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Contrada in aula: “Io incensurato!”, Corte si riserva su risarcimento

(Adnkronos) – (di Elvira Terranova) – Ascolta in silenzio la lettura della memoria del sostituto procuratore generale che ripercorre gli ultimi 30 anni della sua vicenda giudiziaria, tra l’arresto e il processo con le sentenze di condanna e le accuse dei pentiti. Poi, alla fine, Bruno Contrada, sbotta. E con passo malfermo, si alza, si appoggia con una mano sul bastone e con l’altra mano sventola con forza un foglio. Il suo casellario giudiziale. Si rivolge direttamente al pg Marzella ed esclama: “Ecco a lei il mio certificato penale: è nullo. Io sono stato assolto. Sono incensurato, come risulta dal certificato. Ha capito? Ha capito o no? Lei mi accusa di cose non vere”. La tensione è altissima all’udienza della Corte d’Appello di Palermo che deve decidere se accogliere la domanda di riparazione per ingiusta detenzione presentata dall’ex dirigente del Sisde condannato per mafia, ma per il quale la Corte europea di giustizia dei diritti umani ha condannato l’Ialia per l’arresto e la sentenza. Bruno Contrada, in giacca e cravatta, con gli occhiali aranciati per coprire gli occhi affetti da maculopatia, si presenta con il suo legale, l’avvocato Stefano Giordano e il figlio, Guido, che fa l’avvocato. L’accusa è rappresentata dai sostituti procuratori generali Carlo Marzella e Umberto De Giglio.  

A prendere per primo la parola è il pg Carlo Marzella, che avrebbe voluto depositare una memoria, ma la difesa si è opposta perché i termini per presentarla sono scaduti. A quel punto il magistrato ha iniziato a ripercorrere i momenti salienti della sua vicenda giudiziaria leggendo stralci della sentenza. E ricordando anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno accusato Bruno Contrada. Lui, l’ex capo della Squadra mobile di Palermo, poi accusato di andare a braccetto con i boss di Cosa nostra, prima si lamenta a bassa voce. Poi, quando il pg finisce l’intervento, si alza. E dice: “Ascoltando le parole del pg io dovrei stare seduto sulla panca destinata agli imputati”. E aggiunge: “Io sono incensurato!”. Marzella ascolta in silenzio. E non profferisce parola. A quel punto interviene la Presidente della Corte d’appello, Adriana Piras – giudici a latere Mario Conte a Luisa Cattina – che gli ha detto: “Lei non si può mettere a tu per tu con il Procuratore, lei può fare tutte le sue dichiarazioni. Ma non le è consentito, nella maniera più assoluta, di mettersi in interlocuzione diretta con il Procuratore generale”.  

E Contrada, di rimando: “Non posso accettare che si dicano cose non vere”. E ha aggiunto: “La mia posizione penale è nulla e non posso sentire una nuova requisitoria a mio carico, perché nella mia esistenza di uomo e di servitore dello Stato sono sempre stato fedele non ho mai commesso alcuna infrazione alla legge, neppure una contravvenzione stradale. Sentire queste accuse mi fa ribollire il sangue”. Gli animi si sono poi calmati, e Contrada, raggiunto dal figlio Guido e dal suo legale, si è riseduto e l’udienza è ripresa con l’intervento dell’avvocato Giordano. 

Contrada riprenderà la parola a fine udienza, quando chiede di potere rendere dichiarazioni spontanee. Richiesta accolta: “Intendo solo essere reintegrato nei miei diritti – dice – Che io debba sentire un pg che ripete tutte le accuse che sono state cancellate non solo dalla Corte europea, per cui ero stato sottoposto a una pena disumana, è degradante e mi fa ribollire il sangue”. “Contro di me è stato fatto un processo iniquo – prosegue Contrada -Ho ricevuto le infami accuse di criminali mafiosi da me contrastati per anni. Io ho lottato per più di 30 anni contro criminali che mi hanno poi accusato”. “Criminali come Gaspare Mutolo e come Tommaso Buscetta. Delinquenti come Giuseppe Marchese, malfattori e trafficanti di droga – dice poi Contrada – come Marino Mannoia, mio presunto accusatore: ma è stato in realtà il mio difensore”. 

