(Adnkronos) – Sono tre gli sprinter azzurri ad aver fermato il cronometro sotto i dieci secondi. Un risultato impensabile sino a qualche tempo fa. Filippo Tortu, argento nei 200 metri ai recenti Europei di Roma e ultimo interprete della 4×100 che ha dominato all’Olimpico, ha aperto la strada: sei anni fa corse i 100 metri in 9”99 a Madrid, battendo il primato di Pietro Mennea che durava da 39 anni. Poi è arrivato il ciclone Jacobs (9”80) a Tokyo 2020. E qualche giorno fa a Turku, in Finlandia, di nuovo Jacobs (9”92) e Chituru Ali, fantastica sorpresa in 9”96.
A Roma Tortu -che ha rinunciato agli Assoluti per concentrarsi totalmente sulle ormai imminenti Olimpiadi di Parigi- ha corso la sua frazione della 4×100 azzurra a pochi centesimi da quell’8”94 stampato a Tokyo tre anni fa. E anche stavolta ha trasformato la delusione per il mancato oro nei 200 metri in carburante esplosivo per la staffetta: “Sono due gare differenti, la gioia di una non cancella la delusione dell’altra. Non si tratta di reagire, ma di avere la consapevolezza che finita una gara, che sia andata bene o meno, si deve subito pensare a quella successiva”, spiega a La Ragione. E poi aggiunge un dettaglio mica scontato sul fantastico momento dell’atletica azzurra, anche nello sprint: “Il nostro settore sta attraversando un momento d’oro, frutto del grande lavoro svolto negli anni passati. La competizione interna ha creato uno stimolo per tutti noi e questo ci sta aiutando ad alzare il livello”.
Thomas Ceccon, fenomeno del nuoto italiano (primatista mondiale sui 100 dorso, ha vinto i 50 farfalla al Settecolli di Roma, annunciando che correrà anche i 200 dorso ai Giochi) ammette che il successo è un’ossessione, per lui come per Sinner. Sul tema Tortu non si tira indietro: “Tutti noi atleti viviamo per la vittoria, è il nostro fine assoluto. È una sensazione che non ti lascia mai, la senti costantemente dentro di te. Mi accompagna da quando ho iniziato e finché correrò farà parte di me. Col tempo però ho capito che le emozioni che può lasciarti una vittoria durano un giorno; mentre l’orgoglio e la soddisfazione dovuti all’allenamento e al proprio percorso ti rimangono per tutta la vita”, conclude Tortu nell’intervista a La Ragione.