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Fagotti (Gemelli): “Più accesso a test molecolari e genetici per cancro ovarico”

(Adnkronos) – Contro il tumore ovarico “serve l’aiuto di tutti. Oggi la medicina ha fatto passi da gigante, ma dobbiamo mettere questa medicina a disposizione di tutti. Significa fornire un adeguato acceso alle cure altamente specialistiche in centri di riferimento. Il paziente ha il diritto di essere trattato dove ci sono le migliori cure e i migliori specialisti. Tutti” devono avere “la possibilità di accedere a test molecolari e genetici, che sono importantissimi per la prevenzione, il trattamento personalizzato e la prognosi. Oggi questo non esiste a livello nazionale e nelle regioni”. Così all’Adnkronos Salute Anna Fagotti, professore ordinario di Ostetricia e ginecologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, direttore Unità operativa complessa presso Fondazione Policlinico universitario A. Gemelli Irccs di Roma, in occasione di una tavola rotonda dell’Ovarian Cancer Commitment (Occ), promossa oggi a Roma da AstraZeneca insieme alla Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) e alla Rete europea dei gruppi di advocacy sul cancro ginecologico (Engage).  

“Il tumore ovarico – continua Fagotti, che è anche presidente di Esgo – è una malattia complessa e aggressiva soprattutto perché viene diagnosticata tardivamente”. Per favorire una diagnosi precoce “abbiamo promosso con l’Ovarian Cancer Commitment una campagna dal titolo ‘Don’t overlook’, cioè ‘Non sottostimare’ sintomi a livello addominale”, dove il cancro si sviluppa, “che consistono in senso di gonfiore e difficoltà nella digestione, difficoltà ad andare in bagno, aumento di peso, affaticamento anche respiratorio. Sono infatti dovuti alla comparsa di masse nella cavità addominale o dall’ascite, cioè liquido che gonfia l’addome. Quando abbiamo questi sintomi”, il consiglio è di “non pensare che siano passeggeri, ma rivolgersi al medico di base che ci deve consigliare non solo fermenti lattici, ma anche indagini strumentali che possono accertare la presenza della patologia. Si tratta sicuramente della valutazione ginecologica ed ecografica. Nel caso comparissero immagini specifiche”, come specialisti “inizieremo un iter diagnostico-terapeutico tipico della malattia”. 

La malattia “colpisce prevalentemente le donne in età post-menopausale – chiarisce l’esperta – ma esistono vari tipi di tumore all’ovaio e alcuni colpiscono in età giovanile, prima della menopausa. Sono quelli della linea germinale e stromale, prevalentemente, ma non solo. Non diamo falsi allarmismi”, ma l’invito è di “non sottostimare cisti ovariche o sintomi anche in donne giovani, perché solo una valutazione altamente specialistica può fare una diagnosi differenziale tra ciò che è funzionale, quindi normale, e quello che non lo è e necessita di trattamento adeguato”. 

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