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Lo Zibaldone

Fegato da rodere cercasi

Mi spaesano da sempre due affermazioni di Aristotele: una contenuta nella Metafisica, giusta la quale gli uomini, per loro natura, tendono alla conoscenza (“fatti non foste a viver come bruti’’, gli riecheggerà più di un millennio dopo l’Ulisse dantesco); e l’altra, nell’Etica Nicomachea, secondo cui gli uomini aspirano come fine supremo alla felicità.

Il senso di una pietra rotolante

Cos’è il sentimento dell’assurdo se non un’opaca minaccia che ci sorprende mentre pensiamo all’armonia del Tutto? L’assurdo evoca – l’etimo non mente – un suono cacofonico che ci stride addosso improvvisamente. Eppure, a ben vedere, anche l’armonia può essere tetra e nascondere in sé un’arma che ferisce (le parole conservano percorsi semantici sorprendenti nel loro atavico ventre).

Tra Socrate ed Antigone

I giuristi parlano spesso di un dissidio insanabile tra la costituzione formale, quella voluta con il sangue e la passione dai nostri Padri Costituenti, e la costituzione materiale, quella del “come funzionano in effetti le cose’’, ossia il risultato dell’agire concreto e fattuale del cittadino nello Stato. Penso immediatamente all’ambiguità dell’uso indifferenziato di legge e di giustizia.

Il lato oscuro della pace

Come Voltaire, faccio fatica ad accettare l’idea del buon Leibniz secondo cui, tutto sommato, viviamo nel migliore dei mondi possibili, con un demiurgo provvido organizzatore di una realtà che (sic!) minimizzerebbe i mali e massimizzerebbe i beni.

La somma impossibilità

Osservando “Gli amanti’’ di Magritte, mi concedo il fascino di ipotizzare che egli avesse in mente il Simposio di Platone, quando, per bocca di Aristofane, il filosofo delle Idee afferma che “gli amanti, che passano la vita insieme, non sanno dire che cosa vogliono l’uno dall’altro’’.

Della malattia necessaria

Qualche settimana fa, andando a sfogliare elettronicamente i risultati di alcuni miei recenti esami clinici, scopro una parola che m’è parsa bellissima: amilasi. Bella, come per me tutte quelle che hanno suffissi che inducono ad addolcire la “s’’…

Il coraggio della disperanza

Si pensa che una delle più fulgide espressioni del coraggio sia quella di riuscire a scorgere, anche nelle situazioni più disperate, un lontano chiarore d’alba in grado di condurci, magari anche miracolosamente, all’uscita di qualche tunnel esistenziale.

Le forme del desiderio

Tantissimi occhi rivolti al cielo, la notte del trentun dicembre scorso. Con meraviglia o con terrore (il thauma aristotelico è entrambe le cose ), davanti alla furia pirotecnica che in alcune parti del mondo ha ancora ben poco di festoso.

Il gioco della guerra e il Natale

Non c’è bambino che non abbia passato momenti della sua infanzia intento a immaginare di sconfiggere eserciti nemici con tanto di rumorose incursioni aeree, studiati lanci di granate e missili, infiniti corpo a corpo, magari fingendo egli stesso di soccombere sotto i colpi dell’avversario.

Chi di noi non ha vissuto il tormento di dover scegliere tra limite ed abisso? Chi di noi non si è rósa l’anima tra l’impulso a rincantucciarsi nel limitare di una “tiepida casa’’, chiudendo gli occhi e continuando semplicemente ad esistere, e quello contrario a sfidare le tenebre dell’incerto e dell’impervio, avventurandosi per l’arduità dell’Essere,