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Putin malato? Giustina (San Raffaele): “Cancro tiroide? Ecco le spie”

(Adnkronos) – Quegli incontri a due al Cremlino seduti agli estremi di un tavolo lungo 6 metri. Un particolare gonfiore del viso. Gli sbalzi d’umore e il nervosismo riferiti dai rumors rimbalzati sulla stampa mondiale, che riporterebbero elementi raccolti dagli 007. Potrebbero essere niente, semplici fatti sganciati uno dall’altro. Ma diventano suggestioni coerenti se accostate all’ipotesi che Vladimir Putin abbia un tumore della tiroide, lanciata da un media indipendente russo, ‘Proekt’. “Ovviamente non possiamo fare nessun tipo di illazione rispetto al paziente specifico”, puntualizza all’Adnkronos Salute Andrea Giustina, professore ordinario di endocrinologia all’università Vita-Salute San Raffaele e primario di endocrinologia all’ospedale San Raffaele di Milano. “Ma alcuni degli elementi riportati offrono spunti interessanti”.  

“I noduli tiroidei – premette – sono molto frequenti nella popolazione. Considerando anche quelli scoperti ecograficamente”, quindi di dimensioni molto piccole, “circa un 20% delle persone ne ha uno, ma la maggior parte di questi non sono tumori maligni, solo dall’1 al 5% si stima lo siano. Certo, parametrando questa percentuale minima all’elevata diffusione dei noduli tiroidei, i numeri non sono poi così bassi. Nelle persone di una certa età, come Putin quindi, alcune casistiche calcolano che fino a uno su due potrebbe avere un nodulo alla tiroide. E’ una patologia frequente e in caso di tumori maligni di solito non sono particolarmente aggressivi, soprattutto perché si diagnosticano abbastanza rapidamente e perché ci sono delle terapie efficaci”. C’è una prevalenza femminile in questi tumori, aggiunge Giustina, “ma i maschi hanno spesso forme più aggressive e vengono messi in una fascia di rischio maggiore di default”.  

Quando questi noduli hanno la dimensione di un centimetro circa cominciano a diventare palpabili e visibili, perché la tiroide è molto superficiale nel collo. “Un uomo, facendosi la barba che è un gesto quotidiano e ripetitivo, riesce a rilevare subito variazioni anche abbastanza lievi – osserva Giustina – Il medico dispone un’ecografia per distinguere quelle che sono cisti, non rischiose dal punto di vista oncologico, dal nodulo solido, caso in cui si fa un agoaspirato e sul campione raccolto si fa l’esame citologico che ci dice la probabilità che queste cellule siano tumorali”. Di fronte a una diagnosi di tumore maligno “il paziente deve fare una tiroidectomia, cioè deve asportare totalmente la tiroide”. E proprio alcuni elementi che riguardano le terapie sembrerebbero coincidere con le informazioni filtrate sullo ‘Zar’ e con le osservazioni sul suo aspetto fisico, secondo il quadro descritto dall’esperto.  

Un primo spunto di riflessione riguarda la somministrazione di iodio radioattivo che è una delle terapie che viene fatta per questi tumori. “Può avvenire subito dopo l’intervento, ma anche a distanza di tempo perché ci sono ancora cellule tumorali che sono ricresciute – illustra l’endocrinologo – Lo iodio si fa sotto ricovero, perché si assume in quantità piuttosto elevata e il paziente rimane molto radioattivo per un certo periodo di tempo (lo iodio ha un tempo di dimezzamento di 7-8 giorni), ma questa radioattività persiste anche dopo la dimissione, e quindi si sconsiglia per alcune settimane di avere contatti con le persone. L’indicazione che si dà è di non stare a lungo tempo seduti al tavolo con altri e osservare un distanziamento di almeno un paio di metri quando si è insieme a queste persone a lungo”, descrive Giustina. Un elemento che potrebbe spiegare dunque diverse situazioni in cui è stato ritratto il leader russo. 

Tornando al tipo di tumore che può colpire la tiroide, “a un’analisi istologica dal tessuto che viene esaminato – descrive Giustina – il tumore più frequente in più di due terzi dei pazienti è il tumore papillare, che ha un’aggressività locale”, con una malattia che si estende solo alle ghiandole del collo. “Il tumore follicolare è invece più aggressivo, ma meno frequente (circa 20% dei tumori tiroidei) e può dare metastasi a distanza soprattutto a livello polmonare, ma anche a livello osseo. La maggior parte di queste neoplasie non secerne ormone tiroideo e non provoca particolari sintomi generali. Ci sono poi dei tumori tiroidei più aggressivi, come il carcinoma midollare, il quale può dare sintomi per esempio gastrointestinali, perché produce calcitonina in eccesso. Tumori che non captano lo iodio e quindi sono meno facilmente trattabili rispetto agli altri”. La maggior parte dei tumori papillari e follicolari, invece, “captano lo iodio radioattivo. Questo funziona come una radioterapia mirata e distrugge tutti i possibili residui tumorali anche nelle metastasi”.  

Per l’esperto potrebbero esserci due elementi che hanno una rilevanza, anche in relazione alla vicenda di Putin. Dopo l’asportazione della tiroide il paziente “deve fare una terapia che blocca la produzione del Tsh”, ormone che “va azzerato perché possibile fattore di stimolo per la crescita di residui tumorali”. Questo impatta sul tono dell’umore, “a tutti gli effetti il paziente è come se fosse in ipertiroidismo. E quindi può presentare umore instabile, irritabilità, ansia, agitazione, insonnia, ipersudorazione, nervosismo, difficoltà a mantenere una posizione precisa. Porta anche a un dimagrimento”. 

Ma ci sono anche fasi in cui invece il paziente registra un aumento di peso. “Chi è stato operato deve fare periodici controlli con una scintigrafia total body, che prevede la somministrazione di iodio per verificare se compaiono zone che lo captano e rivelare quindi eventuali metastasi – spiega Giustina – Quando si fa questo esame, si interrompe la terapia per almeno un mese. Quindi questi pazienti diventano totalmente ipotiroidei, con aumento di peso, depressione, stanchezza. Tutto ciò è mal tollerato, perché significa passare da uno stato di eccesso di ormone tiroideo a uno di completa assenza, e crea molti problemi di qualità di vita”. 

L’ultimo spunto riguarda i medici. Giustina conferma che gli specialisti che ruotano attorno al paziente col tumore alla tiroide sono l’endocrinologo, il chirurgo generale o l’otorinolaringoiatra, il medico nucleare, più raramente l’oncologo. Alcune di queste sono proprio le figure citate nelle indiscrezioni fra gli esperti che accompagnerebbero Putin. 

 

 

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