Ma la Procura generale insiste: “Riteniamo che sia del tutto infondata la domanda di ingiusta riparazione presentata da Bruno Contrada”, dice Marzella nel suo intervento. “La Procura generale insiste nel rigetto dell’istanza di risarcimento presentata”. Per l’accusa sono “Infondate le prospettazioni difensive”, dice Marzella. Che aggiunge: “Non vi è alcuna correlazione tra la sentenza della Corte europea per i diritti umani e l’accoglimento del ricorso presentato da Contrada”. Nel 2014 la Cedu aveva condannato l’Italia per l’arresto e la condanna dell’ex funzionario del Sisde a dieci anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. “La decisione della Cedu non influisce sulle fonti di prova che hanno portato i giudici ad emettere la sentenza di condanna – dice Marzella-L’indennizzo tocca solo a chi è stato vittima di una ingiusta detenzione”. “Il giudice deve apprezzare in modo autonomo tutti gli elementi probatori disponibili- spiega ancora Marzella- Riteniamo che la domanda riparazione e del tutto infondata”. 

“Era ovvia la posizione della Procura generale che, d’altra parte, da quando c’era Roberto Scarpinato, ha sempre perseguitato il dottor Contrada. Adesso sarebbe stato incoerente non prendere una posizione diversa. Hanno tentato di buttare fumo negli occhi elencando una serie di condotte che non sono mai state accertate definitivamente se non da una sentenza che è stata annullata dalla Corte europea per i diritti dell’uomo”, ha detto all’Adnkronos l’avvocato Stefano Giordano, legale di Bruno Contrada, lasciando l’aula alla fine dell’udienza con Contrada, ancora visibilmente scosso. “Noi abbiamo ribadito le nostre ragioni seguendo il principio di diritto sancito dalla Corte di Cassazione – prosegue Giordano- che sostanzialmente fa capire, a nostro parere, che non era ammissibile l’intervento dello Stato. Quindi l’ordinanza di custodia cautelare e la condanna sono illegittime. Non dovevano essere emesse perché venendo meno il favoreggiamento e il concorso esterno non consentiva misure cautelari e, in ogni caso, il reato era già prescritto”.  

Parlando poi dei momenti di tensione in aula dopo che Bruno Contrada ha mostrata in aula al pg Carlo Marzella il certificato penale, affermando a gran voce che “è nullo!”, l’avvocato Giordano spiega: “Carta canta, capisco lo sfogo del dottor Contrada. Un funzionario dello Stato ingiustamente condannato, perché così ha detto la Corte europea, secondo cui Contrada non andava né processato né condannato. Già il processo è stato un errore. Ne deriva che il dottor Contrada ha diritto a un indennizzo. Un bambino lo capisce invece c’è chi invece disconosce un principio basilare dello stato di diritto. Chi è stato ingiustamente condannato va risarcito”. “Aspetto con serenità la decisione dei giudici – dice – Ho visto un collegio sereno che ha ascoltato tutte le parti”. 

Ma per conoscere la decisione della Corte d’appello si dovrà aspettare un mese circa. Si saprà, infatti, soltanto dopo Natale se Bruno Contrada ha diritto a un risarcimento per l’arresto subito e la condanna avuta per concorso esterno in associazione mafiosa. La Corte d’appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, giudici a latere Mario Conte e Luisa Anna Cattina, si è riservata sulla decisione. La sentenza venne condannata dalla Corte europea per i diritti dell’uomo. Lo scorso 25 giugno la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’avvocato Stefano Giordano, aveva annullato con rinvio l’ordinanza con la quale la Corte d’Appello di Palermo aveva rigettato la domanda di riparazione per ingiusta detenzione formulata nell’interesse di Bruno Contrada “per la pena sofferta con effetto della sentenza dichiarata ineseguibili e improduttiva di effetti penali dalla Cassazione del 2017”. Nel gennaio 2021 la Cassazione aveva annullato con rinvio l’ordinanza di risarcimento della Corte d’Appello di Palermo che aveva riconosciuto all’ex 007 la riparazione per ingiusta detenzione, quantificandola in 667.000 euro. Dopo il no dei giudici di Appello, dunque, oggi la questione è stata affrontata nuovamente dai giudici d’Appello, che adesso, entro un mese circa, dovranno rivalutare il ricorso presentato dall’avvocato Giordano. Dopo la prima bocciatura, il legale aveva contestato violazione “per ben due volte il giudicato della Corte Europea, su cui il giudice interno non ha alcun margine di discrezione”. Adesso, forse, l’ultima decisione. 

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