di Alessandra Cori
La vendemmia 2024 si fermerà a quota 41 milioni di ettolitri, pari al 7,1% in più rispetto allo scorso anno che, tra siccità e attacchi della peronospora, aveva registrato il raccolto più scarso degli ultimi 70 anni. È quanto emerso dalle previsioni dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini svoltasi a Ortigia in occasione dell’Expo Divinazione evento legato al G7 dell’agricoltura.
Anche il raccolto 2024, quindi, resterà ben al di sotto (-12,8%) della media produttiva dell’ultimo quinquennio, facendo così tirare un sospiro di sollievo ai produttori che temevano invece una vendemmia abbondante in un quadro di giacenze rilevanti e di consumi poco brillanti sia sul mercato interno che estero.
Per quanto concerne le tempistiche della vendemmia, la trasversalità dell’andamento climatico ha influenzato i tempi di raccolta in base alle varietà, alla tipologia, alla giacitura e alla disposizione dei terreni, fornendo uno scenario variegato. Al Sud, dove allo stress da carenza idrica si è aggiunto da maggio anche lo stress termico, il periodo della raccolta è stato anticipato, come al Centro e al Nord per le varietà precoci. Rientrano, invece, nelle medie stagionali le varietà tardive del Nord. La siccità ha influito poi in maniera negativa sui volumi, ma l’andamento delle temperature ha consentito una maturità fenolica completa che rappresenta il vero valore aggiunto di questa annata enologica.
Nell’insieme, stando alle previsioni, si tratta di un’annata contenuta nella quantità ma complessivamente di buona qualità, con diverse punte di ottimo nonostante le stranezze del tempo. Per gli amanti delle statistiche va sottolineato che, a causa del forte calo produttivo in Francia (-18%), l’Italia riconquista il primato produttivo mondiale nel vino. Da un punto di vista geografico, invece, la vendemmia ha fatto registrare una sostanziale tenuta al Nord (+0,6%), un significativo recupero al Centro, +29,1%, dopo che nel 2023 l’Abruzzo aveva perso a causa del fungo della peronospora oltre il 70% della propria produzione, e un incremento al Sud (+15,5%).
Tra le singole regioni si conferma la leadership del Veneto (11 milioni di ettolitri, stabile rispetto al 2023). In ripresa Emilia-Romagna (7,1 milioni +7%) e Puglia (7 milioni, +18%). Rimbalzo significativo per due regioni di prim’ordine come Toscana (2,3 milioni di ettolitri, +30%) e Piemonte (2,6 milioni, +10%). La siccità ha lasciato il segno in Sicilia (2,3 milioni di ettolitri, -16%). Stabile il Friuli-Venezia Giulia (1,59 milioni), in calo il Trentino-Alto Adige (1,3 milioni, -12,4%).
“Le stime vendemmiali – ha commentato il presidente di Ismea, Livio Proietti – ci consentono di mettere a fuoco che è necessario contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici con tecnologie e innovazioni mirate anche all’adattamento del nuovo contesto, che comunque richiederà sempre più conoscenza e preparazione tecnica di chi opera in vigna”.
“Per il futuro abbiamo bisogno di un vigneto Italia più flessibile – ha aggiunto il presidente dell’Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi – con strumenti di intervento che ci consentano, da un lato, di tamponare le eccedenze in annate positive e, dall’altro, di rendere meno traumatiche le annate scarse quando il clima non aiuta. Gli strumenti ci sono come la gestione delle rese. Le estirpazioni di cui tanti parlano non risolvono il problema. Tredici anni fa furono “rottamati” 30mila ettari di vigneti con una spesa di 300 milioni e abbiamo continuato a registrare eccedenze.
“Il settore vive una stagione complicata, ma la stragrande maggioranza delle nostre aziende – ha concluso Frescobaldi – è sana e ha bisogno di innovarsi, promuoversi, sintonizzarsi con un mercato in forte cambiamento. Per questo le risorse a disposizione vanno impiegate per sostenere chi vuole restare nel business anziché premiare chi opta per la rottamazione e il prepensionamento”.
“È stata una delle vendemmie più impegnative nella mia lunga esperienza di enologo – ha commentato il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella – col meteo che ha messo alla prova i viticoltori italiani da nord a sud del Paese. Le varietà più precoci, in alcune zone, sono state raccolte con rese inferiori mentre le varietà tardive hanno subìto ritardi o anticipi nella maturazione. Mai come quest’anno gli enologi sono stati chiamati a dimostrare la propria competenza scientifica per gestire al meglio sia la conduzione della vigna e delle risorse idriche, sia quella della cantina valorizzando al meglio le caratteristiche positive della materia prima”.