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Trump, news sul caso Stormy Daniels: cosa succede ora

(Adnkronos) – Martedì 4 aprile, alle 14.15 di New York, Donald Trump comparirà in tribunale. L’ex presidente degli Stati Uniti, incriminato dal gran giurì di Manhattan per il caso Stormy Daniels, dovrà affrontare più di 30 capi d’accusa relativi a frode aziendale. Trump, primo ex presidente incriminato nella storia degli Usa, dovrà sottoporsi alle procedure di rito in caso di arresto, comprese foto segnaletiche e il rilevamento delle impronte digitali. “E’ una persecuzione politica ed un’interferenza nelle elezioni al massimo livello della storia”, ha detto Trump, che punta al ritorno alla Casa Bianca nelle elezioni 2024 e che, nonostante l’incriminazione, può proseguire la campagna.  

“Credo che questa caccia alle streghe si ritorcerà pesantemente contro Joe Biden”, ha detto chiamando in causa l’attuale presidente che, nel corso della giornata, non ha commentato la vicenda. La prima reazione di The Donald, secondo il legale Joe Tacopina, è stata di “shock”. Poi, è partita la controffensiva a livello di comunicazione e social. 

Trump ha puntato il dito contro il giudice che la prossima settimana gli notificherà formalmente le accuse: “Il giudice a cui è stato assegnato il mio caso da caccia alle streghe, mi odia. Si chiama Juan Manuel Marchan, è stato personalmente scelto da Bragg ed i suoi procuratori ed è la stessa persona che ha costretto il mio 75enne ex Cfo Allen Weisselberg, a dichiararsi colpevole (dichiarati colpevole, anche se non lo sei, e prendi 90 giorni, opponiti e prenderai 10 anni)”, ha aggiunto, riferendosi ad uno dei casi di irregolarità finanziarie della Trump Organization. “Ha fatto pressioni su Allen, una cosa che un giudice non può fare, ed ha trattato in modo pessimo la mia società, che non si è dichiarata colpevole, appelliamoci!” ha concluso Trump. 

Trump trascorrerà il weekend in Florida, a Mar-a-Lago, e si sposterà a New York nella giornata di lunedì 3 aprile. Martedì si presenterà in tribunale e, secondo quanto ha detto il suo legale Joe Tacopina, non sarà ammanettato. La procedura viene accuratamente studiata ed elaborata con il coinvolgimento dell’US Secret Service, impegnato nella protezione dell’ex presidente.  

Il procuratore di Manhattan, Alvin Bragg, avrebbe voluto Trump in tribunale già nella giornata di venerdì 31 marzo. I legali di The Donald si sono opposti affermando che il Secret Service ha bisogno di più tempo per organizzare la procedura senza precedenti, secondo informazioni diffuse da Politico. 

Con la prima incriminazione di un ex presidente della storia americana, ci si trova infatti nella circostanza, estremamente delicata, di un imputato che si presenterà alle autorità scortato dagli agenti delle guardie del corpo presidenziali. A New York, intanto, la polizia monitora la situazione e si prepara ad una giornata cruciale: al momento, secondo il NYPD, non esistono “minacce credibili per la città”. 

In tribunale, il giudice stabilirà anche le condizioni del rilascio, che potrebbero prevedere anche restrizioni di movimento se non addirittura gli arresti domiciliari. Anche solo la prima eventualità potrebbe avere un effetto sulla nuova campagna elettorale di Trump. 

La prima udienza sarà anche l’occasione in cui verranno formalizzate e quindi rese pubbliche le accuse che comprenderebbero, secondo quanto rivelato dalla Cnn, 30 capi di imputazione di frode societaria. Bragg infatti ritiene che l’ex presidente abbia commesso un illecito registrando come spese legali i 130mila dollari restituiti all’avvocato Michael Cohen che aveva pagato di tasca propria Stormy Daniels per pagare il silenzio della pornostar sulla relazione avuta con il tycoon nel 2006. Un illecito aggravato dal fatto che è stato commesso per impedire che le rivelazioni della donna potessero influenzare la campagna elettorale del 2016. 

Trump, secondo Tacopina, “non farà nessun patteggiamento”. “Non succederà, non c’e’ crimine”, ha detto alla Nbc riferendosi alle accuse del procuratore Bragg. “Non so se si arriverà a processo perché abbiamo delle sostanziali argomentazioni legali”, ha aggiunto. “Alla fine, speriamo veramente e lui spera che lo stato di diritto prevalga”, ha concluso affermando che “nei miei 32 anni di carriera come avvocato, non ho mai sentito lo stato di diritto colpito a morte nel nostro Paese come è successo ieri”. 

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