(Adnkronos) – “Inquieta l’allerta del Cremlino sul possibile utilizzo ucraino di armi sporche: il lupo che grida ‘al lupo’”. A parlare all’Adnkronos è l’esperto di intelligence Mario Scaramella, che insegna contrasto al terrorismo al Master Marte dell’Università di Bergamo. Commentando nei mesi scorsi il furto di sostanze dalla centrale di Chernobyl Scaramella aveva escluso un possibile “uso di questi materiali nel teatro ucraino perché la Russia, come poi ha più volte minacciato, è pronta ad usare il potente arsenale nucleare tattico e certo non necessita più di soluzioni creative come negli anni ‘50”. Tuttavia, sottolinea oggi, “il rischio di utilizzo autolesionistico di scorie per giustificare la risposta nucleare russa è adesso realistico” e “a noi resta solo da vigilare e non abboccare alle manipolazioni” perché “il condizionamento della opinione pubblica internazionale resta il principale obiettivo di Putin”.
Scaramella ricorda che “il 23 novembre 1995 l’Izmailovsky Park, nella parte orientale di Mosca, fu teatro del primo attentato radioattivo con uso dimostrativo di Cesio 137 da parte del comandante ceceno Shamil Basayev, che diede fuoco davanti a una troupe della televisione indipendente russa a una ingente quantità di materiale, rivendicando la propria potenziale capacità di guerriglia urbana non convenzionale. L’episodio, che è fra i pochissimi casi di uso di una ‘bomba sporca’, assume una valenza importante adesso, nel momento in cui il Cremlino avverte del rischio”.
“Il punto – sottolinea – è che il comandante Basayev, responsabile dei più efferati attacchi in nome della autonomia cecena, inclusi l’assalto al teatro del Nordost e la strage dei bambini nella scuola di Beslan, è stato identificato da ufficiali dei servizi segreti russi, poi passati in Occidente, come un agente del Gru di Mosca, l’intelligence militare. Sappiamo quindi che l’uso di BRV è una tecnica usata a scopo dimostrativo solo dai russi con propri infiltrati nella guerriglia, e sbandierare adesso questo tipo di minaccia, che giustificherebbe una ‘reazione’ nucleare russa è suggestivo”.
“Sul ruolo di Basayev – ricorda ancora Scaramella – lavorammo anche con Anna Politkovskaja ed Alexander Litvinienko durante la crisi di Beslan. Il fatto era noto anche ad esponenti del governo ceceno in esilio come Ahmed Zakayev ma mai divulgato perché il guerrigliero comunque, benché spia di Mosca, ispirava i resistenti ceceni alla battaglia e la notizia avrebbe danneggiato il morale, ma in realtà molti capi del terrorismo islamista come Juma Namangani in Uzbekistan e lo stesso Al Zawahiiri recentemente neutralizzato in Afganistan hanno militato segretamente nei servizi russi dopo essere stati arrestati e rilasciati, non deve sorprenderci quindi se l’intelligence di Mosca continui a provocare annunciando una possibile schermaglia radiologica/nucleare sul terreno ucraino”.
Insomma, si tratta dell’”ennesima partita a scacchi senza regole dove però il giocatore è sempre e solo uno”.