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Il legno utilizzato per creare il presepe proviene da abbattimenti programmati da vivaisti che curano giardini pubblici o privati. Anche per l’albero, nessun abete è stato abbattuto dalle aree protette. Tutto è stato fatto senza incidere negativamente sull’ecosistema
L’albero dall’Abruzzo, il presepe dal Friuli Venezia Giulia

ROMA – Brillano fieri in piazza San Pietro l’albero di Natale e il presepe, che abbelliranno il centro della Cristianità fino all’8 gennaio 2023. Ad inaugurare la tradizione fu Papa Giovanni Paolo II, che nel 1982 fece collocare per la prima volta un abete al centro della piazza. L’albero fu donato da un contadino polacco. Da allora anche un presepe viene allestito ogni anno ai piedi dell’obelisco. Quest’anno ad inaugurare il Presepe ed illuminare l’albero di Natale sono stati il Cardinale Fernando Vérgez Alzaga, e suor Raffaella Petrini, rispettivamente Presidente e Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. La cerimonia si è tenuta il 3 dicembre presso l’Aula Paolo VI. Presenti le Delegazioni ufficiali dei luoghi di origine del Presepe e dell’albero, provenienti rispettivamente da Sutrio, in Friuli-Venezia Giulia e da Rosello, in Abruzzo.

 

Il presepe in legno di Sutrio. Undici scultori del legno, artisti che arrivano da tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia, si sono dedicati negli ultimi due anni all’intaglio del presepe oggi inaugurato. Disposto su una superficie di 116 mq, conta 18 statue illuminate da 50 punti luce, la cupola della semisfera che fa da grotta, sovrastata dall’angelo, tocca un’altezza di 7 metri. E’ un presepe focalizzato sui valori della sostenibilità, nessun albero è stato abbattuto per le statue in legno di cedro e la struttura realizzata con 24 metri cubi di legno di larice. Nella grotta trova posto la Sacra Famiglia, intorno alla quale sono collocati personaggi a grandezza naturale che, oltre alle figure della natività, rappresentano personaggi comuni. Tra loro, il falegname, intento al lavoro su un banco, in onore di tutti gli artigiani del paese di Sutrio, una tessitrice, tipico mestiere femminile della Carnia; il “Cramar”, rappresentante di un’antica professione di commerciante ambulante e una pastora con al fianco due pecore e una “gerla, la classica cesta usata dalle donne in montagna. Ci sono anche due figure simboliche: un uomo aiuta l’altro a risollevarsi per rimettersi in cammino versa la grotta: vuole ricordare la solidarietà che viene soprattutto praticata in ambienti come la montagna. Non potevano mancare, infine, i Re Magi. 

 

L’albero di Natale dell’Abruzzo. Rosello, in provincia di Chieti, da cui proviene l’abete bianco di circa 30 metri di altezza, è un piccolo borgo montano con soli 182 abitanti al confine con il Molise. Le sue origini sono medioevali e sembra debba la sua nascita ai monaci benedettini dell’abbazia di San Giovanni in Verde. Ospita il nucleo di abeti bianchi meglio conservati sul territorio italiano tra i quali l’albero spontaneo più alto: un abete bianco di quasi 54 metri di altezza. Gli addobbi sono stati realizzati dai ragazzi della struttura residenziale riabilitativa psichiatrica “La Quadrifoglio”, un luogo di cura dove gli ospiti, ben integrati nel tessuto sociale di Rosello, possono impegnarsi in un percorso riabilitativo individualizzato volto al raggiungimento della massima autonomia nella vita quotidiana.

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