, dominato dalla paura: è un paese comunista e dei peggiori. È quindi forte in lei e in tanti altri il richiamo del mondo occidentale, libero, prospero, dinamico, ma purtroppo irraggiungibile, la cui immagine, a causa della lontananza, è esaltata e direi mitizzata: “Quando si apriva una rivista americana, si penetrava in un altro mondo, si vedeva gente che sorrideva, si sbellicava dalle risate e mostrava i propri denti perfetti di un bianco purissimo.” (p. 92)

 

Sabine arriva persino a pensare: “Da noi, perfino le conchiglie sono così rare e brutte, come se anch’esse fossero razionate dal mare come il nostro cibo è controllato dal governo comunista che ci affama.” (p. 89)  (Continua)

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