Canada e Messico i Paesi più colpiti
WASHINGTON – Nella serata di lunedì 10 febbraio, il Presidente americano Donald Trump ha firmato i decreti relativi all’imposizione dei dazi del 25% sulle importazioni statunitensi di acciaio e alluminio a partire da martedì 4 marzo. “Oggi semplificherò le nostre tariffe sull’acciaio e sull’alluminio affinché tutti capiscano cosa significa. È pari al 25%, senza eccezioni o esenzioni. E questo vale per tutti i Paesi”, ha affermato l’inquilino della Casa Bianca. Nel 2024 le importazioni dei due metalli hanno raggiunto un valore di 50 miliardi di dollari. Gli Usa comprano alluminio soprattutto dal Canada (9,5 miliardi di dollari), dagli Emirati Arabi (1,1 miliardi) e dal Messico (690 milioni) mentre l’acciaio proviene prevalentemente da Canada (11 miliardi), Messico (6,5 miliardi), Brasile e Cina (5 miliardi). I produttori europei rappresentano, nel complesso, circa il 15% delle importazioni negli Stati Uniti. Il Presidente Usa sta valutando, inoltre, l’imposizione di dazi aggiuntivi su automobili, prodotti farmaceutici e chip per computer. Il Québec rischia di subire lo shock della decisione di Washington. Nel caso dell’alluminio, ad esempio, la Belle Province ospita nove delle dieci fonderie di alluminio presenti in Canada: rappresenta il 90% della produzione canadese di alluminio, la maggior parte del quale viene esportato negli Stati Uniti.

Il Partito Conservatore e il Nuovo Partito Democratico hanno chiesto al governo liberale una risposta forte e immediata. “Reagiremo imponendo contro-tariffe sull’acciaio e sull’alluminio americani e tutto il denaro raccolto sarà restituito alle nostre industrie dell’acciaio e dell’alluminio”, ha dichiarato il leader dei conservatori, Pierre Poilievre, a Iqualuit. A Windsor, il leader dell’NDP Jagmeet Singh è dello stesso aviso: “Dobbiamo predisporre misure di sostegno per proteggere i lavoratori colpiti”, ha affermato. La dichiarazione del Presidente americano arriva solo una settimana dopo che Canada e Messico hanno ottenuto all’ultimo minuto una sospensione dei dazi del 25% chiesti da Washington sui beni e servizi importati dai due Paesi confinanti. Lo scopo dei dazi è quello di rafforzare la produzione nazionale, tuttavia questo ha ricadute sui prezzi e sul costo di tutti i prodotti per la cui costruzione si impiegano acciaio ed alluminio. Gli Stati Uniti fanno molto affidamento sulle importazioni per soddisfare una larga parte della domanda di settori come l’edilizia, la produzione di automobili, il confezionamento di bevande, il settore aerospaziale e l’equipaggiamento militare. Già nel 2018, durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, Trump aveva imposto tariffe del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% su quelle di alluminio. Il suo obiettivo era quello di riavviare la produzione statunitense rendendo il materiale straniero più costoso per gli acquirenti americani. Tuttavia, diversi importanti fornitori, tra cui Canada, Messico e Unione Europea, sono stati alla fine esentati. L’Ue aveva all’epoca risposto prendendo di mira marchi simbolo del made in usa come le moto Harley Davidson, il whisky del Tennessee e i jeans Levi’s.
51º stato Usa, Trudeau: “La minaccia di Trump è reale”
Per il Primo Ministro liberale, è arrivato il momento di diversificare il mercato internazionale ed eliminare le barriere commerciali tra le singole Province
OTTAWA – Il Primo Ministro Justin Trudeau ha dichiarato, durante un incontro con rappresentanti del mondo imprenditoriale del suo Paese tenutosi venerdì scorso, che la minaccia del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di annettere il Canada “è una cosa reale”. L’affermazione, confermata da due leader aziendali presenti all’evento e riportata inizialmente dal Toronto Star, è stata captata da un microfono lasciato accidentalmente acceso, dopo che i giornalisti erano stati invitati a uscire dalla sala. Secondo un audio diffuso da CBC News, registrato durante il Canada-US Economic Summit di Toronto, Trudeau ha affermato: “Il signor Trump ha in mente che il modo più semplice per farlo (avere accesso ai minerali critici canadesi, ndr.) è assorbire il nostro Paese, ed è una cosa reale…”. Trudeau si riferisce ai 31 minerali essenziali per l’industria tecnologica, tra cui litio, grafite, nichel e terre rare. Risorse strategiche che fanno gola a Washington e che Ottawa sta cercando di proteggere con una politica industriale aggressiva. Trump ha ribadito anche di recente il suo desiderio di fare del Canada il 51° Stato americano. “Cosa mi piacerebbe? Che il Canada diventasse il nostro 51° Stato”, ha detto a un giornalista che gli chiedeva cosa potesse fare Trudeau per convincerlo a rinunciare ai dazi. Sebbene il Paese non potrà fare a meno degli Stati Uniti, il Canada potrebbe trovarsi ad affrontare “una situazione politica a lungo termine più difficile” con il suo vicino meridionale, ha spiegato Trudeau nel suo discorso di apertura. “Si parla molto di diversificazione – ha aggiunto – ma la nostra geografia implica che saremo sempre costretti a trarre vantaggi e, allo stesso tempo, ad affrontare le sfide derivanti dal commercio con gli Stati Uniti. Questo rapporto resterà sempre una parte importante della nostra economia”. Il contesto attuale rappresenta una “straordinaria opportunità” per espandere i mercati a livello internazionale, ha sottolineato Trudeau, secondo cui “è giunto anche il momento di avere un reale libero scambio in Canada, ci sono ancora troppe barriere al nostro commercio interno, da una sponda all’altra del Paese”. (V.G.)