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Prime Minister Justin Trudeau greets Justice Minister and Attorney General of Canada David Lametti at a swearing in ceremony at Rideau Hall in Ottawa on Monday, Jan. 14, 2019. THE CANADIAN PRESS/Sean Kilpatrick
Un italo-quebecchese per il rush finale

IL PUNTO di Vittorio Giordano

Meglio tardi che mai. Lo avevamo chiesto ad alta voce ed a chiare lettere: Justin Trudeau ha rotto gli indugi, chiamando un italo-quebecchese capace ed esperto come David Lametti a dirigere un Ministero strategico e cruciale come il Ministero della Giustizia. Un atto dovuto, quello di Trudeau, visto il ruolo politico, sociale ed economico che storicamente svolge la Comunità italiana nella provincia francofona. Che purtroppo, nel 2015, all’alba dell’era Trudeau-figlio, era rimasta clamorosamente a bocca asciutta. Tanto che per tre lunghi anni nessun italo-canadese ha fatto parte della ‘sala di comando’ liberale. Fino alla nomina dell’italo-ontariana Filomena Tassi, lo scorso luglio, a Ministra degli Anziani, in un dicastero senza portafoglio. Un contentino che non ha soddisfatto la Comunità italo-canadese, che si è sentita ancora una volta sottovalutata, come se il suo sostegno alla causa liberale fosse scontato e automatico. Nonostante l’appoggio spesso incondizionato nelle tornate elettorali degli ultimi decenni. Un paradosso che ha fatto vacillare lo storico e tacito ‘patto’ tra Italo-canadesi e Partito Liberale del Canada.  Ben venga, quindi, questo gesto di “riconciliazione” nei confronti degli italo-quebecchesi. Solo la tempistica lascia un po’ a desiderare: Lametti avrà solo 9 mesi per dimostrare tutto il suo valore e guadagnarsi la riconferma per un eventuale secondo mandato liberale. Il rischio, infatti, è che, gettato nella mischia nella fase più delicata dell’azione di governo (con la tassa del carbone, la costruzione dell’oleodotto, il deficit in crescita e le tensioni con la Cina e l’Arabia Saudita, che hanno ‘intorbidito’ la luna di miele di Trudeau con l’elettorato), il deputato di LaSalle- Émard -Verdun possa ‘bruciarsi’, compromettendo il suo futuro politico. Uno scenario possibile, ma decisamente  improbabile, conoscendo la stoffa umana e professionale di David Lametti. Nonostante i tempi stretti, infatti, siamo certi che Lametti saprà svolgere al meglio il suo lavoro, mettendo al servizio del Paese le sue indubbie competenze giuridiche, ma soprattutto le sue profonde qualità umane. Qualità umane forgiate da valori italiani, come senso del dovere, spirito di sacrificio, umanità e solidarietà. Nella speranza che questo nuovo corso, nel rapporto tra Trudeau e gli italo-canadesi, possa segnare l’inizio di un rinnovato rapporto di fiducia. Ma attenzione: il voto degli italiani va conquistato e meritato. Se Trudeau darà continuità alla scelta di coinvolgere sempre più gli italo-canadesi nella sua azione politica, potrebbe cogliere i suoi frutti a ottobre. Ma che non sia solo un’operazione di facciata o un espediente di ‘marketing politico’: David Lametti rappresenta tutti noi italo-quebecchesi. Questa nomina last-minute può avere senso solo nel solco di una presa di coscienza più ampia e profonda: i tempi sono maturi per un vero allargamento della presenza degli italo-canadesi nel governo. Dal 2019 al 2023. Sempre che Justin Trudeau riesca ad avere la meglio sul leader dei Conservatori, Andrew Scheer. Che ha già cominciato ad ammaliare gli italo-canadesi più giovani, spesso ribelli e allergici ai ‘patti’.

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