Più vivo in Italia e meno ci capisco. Va bene che è il mio paese a metà, o anche meno, ma mentre gli italiani sono ormai rassegnati io conservo sempre un filo di speranza. Spero sempre di vedere qualche riforma seria o delle leggi che possano rilanciare il Paese. Sono anche convinto che è la politica attuale a incidere sul morale degli italiani che, da qualche decennio, hanno molte gatte da pelare e cercano di sopravvivere come meglio possono. E il 50% degli abitanti del Bel Paese si vendica a ogni elezione non recandosi alle urne.
Da qui a giugno saremo alle prese con le elezioni comunali a Bari (8-9 giugno), quelle regionali in Basilicata (21-22 aprile) e quelle europee (6-9 giugno). C’è da impazzire, perché se accendi il televisore sei bombardato da notizie e tartassato da dibattiti che creano soltanto confusione. Si riaccendono, inevitabilmente, le rivalità tra il Presidente del Consiglio Meloni e il segretario della Lega Salvini, che ormai sogna il Ponte sullo stretto di Messina anche di notte. Notti agitate anche per il segretario del PD Schlein, che vorrebbe fare dei cambiamenti ma non può, ed ora è pure alle prese con lo scandalo della compravendita dei voti a Bari e a Torino. E la destra impazzisce di gioia. Siamo di fronte a due grandi scandali e spero solo che qualcosa cambi nel mondo politico italiano. Ma ci credo poco.
Cercando l’Italia migliore
I giornali italiani, in crisi da diversi anni a causa del boom di internet e dei social, durante la settimana, insieme al giornale, offrono anche degli inserti spesso interessanti. Io preferisco ‘Il Venerdì’ di Repubblica. Il Corriere della Sera, il sabato, con il giornale offre anche una rivista di moda, dove ci sono articoli avvincenti, ma che leggo raramente.
Sabato scorso, in via del tutto eccezionale, compro il Corriere della Sera e, a un certo punto, distrattamente, comincio a sfogliare il suo inserto che si chiama ‘Io’.
Spesso comincio a leggere le riviste dall’ultima pagina. Ad un certo punto mi colpisce il titolo di una rubrica: “Cercando l’Italia migliore”. Comincio a leggere e penso che l’autore la pensa come me. Se vi ricordate, varie volte ho scritto che ogni volta che esco dal mio paese trovo un’Italia sorprendentemente viva che per i mass media non esiste. Ecco cosa scrive l’autrice di cui scopro il nome solo alla fine: “Purtroppo le cronache italiane anche nei giornali cosiddetti più ‘rispettabili’ inseguono come lucciole i vari social che ci inondano di gossip e trash restituendoci un’immagine del nostro Paese deformata e grottesca. E anche le bravate di molti dei nostri politici che si pavoneggiano sulla rete alla stregua di consumati guitti del cabaret di certo non aiutano a restituire un quadro entusiasmante. Potremmo chiamarla l’Italia peggiore che però vince in visibilità su quella più dimessa e meno glamour che vive sottotraccia e continua non solo a fare il suo dovere ma anche a sperimentare nuove forme di socialità, credendo ancora possibile un mondo migliore’’.
Queste parole sono di Serena Dandini, conduttrice televisiva, scrittrice e autrice tele-visiva, che cura appunto su ‘Io’ una rubrica intitolata “Righe tempestose”. E le ha scritte recensendo un libro di recente pubblicazione intitolato “Ripartire da qui. Da Barbiana a Gorizia, da Ivrea a Cinisi: dov’è finita l’Italia migliore?”. Il libro è curato da Gabriele Dadati e Giovanni Battista Menzani, che si sono messi in viaggio per raggiungere i luoghi dove alcuni pionieri illuminati, nel corso del Novecento, hanno deciso che si poteva cambiare in meglio questo nostro Bel Paese. Dandini dixit.