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Vola l’export agroalimentare Italiano: in Canada boom di spumanti e vini fermi

La crisi energetica, l’impennata dei costi di produzione delle aziende e lo spettro di una recessione globale non hanno finora arrestato la corsa del Made in Italy agroalimentare sui mercati esteri. Lo dimostra l’ultimo rapporto ISMEA La Bilancia dell’agroalimentare italiano, per il quale l’andamento delle spedizioni nazionali è risultato molto positivo anche nei primi sette mesi dell’anno in corso, dopo aver raggiunto nel 2021 lo storico traguardo di 52 miliardi di euro. Infatti, da gennaio a luglio sono stati incassati dalle vendite all’estero introiti complessivi per 34,5 miliardi di euro, mettendo a segno un incremento di quasi il 18% sullo stesso periodo dello scorso anno. Allo stesso tempo, però, il forte incremento del valore delle importazioni agroalimentari, +29,2% per 34,9 miliardi di euro, sotto la spinta dei rincari delle commodity agricole, ha riportato la bilancia commerciale agroalimentare in deficit di 381 milioni di euro. 

 

Resta il fatto che l’andamento positivo delle importazioni è una spia della buona tenuta dell’attività di trasformazione agroalimentare nonostante la forte pressione sui costi delle industrie alimentari italiane. Naturalmente i dati in valore risentono della forte spinta inflattiva, ma crescono anche i flussi in volume esportati delle referenze più rappresentative quali: pasta, prodotti della panetteria e biscotteria, vini spumanti, formaggi freschi e stagionati, prosciutti, pelati e polpe di pomodoro, a conferma che oltre frontiera la presenza del made in Italy a tavola è un fatto ormai irrinunciabile e riconosciuto. L’unica eccezione è costituita dal comparto della frutta fresca e trasformata che evidenzia una riduzione dell’export anche in valore dello 0,5% a causa delle flessioni registrate da mele, kiwi e nocciole sgusciate. Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani rimane l’Unione Europea che, con 16,9 miliardi di euro nel I semestre 2022, assorbe circa il 57% delle esportazioni nazionali. 

 

In generale, Germania, USA e Francia si configurano come i partner di maggior rilievo e tutti con tassi di crescita elevati. Tra i principali Paesi di destinazione risultano in controtendenza solo Giappone e Cina.  Anche per l’import, la UE è il principale partner dell’Italia con una quota, nel periodo in esame, del 69% in valore, con Francia, Spagna e Germania come principali fornitori. In particolare, il nostro export cresce a due cifre sia in ambito UE, +21% nel primo semestre del 2022, che presso i Paesi terzi, +16%, favorito in questo caso, anche da un euro debole sul dollaro. Nei principali mercati di sbocco la progressione è nell’ordine dell’11% in Germania, del 21% negli Usa, del 18% in Francia. Anche nel Regno Unito, quarta destinazione per importanza, le vendite sono aumentate del 19% a dispetto dei segnali di rallentamento dei due anni precedenti che avevano alimentato diffusi timori per le conseguenze della Brexit. Da segnalare anche il forte incremento delle esportazioni verso Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, mentre risultano in controtendenza solo i flussi verso Cina e Giappone. 

 

Particolare il caso del settore vitivinicolo. Infatti, per quanto riguarda gli spumanti, il dato generale dell’export di vino italiano nel primo semestre 2022 a livello globale è positivo grazie ad una crescita del 10,2% con il Canada che desta sorpresa grazie ad un aumento delle importazioni di vino italiano del 42,9% rispetto al primo semestre 2021. Un boom che lo proietta in quinta posizione, molto vicino alla Svizzera che aumenta il suo import di spumanti italiani dell’8,3%. Non è altrettanto positivo il trend per quanto riguarda l’export di vini fermi italiani. Tuttavia, la contrazione coinvolge tutti i principali mercati ad esclusione del Canada che vede un incremento del 9,5% anche per quanto riguarda i vini fermi. Decisamente positivo è anche l’export di latte e derivati che, con un tasso di crescita nel periodo in esame del 21,9%, esprime un fatturato all’export di 2,4 miliardi di euro.

 

Infine, va segnalato che anche le materie prime non trasformate e prodotti semilavorati. come il caffè non torrefatto, il mais, l’olio extravergine di oliva, i bovini vivi, il frumento tenero, il seme di soia, l’olio greggio di girasole, l’olio di palma raffinato sono stati i prodotti maggiormente reperiti sui mercati esteri e tutti in consistente crescita.

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