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Tumori al polmone, diagnosi precoce è via maestra

(Adnkronos) – Implementare programmi di screening per il tumore al polmone con la Tac del torace a basso dosaggio destinati alla popolazione a rischio residente su tutto il territorio nazionale. Questo è il punto centrale del nuovo position paper ‘Tumore al polmone: la via maestra è la diagnosi precoce’, realizzato con il contributo non condizionato di Johnson & Johnson MedTech e presentato questa mattina a Roma, presso la sala stampa della Camera dei deputati. Il documento, elaborato da un panel editoriale costituito da rappresentanti della comunità scientifica, associazioni di pazienti e istituzioni, sottolinea l’importanza e la necessità per il nostro Paese di “promuovere programmi di screening per il tumore al polmone, destinati alla popolazione target, quale strumento efficace di programmazione sanitaria e prevenzione per migliorare la vita dei pazienti”.  

Il tumore al polmone è una delle principali cause di morbidità e mortalità oncologica nel nostro Paese. Nel 2023 si sono registrate circa 44mila nuove diagnosi, posizionando il tumore al polmone tra le neoplasie più frequenti, particolarmente tra gli uomini. Questa tendenza è aggravata dalla stima dei decessi annui, che nel 2022 si aggirava intorno ai 35.700. “L’impatto del tumore al polmone sull’ecosistema sociosanitario italiano è profondo – afferma Simona Loizzo, membro del panel editoriale e capogruppo della Lega in Commissione Affari sociali della Camera – con una prognosi molto spesso infausta per i pazienti (una sopravvivenza a 5 anni del 16% negli uomini e del 23% nelle donne) e un’onerosa assistenza sanitaria che ammonta, secondo le stime, a oltre 9.300 euro di costi medi per l’ospedalizzazione”.  

In questo contesto, spiegano gli esperti intervenuti all’evento, la diagnosi precoce emerge come elemento cruciale nella lotta contro il cancro, in quanto il 44% dei pazienti che riceve una diagnosi di tumore al polmone presenta una malattia metastatica, mentre solo il 26% è a uno stadio iniziale. Lo screening, come confermato dall’analisi di dati nazionali e internazionali, rappresenta lo strumento chiave per individuare precocemente la patologia, offrendo maggiori opportunità di un trattamento efficace e, di conseguenza, una migliore prognosi per i pazienti. Infatti, la correlazione tra lo stadio della malattia al momento della diagnosi e la curabilità è evidente: la sopravvivenza a 5 anni può variare drasticamente, dal 7-10% per diagnosi in stadio avanzato al 60-70% per quelle in stadio iniziale. Condividendo l’importanza di promuovere in maniera strutturale i programmi di screening per la diagnosi precoce del tumore al polmone, è stato avviato un percorso in cui la comunità scientifica, i pazienti e le istituzioni hanno lavorato sinergicamente per individuare, alla luce delle evidenze scientifiche già presenti, azioni concrete da mettere in campo per implementare in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale programmi destinati alla popolazione target, favorendo una presa in carico precoce e tempestiva. 

“Emerge, in tale contesto, l’importanza di un’accurata valutazione dell’efficacia del programma di screening per garantire efficienza, efficacia e sostenibilità economica del programma nell’ambito operativo, adottando un approccio standardizzato a livello nazionale che integri dati quantitativi e qualitativi”, dichiara il presidente della Società italiana di endoscopia toracica, Giuseppe Cardillo. “In questo modo, la valutazione assicura che il programma soddisfi le esigenze sanitarie e che venga gestito in modo economicamente sostenibile e responsabile”, aggiunge. Ciò è dimostrato anche dai dati appena pubblicati nel primo rapporto del Gruppo di lavoro su equità e salute nelle Regioni dell’Istituto superiore di sanità, in cui si sottolinea che nelle regioni del Nord, dove la copertura di popolazione degli screening è elevata, la riduzione di mortalità per tumore della mammella tra il 2001 ed il 2021 supera il 35%. Un andamento simile viene registrato anche per i tumori del colon: nelle regioni del Centro e del Nord dove lo screening è partito prima e con livelli di copertura più elevati (intorno al 70%), la mortalità si è ridotta di circa il 30%, molto più che al Sud (-14% nelle donne e -8% negli uomini). 

“Questo implica che le istituzioni – afferma il presidente della Società italiana di chirurgia toracica, Francesco Facciolo – rispondano all’urgente bisogno di integrare un programma di screening per il tumore al polmone nelle politiche sanitarie nazionali, affrontando e superando le sfide operative e finanziarie esistenti, sviluppando un sistema integrato che sia organizzato, uniforme in tutte le regioni e accessibile a tutti”.  

Il presidente e amministratore delegato di Johnson & Johnson MedTech Italia, Gabriele Fischetto, conclude che “l’accesso a una diagnosi precoce è indispensabile e deve essere messo a disposizione di ogni cittadino: è una chiave fondamentale per indirizzare al meglio le cure e le risorse del nostro sistema sanitario. Questo è ancora più vero quando si tratta di malattie oncologiche come il tumore del polmone. Noi, come Johnson & Johnson MedTech, siamo a fianco della comunità scientifica e dei pazienti e vogliamo sensibilizzare ulteriormente l’impegno anche da parte delle istituzioni al fine di sistematizzare e ampliare programmi di screening per affrontare insieme questo big killer”.  

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