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SI PUÒ LAVORARE?

Spesso sentiamo parlare di lavoro minorile, ma le circostanze non sono sempre le stesse. I media riportano regolarmente cronache angoscianti di situazioni in altri continenti – Asia, Africa, America del Sud – dove i bambini sono costretti a lavorare per lunghe ore in condizioni antigeniche, malsane e persino pericolose. Si tratta di un contesto socio-economico molto diverso da quello che prevale nel nostro Paese. Eppure, anche da noi ci sono reportage sul lavoro minorile, ma per motivi diversi. L’Assemblea nazionale del Québec ha recentemente approvato una legge per inquadrare e specificare le condizioni che consentono ad un minore di lavorare.

 

Va subito chiarito che la legge fa un’importante distinzione. Si occupa solo di situazioni in cui un minorenne lavora per un datore di lavoro. La legge non disciplina le situazioni in cui un minorenne decide di avviare un’impresa. Ad esempio, Nicola Bianchi aveva solo 12 anni quando ha avviato la sua attività di successo. La legge non si interessa di queste situazioni, se non per una particolarità. In Québec, la legge prevede l’obbligo scolastico fino al 16simo anno, o prima, qualora il minore abbia completato e ottenuto la licenza della Scuola Secondaria. Il minorenne che avvia un’impresa deve quindi attenersi a quest’obbligo. Cosa prevede il resto della legge? Un datore di lavoro può assumerli? Se sì, a quali condizioni e in quali circostanze? I minorenni non possono lavorare durante l’orario scolastico fino al compimento del 16esimo anno. Quindi non vedrete mai un minorenne lavorare in fabbrica quando la scuola è aperta. In altre parole: quando sono obbligati ad andare a scuola, i minorenni non possono lavorare.

 

Prima del 14esimo anno di età, un minore non può lavorare se non per consegnare giornali, accudire bambini, aiutare a fare i compiti, fare l’arbitro o l’istruttore sportivo; oppure come artista per cantare o fare da comparsa in un film. In tutti questi casi il datore di lavoro deve ottenere il consenso scritto dei genitori. Va notato, tuttavia, che a un giovane di almeno 12 anni è consentito lavorare nell’azienda agricola di famiglia, a condizione che si tratti di mansioni leggere. Delle importanti condizioni disciplinano il lavoro minorile. Innanzitutto, nel corso dell’anno scolastico, il minore non può lavorare più di 17 ore settimanali, di cui 10 ore dal lunedì al venerdì. Inoltre, il datore di lavoro deve redigere l’orario di lavoro del minore per garantire che arrivi a casa al massimo entro le 23. L’orario predisposto deve poi garantire che il minore non debba uscire di casa prima delle 6 del mattino. Si possono immaginare le difficoltà che ciò comporta quando i genitori sono divorziati e l’affidamento è condiviso. Lo stesso discorso vale se si considera che in un Paese nordico come il nostro i tempi di spostamento possono variare notevolmente tra estate e inverno.

 

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Anche nelle circostanze in cui ad un datore di lavoro è consentito assumere un minore, esistono norme stringenti sul tipo di lavoro che gli può essere assegnato. Ai datori di lavoro, infatti, è vietato far svolgere al minore un lavoro sproporzionato rispetto alle sue capacità,  che possa compromettere la sua istruzione, o nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico o intellettuale. La legge prevede inoltre ammende importanti in caso di violazione degli obblighi imposti. Queste ammende variano da 600,00 $ a 12.000,00 $ (sì, avete letto bene!). Si tenga presente, infine, che la legge non fa distinzione tra datori di lavoro, minori e genitori, quando si tratta di multe e contravvenzioni.

 

Prendendo conoscenza di tutte le norme che regolano il lavoro minorile, ci si chiede come si facesse prima e perché il governo sia dovuto intervenire. La storia diventa interessante perché dimostra che, in realtà, il problema è stato creato dallo stesso governo, che poi lo risolve scaricando le responsabilità sugli altri. In un’altra epoca, più di cinquant’anni fa, il governo aveva saggiamente previsto che i minori avessero diritto a un salario minimo, inferiore a quello degli adulti. E questo per disincentivare l’idea di lasciare la scuola per andare a lavorare. Visto che la paga era più bassa, era meno attraente per i minori lasciare la scuola. Successivamente, per compiacere i giovani elettori, il governo ha modificato la legge, decretando che i minori avrebbero ricevuto lo stesso salario minimo degli adulti. Nel corso degli anni, il governo ha aumentato notevolmente il salario minimo, rendendo più attraente l’idea di abbandonare la scuola e andare a lavorare a tempo pieno. Come possiamo constatare, la visione è l’arte di vedere le cose invisibili.

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