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Valeria Galluccio: da Napoli a Montréal a passo di danza

Il suo ElleX/ElleY vince la competizione nazionale 2025 del FIFA Festival International du Film sur l’Art

 

Foto crediti: Exy foto del Film ElleX/ElleY

 

MONTRÉAL – Danzatrice statuaria dalle gambe lunghissime, interprete, regista, coreografa, insegnante, consulente artistica… Valeria Galluccio è nata a Napoli, classe 1986. “Ballavo sempre anche da piccola, quindi mia madre mi ha iscritta a danza classica a 5 anni. Un ambiente molto duro, di alta disciplina, la mia insegnante veniva dal Teatro San Carlo. A Napoli c’era all’epoca solo quello…”, così ci racconta Valeria, con la sua freschezza stravagante, la sua bizzarra e raffinata semplicità. Dopo una decina d’anni di classica e la formazione in balletto, danza moderna e flamenco alla scuola Spazio Danza con Annalisa Cernese, non ancora maggiorenne scopre la danza contemporanea con il coreografo belga Wim Vandekeybus: “Ho iniziato a seguire dei workshop allo IALS, nei weekend. Sono rimasta folgorata da quella genialità fisica e teatrale. Andavo a Roma con il treno da Napoli dalla mattina alla sera, una cosa un po’ underground, di nascosto da mio padre che, preoccupato, mi diceva ‘ma con questa danza cosa ci fai?’… io infatti ho studiato anche Economia, e mi ha insegnato a tenere i piedi per terra perché gli artisti devono fare bene i calcoli, gestire il budget, parlare di contratti, esiste un aspetto pratico che è importante quanto quello creativo”. Nel 2008 Valeria debutta come solista nell’assolo Glass Room (coreografia di Eleonora Folegnani) alla Biennale di Venezia, entrata a far parte dell’Arsenale della Danza, un programma di formazione di contemporanea ideato da Ismael Ivo. “Io venivo dalla classica, ho fatto un’audizione sulle punte. Avevo una tecnica del ‘700 che vuole il corpo sempre leggiadro che si leva verso il cielo. Nella contemporanea si sta scalzi, una cosa nuova per me. I piedi sono paralleli alle anche e alle spalle, ci si rotola a terra, il corpo sente le gravità… in quattro mesi ho messo nel mio corpo nuovi modi di essere al mondo!”. Per i successivi tre anni, Valeria fa avanti e indietro con Venezia, interpretando i ruoli principali nelle opere di Ismael Ivo, con delle borse di studio. Nel 2011 va a fare un’audizione a Vienna per la compagnia quebecchese di Marie Chouinard e sarà un’altra svolta nella sua carriera. “Marie è stata l’enfant terrible du Québec, fa danza d’autore, da sola, senza collaborazioni, è famosa in tutto il mondo. È una donna bellissima, carismatica, tutti stanno a sentirla. Con il suo solito fare radicale, butta subito fuori la metà di quelli che c’erano e sceglie me.

 

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Io avevo 24 anni, non parlavo ancora le lingue. Mi dice ‘tra due settimane vieni a Montréal e impara il francese’, ho detto ‘ok’. E questa è stata l’audizione più importante della mia vita. In realtà io ne ho fatte poche. Dico sempre che non ho mai rincorso la danza, ma è la danza che è venuta a me”. A Montréal, Valeria lavora dunque, tra i tanti altri, a Gymnopédie (2013), Soft Virtuosity, Still Humid on the Edge (2015), Jérôme Bosch: Les jardins des délices (2016), Conférence dansée #2 (2017 – creato appositamente per lei da Marie Chouinard), Radical vitality, solos and duos (2018), Let me cry (2019), in duo su musica lirica con Sacha Ouellette “perché a Marie piacciono i corpi diversi e ha messo insieme una donna molto alta, con un uomo di bassa statura”, Sur la lame (2020), M (2023), Caravane (2024), Magnificat (2025). Tra i tanti premi e riconoscimenti, menzioniamo la Distinzione onorifica per il prestigio dell’Italia in Québec – Lions Club International (2022). Nel 2023 realizza il suo primo film di danza, auto-prodotto, LUCE, di cui è ideatrice, coreografa, regista e interprete. “L’ho creato in 20 giorni, poi girato in un mese, è stato un colpo di fulmine creativo! Ha vinto quattro premi internazionali e sta ancora girando per il mondo. C’è video-arte, video-danza e digital art, ci sono effetti speciali (di Claude Précourt) e musiche originali (di Luc St. Pierre). In LUCE io sono proprio un alieno, viola, senza capelli… è una storia molto forte e molto tenera”. Dulcis in fundo, l’anno scorso è stata regista, coreografa e interprete del suo cortometraggio ElleX/ElleY, un’altra opera di video-arte che ha vinto il premio Miglior Cortometraggio Canadese della 43ª edizione del FIFA Festival International du Film sur l’Art. “ElleX è il personaggio principale che si trova in una scatola, asettica, senza gravità. Poi il piano si inclina e dallo sbilanciamento esce fuori un materiale vitale nascosto fino ad allora, il suo clone ElleY. Sono due donne, ma un po’ androgine. Torna anche qui il concetto dell’alieno, del post-umano… io mi sono sempre sentita diversa; così alta, con questo corpo molto magro, lungo. A Napoli sempre molto osservata, come strana, fuori posto. Mi sono rinchiusa nella danza, che mi ha salvata. A creare ElleX/ElleY ci ho messo due anni. Ha vinto sovvenzioni dei governi federale e provinciale. È un cortometraggio d’arte innovativo, pionieristico, un po’ futurista, molto particolare… sarà difficile trovare un distributore. Però al pubblico è piaciuto, è molto accessibile”. ElleX/ElleY è stato proiettato il 21 marzo 2025 al Théâtre Outremont e ha vinto la Compétition Nationale FIFA con queste motivazioni: “Valeria Galluccio intreccia magistralmente linguaggio poetico, danza, immagini e animazione con eccezionale efficacia. Questo film è saggistica sul movimento. È un lavoro originale, universale e tuttavia profondamente personale. Lascia lo spettatore con tante domande senza risposta”. Congratulazioni Valeria: orgoglio italiano a Montréal.

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