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Reddito di cittadinanza e abusi

Dai giornali: “Ufficialmente erano poveri. E assistiti dallo Stato con il Reddito di cittadinanza. Ma avevano auto di lusso, barche e appartamenti.” “Reddito di cittadinanza per la rom senza patente con 74 auto intestate.”  

Si allunga la lista di persone che usufruiscono in Italia del reddito cittadinanza pur non avendone diritto. Molti di costoro sono sconosciuti all’Agenzia delle entrate. Si è scoperto che centinaia di stranieri non residenti beneficiavano del reddito di cittadinanza. E dire che in Italia il codice fiscale è richiesto per gli atti più banali. La spiegazione dataci dai giornali è che questi truffatori avevano fornito false dichiarazioni all’Inps. Chi vive lontano dall’Italia può rimanere sorpreso nell’apprendere che è l’Inps, un ente che uno associa immediatamente con i pensionati, a “gestire” il reddito di cittadinanza. Almeno qui in Canada il Fisco è una sorta di anagrafe, tanto che la dichiarazione dei redditi – che si abbiano o no redditi imponibili – tiene luogo di una serie di attestati finanziari, famigliari, residenziali specifici, esistenti in Italia ma inesistenti qui, in Canada dove io vivo. Nessuno otterrebbe un mutuo bancario senza una prova dei propri redditi ufficialmente dichiarati. Nessuno che ormai viva in un altro paese può dichiarare alle autorità canadesi di aver risieduto nel loro paese durante un determinato periodo se non fornisce la prova della dichiarazione dei redditi per tal periodo. Quindi in un paese come il Canada, l’ente preposto alle verifiche e all’erogazione del reddito di cittadinanza terrebbe conto rigorosamente della dichiarazione dei redditi dell’individuo in questione.  

Forse questo spiega le elargizioni, in Italia, a favore di falsi poveri, di nuclei famigliari inesistenti, o anche di persone che vivono nel lusso sfrenato come in alcuni casi è avvenuto. Ed è qui il secondo mistero: mai che si accenni negli articoli di commento al fatto che adesso il falso povero, vero evasore, dovrà pagarla cara all’Agenzia delle entrate, dato che l’evasione fiscale colpisce retroattivamente e che quindi il “reo” se la vedrà veramente brutta, e non solo per il periodo, talvolta breve, in cui ha percepito il reddito. Mai che si dica: adesso l’evasore dovrà dare una spiegazione circa le sue mancate o false dichiarazioni dei redditi. Il che comporterà sanzioni pecuniarie ben superiori all’ammontare del reddito di cittadinanza da lui indebitamente ottenuto. Ci si limita invece a dire: adesso dovrà restituire il maltolto (forse con qualche penalità).   

È una strana logica, questa, per me. Ma certamente, poiché vivo lontano dall’Italia, mi sfugge qualcosa. 

Il progetto di tassare la casa dove si vive è visto da molti in Italia come il voler imporre una “tassa patrimoniale”, quindi progetto fortemente criticabile perché per gli italiani sarebbe come il voler attuare un prelievo forzoso dai conti in banca, ossia dai risparmi. Casa, conti in banca e gioielli costituiscono il patrimonio; o se vogliamo: sono i sudati risparmi degli italiani. 

 La casa è quindi vista da molti italiani come un bene che dovrebbe essere tenuto al di fuori delle logiche fiscali. Se si seguisse l’impietosa logica di tipo canadese o statunitense, in Italia dovrebbero invece introdurre l’imposta fondiaria per tutte le case, senza distinzioni di trattamento tra la prima, la seconda, la terza o la quarta casa.   E senza inutili distinguo quanto alle tariffe per le utenze connesse alla casa. 

A malincuore suggerisco quest’imposta fondiaria basata sul valore reale delle case, perché ci ho messo molti anni prima di accettare la crudele logica nordamericana che permette di tassare le case senza distinzioni di sorta, e sulla semplice base del loro valore sul mercato (continuamente aggiornato).  Ma ciò semplificherebbe molte cose, permettendo inoltre di tenere sott’occhio i contribuenti.  

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