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Washington Post: “Meloni sfida profeti di sventura e sorprende i critici”

(Adnkronos) – Giorgia Meloni ”ha sfidato i profeti di sventura, soprattutto oltre i confini italiani”. E ora, ”se riesce a cavalcare le onde insidiose della politica di coalizione italiana e a gestire un’economia che è stagnante da circa 20 anni, il suo successo potrebbe essere un modello per altri esponenti di destra in Europa”. Così il Washington Post parla della ”prima donna primo ministro italiana e leader più di destra dalla seconda guerra mondiale”, ossia ”il primo politico che in oltre dieci anni è riuscito a diventare premier vincendo un’elezione piuttosto che attraverso manovre di coalizione”. Un successo, prosegue il giornale, ottenuto ”nonostante gli odiosi antenati del suo partito, i suoi sforzi per bandire le influenze straniere nella lingua, nel cibo e nella cultura per riaffermare l’identità italiana e i suoi temi nazionalisti, anti-immigrazione e anti-Lgbtq”. 

Eppure, scrive il Washington Post, ”quando ha prestato giuramento lo scorso ottobre” ci si chiedeva se ”sarebbe stata ancora in carica per il panettone?”. Ed è ”sfidando le previsioni degli esperti (principalmente maschi)” che Meloni “è rimasta al potere a Natale”, e il suo potere ”sembrava ancora più saldo” ”quando è arrivato il momento della colomba, a Pasqua”. Il Washington Post descrive la presidente del Consiglio come ”telegenica, in grado di pensare velocemente, furba” e ricorda come sia entrata in politica sin dall’adolescenza. ”Eppure è entrata in carica con il timore diffuso che, come capo di un partito con radici nel fascismo italiano del secondo dopoguerra, avrebbe destabilizzato l’ottava economia più grande del mondo e avrebbe inviato onde d’urto in tutta Europa”, scrive il giornale. Con Meloni a capo del governo, ”l’Italia, dicevano gli analisti, è troppo grande per fallire e troppo complessa per essere gestita da un partito senza esperienza di governo. L’avventura del paese con una forza politica marginale poteva rivelarsi rovinosa mentre l’Europa lotta per mantenere l’unità mentre la più grande guerra degli ultimi 80 anni infuria sulla sua frontiera orientale”. 

Sei mesi dopo, Meloni si propone come ”l’ex governatore della Carolina del Sud Nikki Haley” e non ”una versione italiana della rappresentante Marjorie Taylor Greene (R-Ga.)” come ”molti si aspettavano”. Anche sull’immigrazione, che una volta Meloni ha descritto come una minaccia di “sostituzione etnica”, per il Washington Post ”in questi giorni è difficile distinguere le sue politiche da quelle del presidente Biden”.
 

Sulla Meloni come modello per la destra per l’Europa, il Washington Post parla però di ”cattiva notizia per gli altri esponenti di destra europei”. Ossia ”sarà difficile replicare la sua ricetta segreta di acume, buon tempismo e fortuna”. Il suo acume è legato alla guerra in Ucraina, dove la premier ha dimostrato un sostegno risoluto a Kiev, anche militare, deposto fiori a Bucha e accanto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che ”il destino dell’Unione Europea e delle democrazie occidentali dipende anche dalla vittoria dell’Ucraina contro coloro che vogliono usare la forza per calpestare il diritto internazionale”. Tutto questo nonostante ”i partner della coalizione del governo Meloni, l’ex premier Silvio Berlusconi e l’ex vice premier Matteo Salvini”. Il giornale cita poi il primo ministro ungherese Viktor Orban, alleato di lunga data della Meloni, che non è riuscito a lasciare Putin, e la francese Marine Le Pen, compromessa dal passato sostegno finanziario di Mosca al suo partito. 

Il Washington Post parla quindi di ”schiena dritta” di Meloni, che ha contribuito a riaffermare l’Italia come partner affidabile nelle grandi alleanze transatlantiche, su tutte la Nato. In crescita anche il suo ruolo nel G7, che sovrintenderà alla ricostruzione dell’Ucraina. Il giornale cita poi ”i suoi rapporti pragmatici con l’Europa” che hanno contribuito alla conferma dei fondi stanziati dall’Unione europea all’Italia post Covid, quei 200 miliardi di dollari che rappresentano il più grande aiuto finanziario a un Paese dal Piano Marshall. Da quando è entrata in carica, e nonostante la precedente opposizione alla Ue, il Washington Post afferma che con i 27 Meloni ha adottato solo ”tanti sorrisi”. Anche perché ”l”economia italiana naufragherebbe se gli aiuti si esaurissero”. 

Ma attenzione, conclude il giornale, ”qualsiasi passo falso potrebbe significare una rapida fine della sua luna di miele”. Viene sottolineato che ”la vita media dei governi italiani del dopoguerra è di 14 mesi” e afferma che ”i suoi partner della coalizione di governo sono alleati di convenienza che potrebbero rivoltarsi contro di lei se vedono un’apertura”.  

Insomma, si legge nell’articolo, per Meloni ”la sua migliore possibilità per un intero mandato di cinque anni sarebbe una buona prestazione di Fratelli d’Italia alle elezioni del Parlamento europeo del prossimo anno”. Una sorta di ”referendum di metà mandato sulla sua prestazione e degli sforzi per disintossicare la destra radicale. Se riesce a farcela, potrebbe ricoprire la carica per molti altri panettoni”. 

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