I popoli italici
Falisci, Latini, Osci, Umbri e Sabelli, assieme ai Veneti e ai Siculi, furono a capo dell’insieme di popoli indoeuropei che anticamente si stanziarono nella Penisola italica. Queste popolazioni parlavano lingue o dialetti strettamente imparentate. Gli agglomerati Sabelli più noti furono gli Umbri, gli Osci, i Sanniti, i Sabini, i Piceni, i Vestini, i Marrucini, i Peligni, i Marsi, gli Irpini, gli Equi, i Volsci, i Campani, gli Ernici, i Sidicini, i Leborini, i Lucani, gli Apuli i Bruzi, ecc. Poiché la loro parlata era imparentata, ecco allora che si parla di lingue Falisco-Latine, Osco-Umbre o Italiche. Secondo gli studiosi, tra cui il celebre Giacomo Devoto, dopo la prima ondata di arrivi nella Penisola Italica costituita dagli Osco-Umbri (II millennio a.C.), la seconda ondata accolse i Falisci-Latini e Sabelli, seguiti dagli Iapigi-Messapi. Forse la causa del secolare confronto tra Latini e Sabini fu determinata dal loro arrivo in due ondate differenti. Chi furono gli Umbri? Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia III, 112-113 riporta: “La popolazione umbra è ritenuta la più antica d’Italia, si crede infatti che gli Umbri fossero stati chiamati Ombrici dai greci perché sarebbero sopravvissuti alle piogge quando la terra fu inondata (il leggendario Diluvio? Ndr.). Infatti, il popolo della VI regione Umbria era considerato il più antico d’Italia. Fonti storiche, reperti epigrafici e archeologici riportano che gli Umbri, dopo aver dominato un vasto territorio comprendente l’odierna Toscana, l’Umbria, parte delle Marche e della Val Padana, furono alla fine scacciati dai Liburni e dai Siculi; che a loro volta furono scacciati dagli Etruschi. Dopo la vittoria romana sulla Lega gallo-etrusco-italica, gli Umbri entrarono pacificamente nell’orbita romana a cui restarono fedeli. In cambio conservarono la propria identità culturale fino al I secolo a.C.; epoca a cui risalgono i testi in lingua umbra contenuti nelle “Tavole eugubine”. Dette “Tavole” provano l’antichissima parentela indoeuropea e romana tra i popoli italici. Chi furono i Falisci? I Falisci occuparono una regione chiamata Ager Faliscus dai romani. Il toponimo è di origine latina ed è legato alla loro città principale: Falerii (odierna Civita Castellana). I Falisci vengono menzionati da vari storici dell’antichità, tra cui Strabone, il quale accomuna la storia dei Falisci a quella degli Etruschi, anche perché erano alleati contro Roma. Per la stessa ragione, anche Tito Livio non esita ad annoverare i Falisci fra i popoli etruschi. Ma gli storici sono concordi nel considerare i Falisci un popolo contiguo ai latini per origine e lingua (se non addirittura protolatini), che a causa della vicinanza fu in parte influenzato dagli etruschi. Al loro arrivo in Italia dall’Europa centrale, i Falisci convissero tra gli Osco-Umbri e Etruschi. In seguito, una grossa parte di questi migrò occupando la costa tirrenica tra l’attuale Lazio e Calabria. Perciò i Falisci vanno divisi in Falisci-Latini a nord, in contatto con gli Etruschi, quelli che si definiranno latini nel Latium, e una terza compagine al sud in stretto contatto con gli Enotri e gli Itali, anch’essi italici, con i quali si amalgamarono. Chi furono gli Osci? Gli Osci o Oschi furono un popolo che si stanziò nel centro-sud Italia nel V secolo a.C., sino a quando non furono sterminati. È sorprendente che di un popolo che culturalmente ebbe tanto ascendente sui popoli italici in generale restano ben poche vestigia. Gli Osci, chiamati anche Oschi (impropriamente Opici) furono una popolazione indoeuropea di origine Sabella del gruppo Osco-Umbro. Il loro nucleo centrale era situato nell’entroterra del Golfo di Napoli. Ma vi sono molte testimonianze di lingua osca in tutto il centro-sud Italia, in particolare nella Calabria settentrionale. Agli Osci si deve la fondazione di Pompei, Ercolano, Alife, Capua, Atella, ecc… Vi è chi sostiene che il loro nome fosse una versione alternativa di Aurunci.
Chi furono i Sabini? Per migrazione, i Sabini derivavano dagli antichi Umbri. In epoca preromana, l’antico popolo dei Sabini era stanziato lungo il dorsale appenninico. Un popolo di una profonda religiosità che concepiva ogni aspetto della vita e delle forze della natura come manifestazione del sacro e del divino; da qui derivava la sua disciplina, obbedienza alla legge e il rispetto della parola data. I Sabelli o Sabini, dello stesso ceppo dei Sanniti, erano chiamati anche Safineis, Safinim e Safina, da cui deriva il nome Sannio e Sabina. Parlavano una lingua molto vicina all’osco e alla lingua umbra. La storia dei Sanniti e del Sannio è fondamentale per capire le migrazioni e la fondazione di nuovi insediamenti che diedero origine avari popoli italici. Significativo il rituale sannitico del “Ver sacrum” (Primavera sacra). Era d’uso, presso i Sanniti, che i nati nell’anno di una calamità, una volta ventenni, dovevano abbandonare le proprie terre per fondare nuove città. I giovani si allontanavano dalle loro famiglie al seguito di un animale totemico che li avrebbe guidati e dal quale avrebbe preso nome il sito e gli abitanti. Così, mediante il “Ver Sacrum”, nacquero Piceni (Picchio), Irpini (cinghiale), Equicoli (cavallo), Vultures (avvoltoi), Lucani (la Luce), Bovaianom (Bojano), il bue; oppure nomi di divinità tutelari come i Marsi (popolo di Marte), ecc… È più che probabile che Romolo e Remo seguirono una Lupa, per poi avvistare gli avvoltoi al fine di decidere sul luogo e sul nome della Città eterna…..Il mito racchiude tra le sue pieghe verità storiche. È la sua funzione!