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Un film-documentario su Santa Cabrini

L’umanità della Patrona degli emigranti è più attuale che mai

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La regista italo-americana Lucia Mauro ci racconta la vita e le opere della missionaria che dà il nome all’ospedale italiano di Montréal

“Frances Xavier Cabrini: The People’s Saint” uscirà il 22 dicembre in occasione del centenario della sua morte.
La prima mondiale forse in Québec

L’intervista di Vittorio Giordano

MONTRÉAL – Tutti conosciamo l’ospedale “Santa Cabrini”, fiore all’occhiello tricolore nel panorama sanitario montrealese. Inaugurato nel 1960, è stato costruito dalla Congregazione delle Suore Missionarie del Sacro Cuore, ordine religioso fondato nel 1880 da Francesca Saverio Cabrini, ‘Madre’ italiana (nata nel 1850 a Sant’Angelo Lodigiano e scomparsa a Chicago nel 1917) che ha consacrato la sua vita all’assistenza umanitaria degli italiani emigrati nelle Americhe. Una donna forte e moderna in una società maschilista: difendendo la dignità di quanti erano costretti a vivere lontani dalla Patria, si è fatta indomita costruttrice di pace. L’antesignana degli odierni servizi sociali, una ‘Madre Teresa di Calcutta’ delle Americhe. Tanto che, oltre ad essere la prima cittadina americana ad essere proclamata Santa nel 1946, quattro anni dopo è stata innalzata da Pio XII a Patrona degli Emigranti. In 28 anni di missioni, ha viaggiato instancabilmente fondando 80 ‘centri’ tra scuole, ospedali, orfanotrofi, case di riposo e noviziati. Curiosamente tutti a ovest, nonostante il suo primo anelito, poi ‘corretto’ da Papa Leone XIII, fosse rivolto verso oriente. Una figura più che mai attuale, che con il suo esempio ci indica la strada da percorrere, in un’epoca in cui si moltiplicano le ondate migratorie (e con essi i pregiudizi e la diffidenza) di gente disperata alla ricerca di un futuro migliore. Una testimonianza di umanità e carità cristiana che, in occasione del centenario della sua morte, che ricorre il 22 dicembre 2017, la regista italo-americana Lucia Mauro (nonna Giuseppina di Palermo e nonno Giovanni di Ragusa), con l’apporto del Maestro Enzo De Rosa che ha composto le musiche originali, ha voluto riscoprire e rilanciare attraverso “Frances Xavier Cabrini: The People’s Saint”, un film-documentario che ripercorre la vita e le opere della Santa. Il terzo film della Mauro, ora in fase di montaggio, dopo il corto “In My Brother’s Shoes” (Nelle scarpe di mio fratello), miglior Cortometraggio al ‘Mirabile Dictu International Catholic Film Festival’ 2015, ed il medio “One  Year Later” (Un anno dopo), 2016, migliore colonna Sonora al Montreal’s 2016 Visions of the World Film & Music Festival. Entrambi con lo stesso minimo denonimatore: storie di persone che guardano al futuro con fiducia, dopo un’esperienza di vita traumatica. Tutto è nato nel marzo scorso, a Pasqua, in occasione della proiezione di “In My Brother’s Shoes” nel santuario di Santa Cabrini (una volta cappella del Columbus Hospital costruito nel 1905 proprio dalla missionaria, ma 15 anni fa convertito in palazzina) a Chicago, nel quartiere di Lincoln Park: “Alla Direzione della cappella, dove io e mio marito (Joe Orlandino, di origini calabresi, che ha prodotto il film) andiamo spesso a pregare, è piaciuto così tanto – ci racconta Lucia Mauro per telefono – che mi hanno proposto una collaborazione per il centenario della Santa. Da qui l’idea di realizzare un film documentario sulla sua vita”. Le riprese sono cominciate a giugno e si sono protratte fino a fine luglio. Cinque giorni in Italia e cinque a Chicago. Con alcune immagini esclusive dell’ospedale Santa