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L’Opinione di Claudio Antonellli: l’Ucraina e i suoi tanti insegnamenti
Ai confini dell’Ue è riapparsa la guerra, sulla cui inutilità tanti di noi sono saliti un’infinità di volte in cattedra pronunciando i soliti inutili discorsi.
Ai confini dell’Ue è riapparsa la guerra, sulla cui inutilità tanti di noi sono saliti un’infinità di volte in cattedra pronunciando i soliti inutili discorsi.
Cercherò di evitare, in queste righe, quell’emotività e quel moralismo che permeano invece il concitato “parlare per parlare” su Ucraina, Russia o su altri temi, nella nostra Italia, dove il tema di politica estera nei “talk show” portava, fino a ieri, su Giulio Regeni e sul “nostro” Patrick Zaki, suscitatori dalle Alpi alla Sicilia di angosce, rabbie e speranze
Gli insegnamenti dell’aggressione armata di cui è vittima l’Ucraina sono molteplici. Vi sono lezioni anche linguistiche – parole, slogan, frasi fatte – da poter trarre da queste drammatiche vicende. Innanzitutto, l’attuale sconvolgimento delle regole del gioco e delle verità consacrate è un invito ai politici, intellettuali, ideologi europei ad abbandonare le “astrattezze ideologiche” (Galli della Loggia), le utopie, il buonismo, e a divenire un po’ più realisti.
Credenziali: Io non sono napoletano, ma ho vissuto da giovane a Napoli e poi l’ho lasciata emigrando. Forse vi è la necessità del distacco per capire Napoli. Ha scritto Raffaele La Capria: “Si stabiliscono sempre rapporti ambigui con la propria città. E se questa città è Napoli è quasi impossibile dare risposte non ambigue alle più precise domande.” A ciò io aggiungo: ma quando il distacco da Napoli è definitivo, c’è il rischio dell’idealizzazione perché emerge il paradiso perduto.
In un paese per tanti versi ultramoderno, quale è l’Italia, la popolazione per certe cose è rimasta fedele ai comportamenti, alle mentalità, ai sentimenti del villaggio; di quando “Berta filava…”.