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Una magica esperienza teatrale che fonde wrestling e tragedia greca
MONTRÉAL – Canti, balli, colpi con i piedi, un coro come quello per le divinità greche prima delle guerre che fa venire la pelle d’oca in tutto il corpo: “Agamemnon in the Ring” è uno spettacolo che rivisita la guerra di Troia attraverso il mondo del wrestling. Presentato dal Théâtre Aux Écuries fino al 24 settembre, “Agamemnon in the Ring”, di Hilaire St-Laurent, fa parte di Royalmania, il Festival del teatro di lotta. Guardando una ‘mise en scène’ da ring di wrestling al centro del palcoscenico e una struttura metallica sullo sfondo, il pubblico assiste sia allo spettacolo che all’incontro di wrestling, con tanto di commentatori sportivi.

Agamennone, re della città di Micene e campione di lotta libera, annuncia la fine della sua carriera. Durante una serata di gala, viene inserito nella Hall of Fame della Casa di Micene con tutta la famiglia al suo fianco. Poi l’arena si oscura e, quando le luci si riaccendono, la cintura della Legione Nazionale offerta dal fratello di Agamennone, Menelao, risulta rubata da due lottatori rinnegati e da un centauro della Casa Ultra di Trois Rivières. Agamennone vuole difendere il proprio onore e indossare per l’ultima volta il suo costume, ma si trova di fronte ad Artemide, il commissario della federazione di wrestling, che non intende autorizzare il combattimento. Se vuole combattere di nuovo, dovrà prendere il posto di un membro della sua casata, sua figlia Eugenia.

Menelao cerca di convincere Agamennone a combattere per riconquistare la cintura ma è innamorato e dunque distratto. Si scatena quindi il caos: Artemide, sfida Agamennone e finisce per essere sbattuto contro un tavolo; Achille sale sul ring al suono di “Here comes the boom”; Eugenia, la figlia di Agamennone, combatte e vince, ma Artemide annulla la sua vittoria perché non era autorizzata a combattere. Agamennone deve scegliere se dare forfait o combattere e sacrificarla: sceglie dilottare. Poi Achille, l’amante di Eugenia, combatte contro Agamennone, ma alla fine fanno pace. Il combattimento finale dovrebbe essere 3 contro 3, dunque Agamennone, Menelao e Achille contro i due lottatori rinnegati e il centauro di Trois Rivières. Il cast esplode in un altro canto prima del grande incontro, con l’eco che si trasmette per tutto il teatro. Quando inizia il combattimento, l’arbitro e Achille non si vedono e scopriamo che Trois Rivières ha qualcosa a che fare con tutto ciò, quindi il combattimento è in realtà tre contro due.

Ci sono graffette che vengono sparate ai piedi dei lottatori, ci sono sedie che vengono gettate sulla loro schiena, c’è Menelao che fa oscillare il suo bastone per cercare di combattere. Si scopre poi che il centauro, in realtà, è stato Achille travestito per tutto il tempo. Agamennone esegue un doppio smackdown sul ring, il sudore scorre ovunque e la folla continua a incitarlo. Alla fine, Agamennone vince sconfiggendo i due di Trois Rivières e la cintura della Legione Nazionale viene finalmente restituita alla Casa di Micene – ma non per molto.

La moglie di Agamennone, che era rimasta al suo fianco fino al momento in cui era in gioco il sostentamento di Eugenia, e una figura mascherata sconosciuta colpiscono Agamennone e il teatro si oscura di nuovo, tra luci bianche lampeggianti. La cintura della Legione Nazionale viene rubata ancora una volta e la città di Micene viene conquistata. E questa è la scena finale.

Una vera tragedia greca. “Agamemnon in the Ring” è un’opera d’arte magistrale che fonde il mondo del wrestling con quello del dramma antico. Alla fine della performance il pubblico è esploso in una standing ovation. Senza dubbio, è stato uno degli spettacoli più esilaranti e affascinanti a cui abbia mai assistito.

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