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Covid Italia, Pregliasco: “Ecco come affrontare l’inverno”

(Adnkronos) – “Credo che gli elementi per una nuova normalità” post pandemia “siano la vaccinazione per i fragili di tutte le età, oltre che per gli anziani, ma anche la buona pratica di fare il tampone nelle persone fragili per le quali, in caso di positività, può servire la terapia antivirale. E, ancora, un uso ragionato delle misure non farmacologiche, misure di attenzione come l’uso della mascherina in caso di sintomi per proteggere gli altri, e ovviamente un approccio sempre più consapevole all’automedicazionee responsabile”. Sono le regole di “buonsenso” per la prossima stagione invernale suggerite dal virologo Fabrizio Pregliasco.  

Facendo il punto a Milano, in occasione di un incontro promosso da Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione), il ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano invita a salvare alcune routine acquisite sull’onda della pandemia. “Prima del Covid – ricorda -nonostante si fosse sintomatici, spesso si usciva di casa rischiando di trasformarsi in ‘untori’. Ora, che sia influenza, altre forme respiratorie o Covid, la speranza è che la pandemia ci abbia lasciato questo ricordo della necessità di attenzione e buonsenso soprattutto da sintomatici rispetto al contatto con le persone fragili. Va infatti ricordato che è vero che l’influenza per l’adulto e il giovane possono essere un fastidio e basta, ma diventano un problema di salute per chi è più immunodepresso”. 

Covid, spiega Pregliasco, “continua in modo casuale a commettere errori di replicazione e prospettare nuove varianti ed è un destino che farà sì che noi questo virus lo avremo ancora, con queste onde di salita e discesa in funzione dell’insorgenza di nuove varianti, che arrivano all’incirca ogni 4-6 mesi. E ad oggi non c’è quella stagionalità tipica dei virus influenzale. La sfortuna è che quest’anno questa ciclicità di Covid si mischia all’influenza nei fatti.  

La variante Pirola (BA.2.86) che è stata intercettata anche in Italia può prendere piede – ribadisce il virologo – perché è immunoevasiva, ha 30 sequenze genomiche diverse proprio nella parte della proteina Spike, l’uncino del virus. Gli anticorpi che noi produciamo sono principalmente verso questo uncino. Quindi di fatto questa versione così mutata riesce a passare inosservata, fa sì che non la riconosciamo al meglio. E la stragrande maggioranza dei casi che vediamo infatti sono reinfezioni con variabilità di sintomi che dipende anche dalle condizioni personali. Non ci sono peculiarità di sintomi che ci fanno differenziare fra Eris (EG.5) o altre varianti”. 

Come si stanno preparando gli italiani alla stagione fredda dei virus? Il sentimento non è sempre di indifferenza. Anzi. Secondo una ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, e presentata oggi, la coesistenza e sovrapposizione dell’influenza stagionale con il Sars-CoV-2 è ancora fonte di preoccupazione per la maggior parte della popolazione italiana. Più di 6 italiani su 10, infatti, sono consapevoli della persistenza del virus Sars-CoV-2 e della sua potenziale ricomparsa con nuove varianti, mentre il 50% della popolazione teme che i virus influenzali abbiano acquisito una maggiore virulenza e contagiosità. 

Mentre gli uomini guardano alla prossima stagione influenzale con un maggiore senso di ottimismo, il 66% delle donne esprime invece preoccupazione e ansia per la possibilità che anche quest’anno i virus siano particolarmente contagiosi e virulenti, e per l’impatto che virus influenzali e possibili nuove ondate di Covid-19 possano avere sulle abitudini quotidiane. Viceversa, il 31,2 % degli uomini e il 35% dei giovani sotto i 24 anni ritiene che il Sars-CoV-2 sia scomparso e non rappresenterà più una preoccupazione durante la prossima stagione influenzale. 

“Spero che la paura possa incanalarsi nel modo giusto in una responsabilizzazione maggiore rispetto al passato – riflette Pregliasco – Ci sono stati minimizzatori e negazionisti, da un lato, e dall’altro persone che si sono spaventate e che lo sono ancora. Ma entrambe queste cose sono estremi scorretti. Basta ricordare che c’è Covid, e l’influenza e altri virus respiratori. E che la mascherina in situazioni particolari, senza contrapposizioni ideologiche, può servire se andiamo a trovare la nonna o la persona più fragile con rischi maggiori”.  

“Spero – continua il virologo – che ci sia un maggior livello di consapevolezza. L’automedicazione responsabile è fondamentale e poi va presa consapevolezza del fatto che una certa contagiosità, se si è sintomatici, c’è. E mentre una volta eroicamente andavamo a diffonderla ai nostri sfortunati interlocutori, oggi questo sarebbe corretto evitarlo”, restando a casa quando si è malati e “rimanendo flessibili nelle strategie di prevenzione, promuovendo la vaccinazione, adottando opportune misure di igiene”, consiglia. 

Assisteremo nuovamente a una compresenza dell’influenza e di Sars-CoV-2, di virus respiratori come il virus respiratorio sinciziale (Rsv). Una coesistenza che può rendere la gestione delle risorse sanitarie più complessa. Occorre ricordare che, “anche se il Sars-CoV-2 può manifestarsi in molte forme diverse, il tampone resta lo strumento primario per riconoscerlo e rimane una malattia seria che registra dagli 8-10mila morti a stagione. Proprio per questo non può essere equiparata a un’influenza comune”, puntualizza Pregliasco. L’influenza invece “si può più facilmente riconoscere in seguito all’insorgenza brusca della febbre, un sintomo generale come dolori muscolari e articolari, e un sintomo respiratorio come la tosse, il mal di gola o la congestione nasale. Se una persona presenta questi tre elementi contemporaneamente, è probabile che abbia l’influenza, anche se per una conferma definitiva è consigliabile effettuare un tampone”. 

Secondo l’indagine di Human Highway, la consapevolezza della persistenza del virus Sars-CoV-2 e della sua potenziale ricomparsa con nuove varianti aumenta con l’età. E’ bassa tra i giovani – maggiormente preoccupati dall’effetto che una nuova ondata pandemica potrebbe avere sulle loro abitudini e stile di vita, piuttosto che dal virus stesso – mentre tra gli over 65 quasi il 70% crede che il virus continuerà a presentarsi con nuove varianti nella prossima stagione influenzale. 

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