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Andrew Bambino: da lavapiatti a Executive Chef

Da “ragazzo ribelle” che non sapeva bene che strada prendere dopo il liceo, Andrew Bambino, con radici tra Roma e l’isola di Malta, di giorno lavorava come lavapiatti a La Fontana, nella Riva Sud di Montréal, dove è cresciuto, e la sera frequentava la scuola di Grafica 3D e Ingegneria del Dawson College.

Con il passare del tempo, ha iniziato a godersi la vita in cucina, assumendo compiti sempre più precisi, come lavorare nel reparto insalate e imparare a cucinare nuove ricette, ma tutto sempre come un passatempo, solo per guadagnare un po’ di soldi. Una volta ottenuto il diploma, ha poi frequentato il John F. Kennedy Business Centre, ottenendo un DEP in Vendite Professionali. È finito in un’azienda di vendite tecnologiche, dove ha lavorato per sei mesi in giacca e cravatta, prima di capire che non era quello che voleva fare nella vita.

“Ho capito che il mio posto è in cucina: è quella la mia vocazione, la mia comfort zone, ciò che sono bravo a fare”, dice Andrew, 32 anni. “Tutto ciò ha sorpreso anche me: non era nei miei piani diventare cuoco”.

Eppure, negli ultimi 15 anni ha lavorato in tante cucine di ristoranti di Montréal, tra cui il “Mile Public House” e il “Plaza Centre Ville”. Il suo percorso con il “JEGantic”, un gruppo di hospitality che possiede e gestisce diversi supper club di Montréal, è iniziato quasi sei anni fa, come capo chef del mitico “Bord’Elle”, fin dalla sua apertura.

“Bord’Elle è stato un successo immediato, non sapevamo in cosa ci stavamo cacciando”, ci racconta Andrew. “Volevamo fare un supper club anni ’20 con finger-food. Ma alla fine, già dopo una settimana il locale era sempre pieno e la gente voleva cenare”.

Dopo aver creato un menù in una cucina fin troppo piccola ed aver finalmente preso confidenza con l’attività, il gruppo ha deciso di espandersi a più ristoranti con cucine diverse. “The Farsides” ha aperto nel 2019 con una cucina thailandese e hawaiana. “Yoko Luna” aprirà il 26 maggio con la cucina Nikkei, una fusione tra giapponese e peruviano, in un’enorme location di 20.000 piedi quadrati dove un tempo c’era il “Club 1234”.

Pur non avendo mai avuto una formazione professionale culinaria, l’etica del lavoro di Andrew e la sua capacità di imparare tutto dagli chef con cui ha lavorato gli hanno permesso di diventare Executive Chef del “JEGantic”. Si occupa di tutto ciò che riguarda il cibo in tutti e tre i locali: “Dalle sostanze chimiche che entrano nella lavastoviglie alla città da cui proviene il filet mignon”.

Ora Andrew ha in serbo di aprire (si spera entro la fine di quest’anno) anche “Bambino”, un supper club italiano tutto suo, con l’ambizione di raggiungere il successo dell’ormai chiuso “Buonanotte”. “Bambino è il mio sogno, il mio progetto, ci lavoro da sempre, come ogni chef che prima o poi vuole aprire il suo ristorante”, ci confessa Andrew. “Stavo per lasciare il gruppo.

Volevo fare le mie cose da solo. Quando mi sono rivolto a John Gumbley, il CEO di JEGantic, mi ha detto: ‘Non esiste che ti lascio andare via, facciamolo insieme'”. Con queste premesse, il nuovo locale non potrà che essere fuori dal comune, ci si sentirà come in Italia, un posto dove potremo degustare le autentiche ricette della nonna, in un’atmosfera allegra e moderna. “Sarà il ristorante/nightclub italiano che manca a Montreal”, annuncia con orgoglio Andrew.

“I miei due soci, John Gumbley e Kaje Kandiah, del JEGantic, mi hanno concesso le luci della ribalta e la possibilità di eccellere nella mia carriera, quindi li ringrazio per avermi fatto crescere come chef. Se non fosse per loro, non mi ritroverei dove sono oggi”.

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