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Appartenenza comune e solidarietà

I molisani all’estero

 

Domenica 27 agosto si svolgerà la Festa del grano in onore di Sant’Anna, patrona di Jelsi. Le attività inizieranno con una messa celebrata nella Chiesa “St-Simon Apôtre” situata al 145 rue Beauharnois Ouest, alle 9:30 (a.m.). Seguiranno la sfilata dei carri allegorici e traglie addobbati con grano. Subito dopo ci sarà un rinfresco. L’attribuzione dei premi avverrà in un’area designata del parco, verso le 18 (6:00 p.m.).

 

Il Molise ha un passato che nelle sue grandi linee è noto ai suoi abitanti, ma che ad altri può apparire nebuloso. In effetti, a causa della sua esiguità e della sua scarsa popolazione, il Molise non possiede quel forte codice identitario che caratterizza altre regioni, ad esempio la Toscana, e anche la Sicilia, la Liguria, la Campania…

 

I capoluoghi regionali esprimono in genere i tratti fondamentali dell’identità degli abitanti di un’intera regione. Vedi la città del Vesuvio con il celebrato culto della furbizia dei suoi abitanti. E così Genova e i tratti di carattere dei suoi abitanti sono un punto fermo di riferimento identitario per tutti i liguri. Che immagine proietta, invece, il capoluogo molisano? Io non credo che Campobasso, nonostante il suo status di capoluogo regionale, possegga una forte carica rappresentativa.  Città come Napoli, Genova, Palermo, Venezia sono contrassegnate da un passato colmo di eventi storici di cui quasi tutti hanno sentito parlare. Ebbene, paradossalmente la definizione identitaria poco spiccata che caratterizza i molisani contribuisce, secondo me, al loro successo da espatriati.  Nei paesi di approdo, questa mancanza di un’identità esuberante e un po’ esibizionistica, di cui invece non difettano né i veneziani, né i romani, né i napoletani, agevola il silenzioso adattamento e la tranquilla integrazione dei molisani alla patria adottiva. La semplicità, la modestia e la scarsa disposizione alla conflittualità che li caratterizzano forniscono infatti loro, collettivamente, una sorprendente capacità di adattamento e d’integrazione. Che mi sia permesso un raffronto estemporaneo: che si pensi alle frizioni personali che, venendo a vivere a Montréal, provocherà invece un parigino tipico a causa del suo forte spirito polemico.

 

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Ciononostante, il tratto accomunante i molisani che vivono all’estero è un duraturo senso di appartenenza al piccolo mondo d’origine, e in particolare al borgo nativo. Il che si traduce in coesione e solidarietà tra loro, fattori questi che facilitano la riuscita economica nella nuova terra.   

 

I valori tradizionali del mondo contadino d’origine danno all’espatriato una notevole forza interiore. La cosa può sorprendere, ma chi sente dentro di sé le certezze ereditate da un mondo antico riesce poi a cimentarsi in imprese innovative, superando gli ostacoli di un mondo ultramoderno. Questo fenomeno di fattiva interazione tra mondi culturali opposti appare evidente nel successo di molti emigrati italiani della prima generazione, nei quali, appunto, certi tratti tradizionali, ad esempio una forte fede cattolica, il senso antico dell’amicizia, e i tenaci legami familiari e paesani non sono d’ostacolo ed anzi fortificano le loro capacità imprenditoriali.

 

Una categoria specifica nel libro di Norberto Lombardi “Altrove-Intellettuali molisani nella diaspora” (2022), opera preziosa per lo studio dei molisani all’estero, è costituita dagli uomini di scienza. In costoro, fatto degno di menzione, vi è un allentamento dei legami di appartenenza, che rimangono invece molto forti negli intellettuali del campo umanistico. In loro vi è come un allargamento della coscienza, con il superamento di certi limiti geografico-sentimentali, giudicati da loro troppo angusti. Essi vedono ormai nel proprio laboratorio di ricerche, situato molto distante sia geograficamente che culturalmente dalla piccola patria d’origine, il proprio insostituibile centro. Questi uomini di scienza spaziano nell’universale, senza avvertire rimpianti per il porto di partenza, senza eccessive preoccupazioni identitarie, ma comunque profondamente umani e, sul piano professionale, fortemente creativi.

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