(Adnkronos) – Le paure diventano lacrime, scuse e abbracci: dopo tre settimane Filippo Turetta, in carcere a Verona per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, riesce a stringere a sé i suoi genitori, mamma Elisabetta e papà Nicola. Ci hanno messo quattro giorni in più, l’incontro era già possibile mercoledì, per varcare – poco dopo le ore 12 di ieri – il cancello dell’istituto di Montorio, attraversare la soglia, sentire le sbarre che si richiudono alle proprie spalle e guardare negli occhi il “figlio perfetto”.
Dal primo giorno il giovane, 22 anni tra pochi giorni, chiede di incontrarli per chiedere perdono, per avere la certezza di non essere stato abbandonato anche da loro. Le parole vanno sullo sfondo quando lo sguardo familiare torna a incrociarsi in una stanza del carcere. Un’ora, la prima di tante altre, per provare a mettere ordine in un groviglio di emozioni, per fare i conti con un ‘nuovo’ Filippo, “ma pur sempre nostro figlio”. I genitori “lo hanno abbracciato. Abbiamo fatto in modo di tutelare la loro privacy, come si fa con ogni famiglia” spiega una fonte all’Adnkronos. “Posso solo dire che alla fine Filippo era sollevato, ha saputo di non essere stato abbandonato, di non essere solo”.
C’è l’abbraccio, gli occhi lucidi, ma in quella stanza aleggiano anche domande pesanti che tormentano un padre che nel tratteggiare il suo “bravo ragazzo” aveva immaginato un finale diverso, e una madre capace, nel suo appello alla stampa, solo di ipotizzare una fuga di coppia. Ci sono due genitori che in un’intervista sostengono che “gli è scoppiata qualche vena in testa” perché increduli nell’immaginare il primogenito armato di un coltello. Eppure lo studente “che non aveva mai dato problemi” aggredisce la 22enne in un parcheggio di Vigonovo (Venezia) quindi la uccide con una ventina di coltellate – perché non accetta la fine della relazione – nella zona industriale di Fossò, la carica in auto, la guarda morire e la scarica in un dirupo a più di 100 chilometri da casa. Poi percorre altri 900 chilometri, fino in Germania, dove scatta l’arresto.
Un delitto, confessato da Filippo Turetta in ogni dettaglio, su cui la procura di Venezia non smette di lavorare. La prossima settimana i carabinieri del Ris di Parma dovrebbero iniziare le analisi sull’auto guidata da Turetta, ma anche sul coltello e sul nastro adesivo sequestrato e su altri elementi che potrebbero costare al 21enne le aggravanti della premeditazione e della crudeltà. Non è di questo, però, che i genitori e Filippo parlano nel primo faccia a faccia dietro le sbarre. Forse non basterà una vita a mamma e papà Turetta per capire il perché dell’omicidio, per smettere di chiedersi dove hanno sbagliato, per non essere indicati come i genitori del “mostro” o per chiedere scusa, ancora una volta, alla famiglia di Giulia.
Gino Cecchettin, subito dopo il ritrovamento del corpo senza vita della figlia, aveva chiesto di non usare parole d’odio verso nessuno, un invito che è pronto a ripetere nel giorno dei funerali della 22enne la cui morte si è trasformata da lutto privato in dolore condiviso. Nella Basilica di Santa Giustina a Padova dove domani martedì 5 dicembre si svolgeranno i funerali sono attese 10mila persone. Sarà lutto regionale in Veneto e all’Università di Padova, dove Giulia avrebbe dovuto discutere la tesi in Ingegneria biomedica, le lezioni mattutine saranno sospese. Papà Gino sta preparando un discorso, difficile per lui scegliere le parole da pronunciare in una chiesa gremita e in una piazza antistante in cui saranno allestiti due maxischermi.
L’invito a partecipare è rivolto a tutti non solo per ricordare Giulia, ma per non dimenticare tutte le donne uccise da un uomo. La bara della 22enne sarà poi trasferita a Saonara dove ci sarà un’altra cerimonia religiosa più intima, prima della tumulazione nel piccolo cimitero cittadino in provincia di Padova, dove Giulia sarà sepolta a pochi passi dalla mamma Monica, morta poco più di un anno fa.