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Studio e professionalità per il Turismo delle Radici che verrà

ROMA, (Aise.it) – Il Turismo delle Radici non è, o, quantomeno, non è solo folklore. Non è un turismo di nicchia. È un’opportunità, una risorsa. E questa risorsa “può voler dire tanto per il nostro Paese”, dentro e fuori lo Stivale. È un “ponte”. È un “legame” che unisce l’Italia con tutti gli italiani nel mondo. E serve sempre di più una vera e propria “professionalizzazione”, partendo dallo studio del fenomeno, passando per il coinvolgimento di tutti gli attori in campo (dunque anche degli italiani all’estero) e arrivando agli operatori del settore e al sostegno politico. Il tutto anche “aumentando i finanziamenti” destinati al progetto. È quanto affermato dai deputati del Pd eletti nelle 4 circoscrizioni estere, Fabio Porta, Toni Ricciardi, Nicola Carè e Christian Di Sanzo, durante il dibattito sul Turismo delle Radici che ha avuto luogo oggi in Sala Matteotti, alla Camera dei Deputati, Roma, in occasione della presentazione della ricerca “Scoprirsi italiani – I viaggi delle radici in Italia”, realizzata da 4 profondi conoscitori della materia, 4 ricercatori di diverse enti e università, Marina Gabrieli, Riccardo Giumelli, Delfina Licata e Giuseppe Sommario. Tre dei quali presenti oggi per la presentazione assieme ai deputati dem e al responsabile del Progetto “Turismo delle radici” del MAECI, Giovanni Maria De Vita, al direttore di Rai Italia, Fabrizio Ferragni, e al coordinatore delle Consulte regionali presso il CGIE, Luigi Scaglione. A moderare i lavori Gianni Lattanzio, direttore editoriale della rivista online MeridianoItalia.tv. La presentazione è stata suddivisa in 3 fasi: la prima ha visto protagoniste le parole dei 4 esponenti politici; la seconda ha visto gli interventi di De Vita, Ferragni e Scaglione; la terza la presentazione del lavoro svolto dai ricercatori. (…)

Il Consigliere Giovanni Maria De Vita ha portato anche i saluti di Luigi Maria Vignali, DG della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero della Farnesina. De Vita, ha tenuto a iniziare il suo intervento tracciando la genesi del progetto. Un progetto che “non è mai stato calato dall’alto: è sorto dagli stimoli del Tavolo Tecnico sul Turismo delle Radici; è nato dopo aver raccolto le volontà dei territori italiani e dalle aspettative degli italiani all’estero proprio nel tavolo tecnico, che all’inizio contava 44 membri e che ora ne conta oltre 280”. Il progetto è nato dunque da “territori e italiani all’estero” che “volevano affermare le loro identità, risalire alle proprie origini, continuare ad avere un legame con l’Italia, che è un sentimento che caratterizza tante persone”. Proprio dagli stimoli del tavolo tecnico “è stato possibile chiedere fondi europei” (…).

“Obiettivo in pectore” esposto dal Responsabile del Progetto è quello di “avere l’occasione di essere un ponte, perché gli italiani all’estero, a mio modo di vedere, possono essere più dei partner strategici che degli Ambasciatori. E queste opportunità si possono avere solo attraverso la conoscenza. Ma è importante che la conoscenza sia condivisa”. “Questo è un progetto pilota – ha ricordato ancora De Vita -, anche per la metodologia di come lo si sta portando avanti, perché il tutto è un percorso pensato e costituito per essere fatto insieme, congiuntamente. È la prima volta che si crea una rete di operatori transregionale, che si sta professionalizzando e che stiamo sperimentando. Siamo convinti che sarà di successo. Le difficoltà non ci spaventano. Contiamo sull’appoggio del Parlamento anche per dare un seguito operativo”. Il progetto Turismo delle Radici è inclusivo, e alcune Regioni hanno risposto bene, altre con più freddezza. Ma per noi – ha assicurato in conclusione De Vita – l’interlocuzione è fondamentale”, anche in virtù del fatto che “vorremmo mettere insieme, oltre ai fondi del Pnrr, anche i fondi destinati alla promozione turistica delle Regioni. Faremo ulteriori incontri in tal senso”.

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