“Les Piémontais du Québec –1665-2008” di Bruno Villata (Montréal: Losna & Tron, 2008) è uno studio in tre lingue – francese, italiano, piemontese – consacrato alla storia dei Piemontesi del Québec; e ciò dagli inizi, ossia dall’arrivo del Reggimento Carignano, fino ai giorni nostri.
Il Reggimento Carignano ha scritto una pagina di storia molto cara ai Franco-Canadesi. L’invio nella Nouvelle France, nel 1665, da parte di Luigi XIV, del “Régiment de Carignan” contro le incursioni degli Irochesi è un avvenimento importante sul piano storico. Ed è edificante sul piano morale poiché, con l’invio di questi combattenti, la Francia svolgeva un ruolo prezioso di protettrice dei propri figli, si comportava insomma da vera madrepatria. In seguito invece, li abbandonerà alla mercè degli Inglesi…
Ad operazioni militari ultimate, molti soldati del Reggimento decideranno di restare nella nuova terra, formando famiglia e aumentando così il numero dei “pure laine”. È comprensibile, quindi, lo sguardo d’amore che ancora oggi i Quebecchesi, che si vedono come le eterne vittime dei tradimenti e delle ingiustizie altrui, rivolgono a una delle loro rare pagine di storia non intrise di lacrime.
Qualche anno fa, il compianto Bruno Villata, piemontese trapiantato a Montréal, studioso rigoroso, serio, pacato, sosteneva in un saggio che il Reggimento Carignano era composto in gran parte da savoiardo-piemontesi. Ne libro “Les Piémontais du Québec –1665-2008” Villata ci propone, con qualche aggiunta, gli argomenti già presentati in quel saggio.
La tesi di Villata aveva avuto l’effetto di un sasso nella piccionaia. In Québec, una tale ipotesi è stata percepita come “troublante”. Nessuno aveva mai messo in dubbio l’identità francese “pure laine” degli uomini del valoroso contingente. L’idea che nelle vene di molti di loro scorresse sangue piemontese, quindi in definitiva “italien”, era puro anatema per i Quebecchesi. Ma la tesi di un docente universitario serio, profondo conoscitore del mondo piemontese,
e francofilo senza macchia, era corroborata da argomenti storici e linguistici non da poco, tra l’altro: la realtà geografica e storica della Savoia e di Carignano; l’identità del fondatore del Reggimento: il principe Tommaso Francesco di Savoia; i fregi indiani della facciata del palazzo Carignano di Torino attestanti le gesta del Reggimento nella Nouvelle France…
Villata ci ricordava anche che in quell’epoca lontana le frontiere politiche tra il mondo piemontese e il mondo francese non erano quelle di oggi, e che tra i due mondi è sempre esistita una grande vicinanza culturale e linguistica.
Sottolineo l’aspetto linguistico perché Villata, autorità mondiale per tutto ciò che attiene alla lingua piemontese, ha apportato una serie di argomenti molto convincenti circa la lista dei nomi dei soldati del reggimento e la maniera d’interpretarla. La storia del Reggimento s’inserisce nel quadro più ampio della presenza dei Piemontesi nel Québec, tema che l’autore tratta con perizia e con uno stile agile e preciso, nella seconda parte del libro, dove dà il dovuto rilievo anche alla “Famija Piemôntèisa” di Montréal, anch’essa “piemontese” a pieno titolo come lui, ossia operosa, tenace, dinamica, e nel contempo schiva e modesta.
Un bel contributo, quello di Villata, alla storia del Canada Francese, che però farà sorridere gli studiosi come Gerardo Acerenza dell’Università degli studi di Trento che, riferendosi al periodo fascista, ridicolizzano il tentativo di “cercare senza tregua nella storia del Canada dei personaggi illustri per mitizzare la presenza ancestrale degli italiani in Canada e rivendicare un posto nei libri di storia”. Secondo Acerenza, invece, in Canada “non vi è nessun personaggio degno di essere menzionato in un libro di storia.” Persino Giovanni Caboto, “scopritore del Canada”, è visto da costoro come “un tentativo di revisione storica”.
Lo studioso Bruno Villata, fortunatamente per noi Italiani del Canada, era fatto di tutt’altra pasta. E anche per questo lo rimpiangiamo…