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Chiarimenti sulla frase “Sono fiero di essere italiano”

Dal Web: “Giorgia Meloni, nel discorso pronunciato alla Zirgler Ballroom di New York, ha esortato l’Occidente a non rassegnarsi all’idea del suo declino ma ritrovi la sua identità senza vergognarsi di difendere concetti come Nazione e Patriottismo e anzi rivendicando la propria civiltà secolare”.

 

Apriti cielo! in Italia in diversi sono balzati in cattedra per esprimere l’immediato rigetto dei discorsi basati sull’amor di patria. Io invece condivido in pieno i sentimenti espressi da Giorgia Meloni.

Approfitto del tema per precisare il mio pensiero sulla frase “Sono fiero di essere italiano”.  Occorre subito precisare che il “Sono orgoglioso (o fiero) di essere italiano” di noi espatriati è una frase a carattere spesso difensivo che opponiamo a “Spaghetti”, “Pizza”, “Mafia” con i quali siamo talvolta identificati.

 

Io ho assorbito, da giovanissimo, i valori di un amor patrio naturale e istintivo, per nulla retorico, con il rispetto altrettanto istintivo per l’amor patrio degli altri. L’amore e la fedeltà non hanno bisogno di esibizionismi o di frasi fatte. Io sono semplicemente e tranquillamente italiano senza soprassalti di orgoglio, anche perché non ho scelta: sono stato scelto dalla mia patria; non sono stato io a sceglierla. Proprio come non ho scelto i miei genitori.  Sono stati i miei genitori e i miei antenati a scegliere indirettamente la patria per me, facendomi nascere in un angolo particolare di mondo, dandomi la lingua materna, una cultura, dei valori specifici, una sensibilità. E io mai li rinnegherò, anche per l’esempio datomi dai miei che scelsero l’esilio dalla propria terra, l’Istria, pur di restare italiani e non subire la dominazione slava e il comunismo. Nello stesso tempo io riprovo certe “qualità” italiane a me estranee: il protagonismo, la furbizia, l’improvvisazione, l’opportunismo…. Ma mi sento italiano. Nel bene e nel male. E, a dire il vero, se l’avessi scelta io l’Italia come patria, mi verrebbe talvolta da dire che l’ho scelta sbagliata. 

 

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Perché gli italiani della penisola possano capire questi miei strani ragionamenti occorrerebbe forse parlare di “mamma”. Il grande amore che gli italiani hanno per la loro mamma non li spinge a vantare in pubblico i meriti straordinari della propria madre né fa dire loro che la propria genitrice è superiore a tutte le altre. Lo stesso vale per la patria. È la nostra patria, ed è speciale per noi proprio perché è nostra. E noi dobbiamo esserne degni.

 

I veri sentimenti d’amor patrio dovrebbero essere fatti di moti altruistici e di senso del dovere e dell’onore. Sentimenti alquanto carenti nel Bel Paese. Ed è forse anche per questo che gli italiani sono stati dominati, dalla caduta dell’impero romano in poi, da una sequela di occupanti stranieri.

 

“Cosa mi ha dato l’Italia?” è una di queste frasi critiche e astiose, degne di un contabile esperto di partita doppia ossia del “dare-avere”. E oggi il “Cosa mi puo’ dare l’Italia?” spiega in gran parte il successo della legge che permette a molte persone, anche se solo burocraticamente italiane, d’inviare contemporaneamente un senatore ad Ottawa e un altro a Roma. Alla patria d’adozione spetterebbe, invece, lealtà. E l’essere servi di due padroni rischia di mettere in scacco questa lealtà.

Nazionalismo è una parola intesa sempre in Italia nella sua connotazione oltranzista. Ecco una definizione che invece coglie nel segno: “Il nazionalismo è un’ideologia che enfatizza la lealtà, la devozione o la fedeltà a una nazione o a uno ‘stato nazione’ e ritiene che tali obblighi superino altri interessi individuali o di gruppo”. E ancora: “In pratica, il nazionalismo è visto come positivo o negativo a seconda della sua ideologia e dei suoi risultati. Il nazionalismo è stato una caratteristica dei movimenti per la libertà e la giustizia, è stato associato a risvegli culturali e incoraggia l’orgoglio per i risultati nazionali”.

 

Orgoglio quindi per i risultati del proprio Paese, e non orgoglio personale per diritto di nascita.

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