(Adnkronos) – Rischiano di diventare invisibili e scomode compagne di viaggio durante escursioni, scampagnate, trekking e passeggiate nei boschi, attività che con l’estate e le ferie diventeranno sempre più frequenti in questi mesi. A rendere un po’ meno piacevole il rientro potrebbero pensarci loro: le zecche. “La presenza e densità numerica di questo artropode sta aumentando, complici diversi fattori. Noi ‘addetti ai lavori’ lo stiamo appurando durante la nostra attività di monitoraggio. Sicuramente il cambiamento climatico e la disponibilità di ospiti” su cui ‘pasteggiare’, “influenzano la loro diffusione. E se aumentano le zecche, aumentano anche i patogeni che possono trasmettere e quindi la casistica relativa alle malattie trasmesse”, spiega all’Adnkronos Salute Sara Epis, professore associato di parassitologia all’università degli Studi di Milano.
L’esperta fa l’esempio del parco del Ticino, “che è un po’ il nostro ‘osservatorio’ sulle zecche: fino a qualche anno fa ce n’erano pochissime, adesso è molto facile trovarle in diverse aree. Sono zone dove le zecche hanno trovato ambienti favorevoli e disponibilità di ospiti, e si sono particolarmente diffuse. Tornando ai patogeni, crescono le evidenze sulla Tick Borne Encephalitis, la meningoencefalite da zecche, causata da un arborvirus appartenente al genere Flavivirus. Questo virus trasmesso dalle zecche causa un’infezione acuta grave del sistema nervoso centrale e fino all’anno scorso le segnalazioni in Italia erano localizzate in Veneto, in Friuli e in Trentino Alto Adige. L’anno scorso c’è stato un lavoro importante condotto dall’Izs (Istituto zooprofilattico sperimentale, ndr) nella provincia di Bergamo che ha segnalato animali positivi e c’è stato anche un caso umano. Vuol dire che anche in Lombardia cominciamo a vedere questo patogeno e non solo casi della malattia di Lyme. Non bisogna fare allarmismi al riguardo, ma semplicemente tenere alta l’attenzione”, puntualizza.
Cosa sapere di questo sgradito abitante delle aree più verdi? Le zecche, illustra Epis, “sono artropodi appartenenti alla classe degli Aracnidi, la stessa di ragni, acari e scorpioni. Sono ectoparassiti con dimensioni che variano da qualche millimetro a più di 1 centimetro, in base alla specie e allo stadio di sviluppo. Il corpo è tondeggiante e il capo, non distinguibile dal corpo, è munito di un apparato boccale (rostro) in grado di penetrare la cute e succhiare il sangue degli ospiti. In Italia sono descritte circa 36 specie di zecca e le più diffuse e rilevanti da un punto di vista sanitario sono sicuramente Ixodes ricinus (la zecca dei boschi), Rhipicephalus sanguineus (la zecca del cane) e Hyalomma marginatum”. Il pasto di sangue, durante il quale la zecca rimane costantemente attaccata all’ospite – non è molto selettiva e passa serenamente da roditori a ungulati, da volpi a cani e uomo – si compie “nell’arco di giorni o settimane”.
Questo è il periodo più a rischio. Con l’inizio della bella stagione, infatti, le zecche abbandonano lo stato di quiescenza invernale e si avviano alla ricerca di un ospite. Nei mesi primaverili ed estivi è quindi più probabile essere parassitati da una zecca. “L’Ixodes la si può trovare dalla primavera, già nei mesi di febbraio-marzo, e fino a novembre-dicembre, quindi parecchi mesi”. Il picco, “che corrisponde ovviamente poi al picco dei casi di malattia di Lyme, è nei mesi estivi”, quindi giugno-luglio-agosto. “Il morso di una zecca non è di per sé pericoloso – puntualizza Epis – ma durante il pasto una zecca infetta può trasmettere patogeni al suo ospite causando importanti malattie. Gli Ixodidi sono in grado di trasmettere ad esempio: la malattia di Lyme, per la quale c’è un rischio alto anche nel nostro Paese, le febbri bottonose da rickettsiae, la tularemia, la babesiosi, l’encefalite virale ed anche la febbre emorragica Crimea-Congo, associata in particolare a specie del genere Hyalomma”.
Come si può ridurre il rischio di tornare a casa con ospiti indesiderati? È importante prevenire le infezioni che possono essere trasmesse dalla zecca, ribadisce Epis, “soprattutto quando si va in montagna, ma anche nei boschi, in collina o in campagna, in parchi particolarmente verdi, come è per esempio il parco del Ticino che è molto ricco di caprioli, di roditori, e quindi di ospiti graditi alle zecche”. La prevenzione va attuata “quando si va a fare trekking, a cercare funghi nei boschi, a fare ecoturismo, ma anche semplici picnic sul prato o passeggiate. Punto primo l’abbigliamento: pantaloni lunghi e calzettoni che vanno a coprire il pantalone, per evitare che l’eventuale zecca sfrutti spazi scoperti per intrufolarsi”. L’altra cosa importante è “evitare di sfregare le gambe contro l’erba e la vegetazione ai margini dei sentieri quando si cammina, perché le zecche stanno sui fili d’erba e sugli arbusti”.
Fondamentale, poi, al rientro dalla gita all’aperto, “effettuare un attento esame visivo e tattile della pelle, cosa che tendenzialmente la gente non fa. E’ un esame che va fatto su tutto il corpo, considerando soprattutto che le zecche nello stadio di ninfa, non adulto, sono molto piccole, circa un millimetro, quindi è anche molto difficile vederle. Sono scure, un piccolo puntino nero, e ci si può accorgere della loro presenza dopo qualche ora quando comincia il pasto di sangue: la parte può gonfiarsi un po’ e allora si può avvertire qualcosa, perché in realtà le zecche quando si attaccano iniettano sostanze anticoagulanti e anestetizzanti, quindi non si percepisce nulla sul momento. Quali parti del corpo esplorare in particolare? “E’ bene fare attenzione ad ascelle, inguine, gambe, ombelico, collo e testa, sia per noi che per i nostri animali”.
E se si trova una zecca sulla propria pelle, “va rimossa immediatamente – suggerisce Epis – Si fa con una pinzetta: la si afferra senza schiacciare il corpo, più vicino possibile alla cute, e si ruota leggermente in modo che si riesca a staccare l’apparato boccale. Quindi si imprime una leggera pressione e la si tira. L’importante è non schiacciare il corpo perché altrimenti favorisce il rigurgito del patogeno. Poi va monitorata per qualche giorno l’eventuale comparsa di sintomi, e occorre rivolgersi al proprio medico o al pronto soccorso se si comincia ad avvertire malessere, febbre e altri sintomi simil-influenzali, o si notano delle reazioni cutanee inusuali dopo il morso”.
La zecca ha dei nemici naturali che possono essere nostri alleati? “In realtà – conclude Epis – hanno pochissimi predatori. Sono descritti degli uccelli, dei ragni o dei rettili che si possono nutrire di zecche, ma in questo caso il concetto ormai noto al grande pubblico dello sfalcio ridotto dell’erba per aumentare la biodiversità e quindi anche i predatori, utile per altri casi come il controllo delle zanzare, vale davvero poco per la zecca”. Ultimi consigli utili dispensati dall’esperta sono “senz’altro l’utilizzo di acarorepellenti per categorie particolarmente esposte” all’insidioso artropode e un’altra operazione molto utile in caso di asportazione di una zecca è “conservarla in alcool come supporto ad un’eventuale diagnosi di malattia”.