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Tricarico contro tutti: “I social tossici e il Sanremo di Amadeus fa schifo”

(Adnkronos) –
Francesco Tricarico contro tutti, dai social che “sono tossici” al Sanremo di Amadeus che “fa schifo”. In un’intervista all’Adnkronos, il cantautore-pittore se la prende soprattutto “con la perdita del buon senso, della bellezza e della competenza in ogni campo”.  

Che l’artista fosse parecchio critico sull’attuale momento storico lo si era già capito nel marzo scorso quando, dopo due anni di silenzio musicale, ha pubblicato il singolo “Mi state tutti immensamente e profondamente sul cazzo 1”, che se la prende appunto con Sanremo 2023, con il politicamente corretto, con i governi dei banchieri, con “chi usa i figli per fare soldi”, con le gare di canto, di ballo, di cucina, con “le gare in generale” e con un elenco infinito di questioni d’attualità e, alla fine, “siccome l’elenco è lungo”, annuncia che il brano avrà diversi sequel. Ora, nei giorni scorsi, ha pubblicato il nuovo singolo ‘Faccio di tutto’, che – spiega – “nasce da questo momento così incerto e precario dove un’apparente libertà nasconde il pericolo della perdita di ogni valore e diritto acquisito in anni e anni di lotte. ‘Faccio di tutto’ nasce dallo sgomento nell’osservare in questi ultimi decenni in ogni campo la perdita dell’eccellenza, della competenza e del coraggio di dire e pensare liberamente”.  

Complici del degrado, “dove non c’è più spazio per l’analisi”, sono per Tricarico i social: “I social sono tossici per i ragazzi e le piattaforme dovrebbero diventare editori a tutti gli effetti, con le stesse responsabilità, gli stessi diritti e gli stessi doveri, che hanno quelli che pubblicano quotidiani, settimanali, radio e tv”.  

Negli ultimi anni, dice Tricarico, “abbiamo visto cose agghiaccianti: ministri incompetenti, impreparati, gente che ricopre posizioni di grande responsabilità che dice e fa di tutto e il contrario di tutto (che è un po’ il senso di ‘Faccio di tutto’)”. Ma anche nella musica, “tanti cantanti che arrivano dall’oggi al domani: una volta per andare a Sanremo dovevi aver già fatto una gavetta, pubblicato degli album. Io i primi quindici anni non andai perché bisognava avere una chiara e conclamata carriera, mi pare con tre album all’attivo. Oggi è diventato un format: vai direttamente a fare quella trasmissione e magari l’anno dopo sei ospite. È una roba che non ci si crede. Mancanza di competenza e di merito”. 

La cultura del like come unico faro “è aberrante”: “Questo non è più un gioco – sottolinea l’artista – sta trasformando antropologicamente l’umanità. I ragazzi hanno un rapporto con i social simile a quello che hanno i tossici con la droga. Bisognerebbe intervenire con decisione. Con i miei due figli questo è uno dei temi di maggiore scontro”, racconta.  

Tricarico a Sanremo ci è stato tre volte: nel 2008 con ‘Vita tranquilla’ (che si aggiudicò il Premio della Critica Mia Martini), nel 2009 con ‘Il bosco delle fragole’ e nel 2011, con il brano ‘3 colori’, che venne eliminato alla quarta serata (quell’anno c’erano le eliminazioni che ora non ci sono più, ndr.). Dopo di allora ha però riprovato a tornare al festival, “ma non mi hanno preso”: “quest’anno non ci ho nemmeno provato. Ma trovo assurdo che una persona abbia in mano il festival per 5 anni. In 5 anni, non dico che puoi cambiare il costume ma influenzare parecchio la scena e il gusto”. Eppure il Sanremo di Amadeus ha avuto un successo di pubblico e di vendite senza precedenti: “Io non credo a nulla. I numeri sono interpretabili. Con i numeri fanno quello che vogliono, lo abbiamo visto con la pandemia”, è la replica di Tricarico. “Lo share di oggi va valutato sulla platea che oggi guarda la tv. Il 70% di oggi è una minoranza. Ci trattano tutti come deficienti e come bestie”. Così, quest’anno non ha “nemmeno provato” a presentare un pezzo per il festival: “Magari l’anno prossimo, sto lavorando a tante belle canzoni. Ma vedrete che l’anno prossimo ci sarà ancora Amadeus”, scommette.  

Per Tricarico, “di fronte all’imbarbarimento portato dai social, la nobiltà del festival sarebbe stato portare cognizione, coraggio, ricerca del bello, perché i social tendono a dare visibilità alla parte più voyeuristica anche nella musica. Non credo che da questo punto di vista, quello di Amadeus sia un bel festival”. E chi vorresti tu alla direzione del festival in futuro? “Un Francesco Mandelli. Uno che osi e che non sclerotizzi le menti”, risponde.  

“Perché oggi c’è qualcosa di terribile – prosegue – nel modo in cui viene deciso ciò che deve passare ed essere visibile: lo stiamo vedendo anche con le guerre. Si decide che l’Ucraina e Israele hanno tutte le ragioni e chi porta delle riflessioni non dico contrarie ma più equidistanti, viene fatto fuori dall’algoritmo, viene arginato, viene oscurato. Sembra che siamo diventati dei sottosviluppati. L’ho pensato anche ieri rivedendo un discorso di Craxi sull’Olp, c’erano argomentazioni alte, analisi. Un altro livello, con tutto che Craxi non è stato certo indenne da sbagli. Oggi da Salvini alla Schlein, il livello è bassissimo. Non parlo di posizioni politiche ma proprio del livello delle argomentazioni. La Meloni, per quanto lontana dalla mia sensibilità politica, da questo punto di vista ha più esperienza e competenza di altri suoi colleghi. Ma il momento è terribile”.  

Tricarico parla anche dell’esplosione di trapper e rapper, “figli di un’umanità che ha difficoltà a reggere l’attenzione oltre i 15 secondi: bisognerebbe costringere i proprietari dei social a pagare e diventare editori, a spiegare le loro decisioni che ora sono subdole e mai alla luce del sole. Questi hanno un potere di analisi in mano senza precedenti: sanno quello che fai, quello che dici, quello che compri e ingigantiscono le tendenze che vogliono. Ci vorrebbe un controllo su questo enorme potere”. L’argine? “Buttare il cellulare. Ma è difficilmente realizzabile. Con i miei figli litigo quando li vedo troppo incollati allo schermo dello smart phone ma soprattutto cerco di tenerli vigili sul mezzo parlando e ragionando con loro. Io sono fiducioso che i ragazzi di oggi reagiranno con un rigetto ad un certo punto. Ho letto che in alcuni posti del mondo c’è un ritorno al vecchio telefonino senza connessione. Spero che a un certo punto si rendano conto che non hanno più libertà e che lo lascino a casa”, auspica. Sennò sarà sempre di più “un’umanità all’insegna della prostituzione: dove nessuno dice no, in nessun campo, anche perché non conosce nulla e quindi non ha spirito critico. Si dice solo di sì, perché ti pagano e devi dire di sì. E naturalmente fare quello che ti dicono. Ormai in tutti i campi”, conclude amaro l’artista che si esibirà in concerto il 27 ottobre nel club Asino che Vola di Roma e il 15 dicembre al Teatro Socjale di Piangipane (Ravenna).  

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