Per una volta, permettetemi di far parlare altre voci. Sono quelle di alcuni miei giovanissimi studenti al Collège International Marie de France, dove insegno italiano come lingua seconda da 25 anni. Si tratta di ragazzi ancora lontani dal terminare i loro studî; eppure, il loro amore per la lingua italiana li spinge a bruciare le tappe: sono già pronti in anticipo di tre anni per il loro bac in italiano, l’esame di maturità nel sistema francese. Giorni fa, avevo proposto loro un tema difficile: “Cosa faresti se sapessi di vivere il tuo ultimo giorno?” .L’obiettivo da raggiungere era quello di saper formulare ipotesi del secondo tipo, con l’accoppiata congiuntivo imperfetto e condizionale presente, una nozione che spesso imbarazza anche l’italiano dei nostri politici. Ne è scaturito un momento di intensa commozione collettiva. Ecco un paio delle loro voci. Senza correzioni.
Clarabella Windisch: Se mi restasse solo un giorno da vivere sulla terra, farei esattamente quello che faccio ogni fine settimana. Andrei nel mio chalet sulle Laurentides con mia madre, mio padre e mio fratello. Mi alzerei per vedere il sole sorgere, ascolterei della musica durante il viaggio verso questo chalet. Lì, trascorrerei l’intera giornata immersa nella natura. Andrei a fare una passeggiata con mio padre per ascoltarlo parlare di filosofia nel bosco, su un sentiero vicino ad un fiume, praticamente deserto. Mi lascerei incantare dal bosco, dal colore, dal profumo degli alberi, dalle foglie brillanti. Andrei in canoa su un lago. Mi perderei negli stretti canali d’acqua. Farei tutto questo con la mia famiglia, li ringrazierei di tutto, direi loro che li amo e direi loro tutto ciò che amo di loro. Infine, prenderei il mio ultimo respiro nella foresta, con il suono dell’acqua che scorre pacificamente.
Merk Matthias: La vita è per me un viaggio unico, e ogni scelta che faccio riflette ciò che considero importante. Riflettendo su come utilizzo il mio tempo e le mie risorse, mi sento spinto a lasciare un’impronta duratura. Se avessi solo un giorno da vivere, inizierei scrivendo un’ultima canzone, esprimendo le mie emozioni e i miei ricordi, accompagnata da lettere d’addio ai miei cari per manifestare la mia gratitudine. Donare la mia musica a fondazioni nel bisogno sarebbe un gesto significativo per continuare a fare del bene. D’altra parte, se fossi molto ricco, prenderei il tempo per pianificare un futuro sicuro, acquisterei una casa con uno studio musicale e destinerei il resto della mia fortuna a opere di carità. In questo modo, trasformerei la mia ricchezza in un’eredità positiva, contribuendo al benessere di chi ha bisogno. Queste scelte darebbero non solo un senso alla mia vita, ma lascerebbero anche un’eredità di amore e generosità nel mondo.
Ho ascoltato i miei studenti ad occhi chiusi. Poi una lacrima mi ha rigato il volto.