
Trump ci ha resi orgogliosi di essere Canadesi
Dal Presidente Usa la spinta decisiva per cementare il senso di appartenenza ed abbattere le barriere tra le Province, che frenano il libero scambio di beni, servizi e professionisti nel Paese
Dal Presidente Usa la spinta decisiva per cementare il senso di appartenenza ed abbattere le barriere tra le Province, che frenano il libero scambio di beni, servizi e professionisti nel Paese
Per il benessere economico e la sicurezza militare dipendiamo dagli Stati Uniti
Quella che inizialmente sembrava una boutade, una provocazione o un’iperbole (figura retorica dell’esagerazione e dell’eccesso), artificio stilistico che pure si sposa bene con il linguaggio incendiario ed esplosivo di Donald Trump, sta assumendo sempre di più i contorni di una sciagurata minaccia che il Canada farebbe bene a prendere sul serio.
Una valanga travolgente, un’onda inarrestabile, un ‘cappotto’ clamoroso. Gli americani hanno parlato, forte e chiaro, conferendo un mandato pieno, totale ed inappellabile a
Donald Trump: non soltanto la Casa Bianca, ma anche il Senato e molto probabilmente pure il Congresso (con la Corte Suprema che già pende a destra, dopo le nomine dello stesso Trump durante il primo mandato).
Piove, grandina, anzi, diluvia sul bagnato per Justin Trudeau, sempre più in caduta libera nei sondaggi (il distacco dal Partito Conservatore è del 21%, secondo Abacus Data), per la gioia di Pierre Poilievre, che ormai viaggia a vele spiegate e col vento in poppa.
Poilievre suggerisce e propone, Singh asseconda e dispone (anche se quest’ultimo nega qualsiasi rapporto di causa/effetto). Giovedì 29 agosto, in una lettera aperta, il leader del Partito Conservatore, Pierre Poilievre, aveva chiesto a Jagmeet Singh di staccare la spina al governo di minoranza liberale, tenuto in vita artificialmente dal sostegno esterno garantito dall’NDP.
La libertà di manifestazione del pensiero è un diritto inviolabile e irriducibile, tanto da essere riconosciuto e tutelato da tutte le Costituzioni dei Paesi democratici (tra cui la Carta canadese dei Diritti e delle Libertà). Si tratta di una libertà fondamentale e imprescindibile, che rappresenta l’asse portante degli ordinamenti statali occidentali e del diritto internazionale.
“Ladri di biciclette” (1948, per la regia di Vittorio De Sica) e soprattutto “Ladri di automobili” (1955, per la regia di Abner Biberman) sono due film che hanno previsto e anticipato un fenomeno allarmante che sta dilagando a macchia d’olio in tutto il Canada.
Gli anni ’20 del 2000 saranno ricordati, nella storia, come tra i più complicati di sempre (l’augurio, naturalmente, è quello di essere smentiti al più presto!). Se ce lo avessero preannunciato durante il brindisi del 2020, avremmo stentato a crederci, lasciandoci andare ad una fragorosa risata.
Lo aveva già capito Niccolò Machiavelli nel XVI secolo: in politica si deve partire dallo stato reale delle cose, senza inseguire un’idea di perfezione come nell’utopia, alla quale il realismo politico è antitetico. In altre parole, nella gestione della ‘cosa pubblica’, bisogna essere realistici, pragmatici, concreti.