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Pa, Crosetto: “Stufo della storia del machete, per burocrazia serve rivoluzione vera”

(Adnkronos) – “Mi ha stufato questa storia del machete venduta come fosse un atteggiamento nei confronti di persone. Ho usato quel termine come mezzo per rompere le catene, i lacci, le inefficienze, che bloccano le possibilità di sviluppo e di crescita”. Ad affermarlo è il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un’intervista all’Avvenire, a proposito dell’immagine del machete da lui usata bei giorni scorsi. 

“Non vorrei mai una burocrazia di centrodestra. E così non vorrei una burocrazia di centrosinistra o pentastellata. Vorrei invece una burocrazia terza, a servizio dello Stato, capace di combattere per il futuro di questa Nazione. Solo i regimi trasformano le burocrazie in strumenti di lotta politica” dice Crosetto. “Non mi è mai interessato come o cosa vota una persona. Per me, per noi, conta solo come lavora. Con quale serietà, con quale dedizione, con quale libertà e, ovviamente, con quale professionalità”, afferma il ministro sottolineando che “abbiamo avuto la migliore classe dirigente pubblica europea, negli anni dei dopoguerra, per questo l’Italia si è ripresa”. Ma, “negli ultimi decenni la burocrazia italiana, a tutti i livelli, si è come demoralizzata, demotivata, spesso arresa. E questo è successo anche perché è stata abbandonata”. 

Per farla ripartire, secondo Crosetto, serve “una rivoluzione vera, profonda, che non è più rinviabile e che parta da un’analisi seria sulle sacche di inefficienza, inadeguatezza di processi, impreparazione, mancanza di strutture e strumenti, immoralità, incapacità che bloccano parti importanti della ‘macchina Stato’, condannando l’Italia a una drammatica sconfitta nella competizione internazionale”. E sull’immagine del machete da lui usata scandisce: “Mi ha stufato questa storia del machete venduta come fosse un atteggiamento nei confronti di persone. Ho usato quel termine come mezzo per rompere le catene, i lacci, le inefficienze, che bloccano le possibilità di sviluppo e di crescita”. 

Bisogna partire, spiega Crosetto, “dalla volontà di esaminare uno per uno tutti i nodi. Partiamo dalla Bassanini e cioè la legge con cui la politica aveva cercato di mettere uno scudo a propria tutela, delegando ai funzionari le decisioni. Aveva un senso. Peccato che quando gli apparati dei partiti si sono resi conto che così avevano perso potere, hanno cercato di occupare i posti di chi poi doveva firmare, di chi avrebbe avuto in mano le redini delle decisioni finali e hanno iniziato a immettere i loro rappresentanti nel sistema burocratico. E a occupare, con i loro militanti, una sfera, quella del pubblico impiego, che sarebbe dovuta rimanere terza, a garanzia di tutti”. 

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