Rifiuto categoricamente l’idea che il verbo “amare’’ possa coniugarsi semanti-camente al passato. Tutte le grammatiche dovrebbero posizionarlo tra i verbi de facto difettivi.
Non si ama, e di conseguenza, non si può voler bene, che in una direzionalità futura. E, a dire il vero, anche la percezione sensoriale del presente di “amare’’ si dissolve nella meravigliosa stellarità di un futuro ineliminabile. Amo, ergo sum. Et erō.
Mi sovviene una delle più belle canzoni napoletane: “Reginella’’. L’autore del testo, il grande Libero Bovio, faceva dire all’innamorato della “sciantosa’’ ormai lonta-na dalle sue braccia: “T’aggio vuluto bene a te…tu mm’hê vuluto bene a me…mo nun ce amammo cchiù, ma ê vote tu, distrattamente pienze a me’’. Chissà che il grande poeta napoletano non avvertisse, anch’egli, l’impossibilità di sottrarsi alla dolce con-danna di non poter smettere di amare. Questo, va da sé, se davvero si è amato. In fondo, più di mezzo millennio prima, un famoso Fiorentino, in un’opera… piuttosto fa-mosa, faceva dire alla Francesca più tragica nell’esprimere questo sentimento che “Amor ch’a nullo amato amar perdona’’.
SULLA FEDE
Oggi, forse per la prima volta, albeggia e s’insinua in me un’idea: quella della fede. L’umanità non può non avere fede. Sia che la leghi a una religione rivelata, sia che la saldi alla certezza che un’equazione futura possa disvelare i misteri ultimi dell’Essere. È sempre questione di fede.
Non credo all’alfa privativo. Cosicché non credo all’ateismo. E in fondo anche l’agnosticismo mi suscita perplessità: non possiamo ‘’non sapere’’ che ci sono misteri. Di qui, la fede. Avere fede è sentirsi legati a un’alba che si “presentisce’’ (l’uso dell’incoativo in “pre-sentire’’ mi restituisce al divenire delle cose), che ci presagisce, che ci precede.
La Poesia, dopotutto, non è il respiro del Silenzio che annuncia il sospetto che un Mistero esista? Non è, essa, il segno dell’essere connessi, legati, anche nella tra-gica circolarità di una visione pagana della vita, a un meccanismo insondabile? Che ci fonda?
Oggi, per la prima volta, sento di aver sempre avuto fede. Che sia il Sole, che invitto rinasce, che sia il Messia a recarci una parola troppo nuova ancora per essere compresa. Non è possibile non avere fede. A voi, care lettrici e cari lettori de ‘’Il Cittadino Canadese’’, il mio abbraccio affet-tuoso e l’augurio che possiate continuare a splendere, ferendo le tenebre con la Bel-lezza del vostro amore per l’umanità!
Buon 2023! A voi e alle vostre famiglie!