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Mandorle alleate del microbiota e del benessere intestinale

(Adnkronos) –
Il consumo di mandorle aumenta significativamente la presenza nel colon di butirrato, un utile acido grasso a catena corta (Scfa) che viene prodotto dai microbi nell’intestino quando digeriscono le fibre, è la principale fonte di carburante per i colonociti (le cellule che rivestono il colon) e può avere un ruolo in molteplici processi legati alla salute umana, tra cui il miglioramento della qualità del sonno e delle infiammazioni. E’ stato inoltre associato a un minor rischio di cancro al colon. Il consumo di mandorle aumenta anche significativamente la produzione di feci che, se regolare, è indice di un sistema gastrointestinale ben funzionante. Sono i risultati dello studio condotto da un team di ricercatori guidati da Kevin Whelan del King’s College di Londra, che ha valutato l’impatto che mandorle intere e macinate hanno sulla composizione del microbiota intestinale, sulla sua diversità e sul tempo di transito intestinale. Lo studio, pubblicato sull”American Journal of Clinical Nutrition’, è stato finanziato da Almond Board of California. (Audio) 

“Le modalità di impatto sulla salute umana del microbiota intestinale sono in parte legate alla produzione di acidi grassi a catena corta, come il butirrato. Queste molecole agiscono come fonte di combustibile per le cellule del colon, regolano l’assorbimento di altri nutrienti nell’intestino e contribuiscono a equilibrare il sistema immunitario”, spiega Whelan, professor of Dietetics, King’s College London. Nello studio “il consumo di mandorle intere e macinate ha determinato aumenti significativi del butirrato e delle evacuazioni, entrambi associati a miglioramento del benessere intestinale – sottolinea Giuseppina Mandalari, professore associato, Università di Messina – La salute intestinale è di fondamentale importanza per il benessere dell’individuo. Le funzioni protettive, strutturali e metaboliche del microbiota intestinale conferiscono protezione nei confronti non soltanto di patologie del tratto gastrointestinale, ma anche di patologie delle vie respiratorie, dell’apparato vascolare e riproduttivo, del cavo orale, dell’epidermide, del sistema immunitario e del sistema nervoso centrale”.  

I ricercatori hanno reclutato 87 partecipanti adulti sani di entrambi i sessi (anche se le donne erano la maggioranza), di età media 27,5 anni, che hanno dichiarato di consumare regolarmente due o più spuntini al giorno. I partecipanti hanno seguito una tipica dieta con un contenuto di fibre inferiore rispetto a quanto comunemente consigliato. Ogni gruppo era composto da 29 partecipanti. Il primo ha consumato 56 grammi al giorno di mandorle intere, il secondo la stessa quantità, ma come farina di mandorle e il gruppo di controllo ha assunto muffin parimenti energetici come snack (circa 2 al giorno). Lo studio è durato 4 settimane. Ad ogni snack consumato, 2 al giorno, è stato chiesto ai partecipanti di bere almeno 100 millilitri di acqua.  

In particolare, è stata analizzata la composizione del microbiota fecale e non sono state rilevate differenze significative per phylum o genere tra i gruppi di batteri al basale. Inoltre, è stato osservato che le mandorle intere o macinate non hanno aumentato l’abbondanza di bifidobatteri fecali rispetto al gruppo di controllo. Tuttavia, un precedente studio di ricerca aveva riferito che le mandorle aumentavano la diversità dei microbiomi, mentre diminuivano i livelli relativi di batteri potenzialmente dannosi. Per quanto riguarda i metaboliti del microbiota intestinale, i ricercatori non hanno rilevato differenze significative tra i gruppi a livello di Scfa totali o singoli. All’analisi statistica, il butirrato è risultato significativamente superiore in tutti i consumatori di mandorle rispetto al gruppo che consumava un muffin come snack. Non è stata osservata alcuna differenza significativa nel tempo di transito intestinale o di pH. In coloro che hanno consumato mandorle intere è stata rilevata una differenza significativa nella frequenza di defecazione, con evacuazioni superiori nell’ordine di 1,5 volte a settimana. Non sono state rilevate differenze in nessuno dei gruppi in termini di incidenza o gravità di sintomi gastrointestinali comuni. 

In sintesi, nei partecipanti allo studio che hanno consumato mandorle, Whelan e colleghi hanno osservato aumenti significativi del butirrato e della frequenza di defecazione. Le mandorle sono state ben tollerate e non hanno generato sintomi gastrointestinali. Questo dato sembra confermare che il consumo di mandorle può essere una via priva di effetti avversi per incrementare la quantità di fibre assunte ed è indice di alterazioni positive alla funzionalità del microbiota. 

“Anche se i meccanismi coinvolti negli effetti del microbiota intestinale sulla salute dell’uomo non sono ancora completamente chiari – aggiunge Mandalari – questo studio consente di evidenziare il ruolo delle mandorle nel favorire lo sviluppo e il metabolismo di determinati batteri intestinali e apre la strada a nuove prospettive di ricerca sulla salute intestinale”. Questi risultati “suggeriscono che il consumo di mandorle possa favorire il metabolismo batterico tanto da influenzare potenzialmente le condizioni di salute”, conclude Whelan. 

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