“La sconfitta dell’Occidente” è il titolo di un libro di Emmanuel Todd, il grande antropologo e demografo francese che nel 1976 previde il crollo del sistema sovietico. Questa volta Todd ci presenta le sue penetranti idee sulla sconfitta dell’Occidente nei confronti del resto del pianeta sul quale, fino a ieri, dominava. L’alta denatalità è il rivelatore di questa crisi. Con al centro o meglio ai margini l’individuo atomizzato ridotto al rango di consumatore, e non più fortemente collegato ad una cultura, ad un passato, ad un insieme di valori. Su tutto ormai prevale la globalizzazione finanziaria ad opera di oligarchie che alterano il sistema democratico.
La religione ha cessato di essere una forza spirituale. Sopravvive ma come semplice riflesso, abitudine; Todd parla di “zombificazione”. Con grave danno per l’etica morale e lavorativa protestante che era alla base del dinamismo di paesi come l’Inghilterra, la Germania, i paesi nordici, gli USA. Il sistema educativo è peggiorato. Vi è la grave crisi delle strutture familiari, con l’avanzata della famiglia nucleare rispetto a quella tradizionale, detta in francese de “souche”, che ha perso molto terreno. E quest’ultima, secondo Todd, favoriva il principio del rispetto delle norme e dell’autorità. Il femminismo, ha, poi scatenato una guerra contro l’uomo.
Oggi, a detta di Todd, all’avvenuto declino dell’Europa si aggiunge il prevedibile declino degli USA, suo tradizionale ispiratore e protettore. Inoltre, con l’avvento di Trump e con gli eventi dell’Ucraina e il desiderio degli USA di riavvicinarsi alla Russia, questo storico legame si sta attenuando.

Secondo me, il senso di colpa per il colonialismo di ieri, la globalizzazione, l’americanizzazione culturale, la demonizzazione degli occidentali, l’arma del “male assoluto” (la “reductio ad Hitlerum”) con cui si colpisce ogni normale sentimento nazionale in Europa, l’invasione migratoria dall’Africa e dall’Asia, il multiculturalismo, il wokismo, la burocrazia di Bruxelles, hanno profondamente intaccato il senso identitario dei popoli europei, spegnendone la fiamma interiore.
Nelle analisi di Todd sui gruppi umani la famiglia è la chiave di volta. La struttura e i valori familiari hanno infatti un riflesso sui valori politici, economici, educativi dell’intera società. La famiglia di tipo nucleare, dove appunto i figli sono uguali anche in relazione all’eredità e dove i rapporti tra genitori e figli sono di tipo liberale, fa acquisire all’individuo i valori sociali e politici basati sull’uguaglianza e dell’indipendenza. La famiglia “souche” (di ceppo) e quella comunitaria sono invece incentrate sul principio d’autorità e sul senso della responsabilità verso l’insieme. Oggi, sia in Francia che nel resto dell’Europa la famiglia ha cessato di avere un’influenza determinante sui valori ideologici della società, perché i vincoli familiari hanno perso molto della loro forza.
In contrapposizione a queste idee sulla famiglia, la sociologa italiana Chiara Saraceno ci fa sapere che “la famiglia naturale non esiste”. Essa – preciso io – per la Costituzione italiana è alla base dell’istituto del matrimonio: l’unione fra un uomo e una donna. Per i progressisti di casa nostra, la famiglia non sarebbe altro che una costruzione che muta nel tempo e nello spazio. È l’individuo con le sue scelte ad essere al centro di tutto. Alla Saraceno ha fatto eco Jacopo Fo: “La famiglia naturale, composta da un padre e da una madre che si amano e che crescono con affetto i figli, non è mai esistita. Cercarla nel passato è come dare la caccia al mitico elefante bianco che sulla schiena ha la mappa di Gardaland”. In realtà, sono sicuro che Jacopo rimpianga i propri genitori, Dario Fo’ e Franca Rame, che gli diedero tanto affetto, nutrendolo però anche di ideologia. E infatti gli diedero l’orientamento ideologico “progressista” che questa stupida frase sulla famiglia ampiamente rivela.