Cabrini di Montréal. “Abbiamo messo in scena quanto raccontato, di volta in volta, da una voce narrante e dai personaggi intervistati: dallo scrittore (recentemente scomparso) Achille Mascheroni, che ha scritto diversi libri su Santa Cabrini, alle Suore di Codogno, dove Santa Cabrini ha fondato il Convento delle Suore missionarie del Sacro Cuore di Gesù”. Nel film viviamo le fasi più importanti della sua vita, con tre attrici che interpretano la missionaria da bambina, da novizia e da adulta: “Da piccolina, a Sant’Angelo Lodigiano, Santa Cabrini (interpretata da Martina Refano), costruiva delle barchette di carta che poi adagiava sul fiume Venera ricolme di fiori colorati, che rappresentano le suore in partenza per l’Oriente. In tenera età, infatti, Santa Cabrini voleva fare la missionaria in Cina: è stato Papa Leone XIII (Antonio De Robertis) a consigliarle di prendersi cura degli italiani emigrati in America. Commovente, poi, la scena girata nella Basilica di Sant’Antonio Abate e Santa Francesca Cabrini, con Madre Cabrini (Miriam Giudice) intenta a pregare. E grandiosa è l’ultima scena, con Santa Cabrini (Barbara Landis) ormai adulta che, accompagnata dal Grande Coro di Roma, formato da 40 cantanti e diretto da Fabrizio Adriano Neri, intona un inno composto dalla stessa Cabrini e musicato dal Maestro Enzo De Rosa”. Un film che racconta un passato più che mai attuale: “Il messaggio di Santa Cabrini vive ancora oggi, un messaggio di umanità, sensibilità e compassione per tutti i popoli. Nonostante la salute fragile, Santa Cabrini non ha mai avuto paura e non si è mai fermata”. Tanto da aiutare ancora oggi, attraverso la sua opera di misericordia, le persone in difficoltà, come testimonia la stessa Lucia Mauro: “Cinque anni fa sono riuscita a debellare un tumore, ma c’è sempre la possibilità che possa tornare. Per me Santa Cabrini resta una formidabile fonte d’ispirazione: una Santa, ma anche una donna, una donna impavida, che guarda sempre avanti. Che poi è la mia filosofia di vita, perché ogni problema non è altro che un’opportunità”. Fermo restando l’amore per la lingua e la cultura italiana: “Ho studiato l’italiano a scuola perché ai tempi della mia fanciullezza c’era molta discriminazione e dovevamo imparare in fretta l’inglese. A farmi innamorare dell’Italia è stato mio zio Franco, fratello di mia nonna: mi descriveva l’arte e l’architettura della sua Sicilia e  dell’Italia. Come gli avevo promesso, da adulta sono andata diverse volte in Italia. Per un anno ho anche studiato a Roma: Letteratura Italiana e Storia dell’Arte alla Loyola University’s John Felice Rome Center. L’Arte è la mia vita”. Lucia è stata giornalista e critica teatrale, ballerina e fotografa: “Ho pubblicato due libri con foto scattate nei miei viaggi in Italia, regione per regione”. Il suo cuore è diviso a metà tra Italia e America: “È per questo che i miei film sono sempre ambientati tra le due sponde dell’Atlantico”. Che è poi lo stato d’animo tipico di tutti gli italiani emigrati. Incluso quello di Santa Cabrini: “Il film uscirà ufficialmente il 22 dicembre, data in cui ricorre il centenario della sua morte”, rivela Lucia Mauro, che poi ci confida un bellissimo ‘segreto’: “La primissima proiezione potrebbe essere a Montréal, a fine novembre, tra le mura dell’ospedale Santa Cabrini”.

SITO DEL FILM: www.mothercabrinifilm.com

Lucia Mauro e Miriam Giudice (nei panni di Santa Cabrini) durante le riprese
Lucia Mauro e Miriam Giudice (nei panni di Santa Cabrini) durante le riprese
La regista Lucia Mauro con il marito produttore Joe Orlandino
La regista Lucia Mauro con il marito produttore Joe Orlandino

 

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