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All’Avana fa scalo
l’ecumenismo cristiano

IL PUNTO di Agostino Giordano

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Il Papa ‘venuto dalla fine del mondo’, spiazza sempre coloro che lo vogliono decifrare, spiegare. Vai per capire una cosa e lui già ne ha detta, o fatta, un’altra. C’è chi fa le pulci allo svolgimento del Concistoro che lo elesse Papa, c’è chi lo critica per le sue scarpe nere e la sua croce di legno; per la sua residenza a Santa Marta e per i modi confidenziali che ha con tutti. È Gesuita, ma fa il francescano; di più, sceglie il nome Francesco. È un Papa controcorrente. È un ‘Papa di ruolo’ che convive con un ‘papa emèrito’, e anche questo è un evento, ma sta a significare che anche un Papa può ritirarsi: bisogna farci l’abitudine. È un Papa venuto ‘dal sud del mondo’, da quel mondo povero e violentato nella sua povertà. È un Papa argentino, ma di origini italiane. Un Papa a cui piace la pulizia della Chiesa, la povertà della Chiesa. Che spesso e volentieri critica il capitalismo, critica la stessa proprietà privata. A volte sembra che – a differenza di un San Giovanni Paolo II, che combattè il Comunismo, anzi lo fece crollare, aiutato da Reagan – Papa Bergoglio cerchi di dare spallate al Capitalismo, aiutato da Castro. Papa Wojtyla giocava ai confini dell’Impero Comunista per abbatterlo, Papa Bergoglio va da Castro per criticare l’America. Ambedue hanno conosciuto, sotto denominazioni diverse, i due cancri del Novecento, nazismo e comunismo: regime contro l’uomo, contro la dignità dell’uomo. Papa Bergoglio sembra fare l’occhiolino alla ‘teologia della liberazione’, così aspramente avversata dai suoi predecessori. La povertà è una delle piaghe che Papa Francesco vorrebbe sradicare, ma non è facile. Anche perché questo non solo è reso più difficile dal particolare momento di recessione internazionale, ma perché acuito dalla Migrazione di massa che dal Medioriente e dall’Africa, ‘sud del mondo’, sta invadendo l’intera Europa. Migrazione innescata in primo luogo dalla ‘primavera araba’ che ha sconvolto la geografia politica del Nordafrica, sdoganandovi tutte le forme estremiste musulmane; quindi acuita dalla ‘crisi siriana’ e da altre pesanti frizioni d’area. In sottofondo, la continua barbara persecuzione contro i cristiani da parte delle sigle estremiste dell’Islam. Ecco, questa persecuzione feroce ricompatta i Cristiani: se motivi politici dividono Europa-Usa-Russia, l’offensiva dell’Isis li ricompatta religiosamente. L’Unione dei Cristiani è un’altra scommessa di Papa Bergoglio, su cui punta molto. Elogia apertamente Putin per la determinazione, se non per i modi spicci, con cui da solo fa la guerra all’Isis. E poi lavora, tra il diplomatico e il politico, a contattare le Chiese Orientali: va a Costantinopoli e incontra il  Bartolomeo, ed è amore fraterno a prima vista. Va a Cuba una prima volta e la sdogana politicamente; vi ritorna una settimana fa e vi incontra il Patriarca di tutte le Russie, lì in visita ufficiale; quel Kirill che, appena eletto dopo Alessio II, si fece notare per il suo Ecumenismo e voglia di Unità. Un incontro storico, dopo mille anni. Naturalmente, in questo tour de force, Papa Bergoglio non poteva dimenticare gli Stati Uniti, cattolica ma soprattutto protestante. Dunque il Pontefice ha tessuto una tela a trame strette politico-religiose, che, ad un primo esame, potevano sembrare strane o rischiose. Sull’incontro Papa Cattolico-Patriarca Ortodosso Russo avrà lavorato ai fianchi anche lo stesso Putin, sicuro com’è che, l’accordo militare-politico questa volta va cementato con la fede cristiana. L’Unità dei Cristiani può essere la leva giusta per combattere, convinti, il terrorismo islamico. Forse il modo migliore per estirpare questo cancro del XXI secolo e per far sparire divisioni politiche e ritirare embarghi economici fratricidi all’interno dell’Europa. Non per niente, al termine dell’incontro, all’aeroporto dell’Avana, Papa Francesco e il Patriarca Kirill hanno diffuso un comunicato congiunto, in cui hanno espresso la speranza di riunire le due Chiese e hanno chiesto ai leader del mondo di proteggere i Cristiani dalle persecuzioni. Come inizio non è poco. È un esempio concreto di Unità. Di problemi da discutere, tra il Vaticano e Mosca, ce ne sono tanti, ma non insuperabili. Le reciproche scomuniche, di mille anni fa, oggi possono elidersi in un ‘Amin’.

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