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Terremoto a Napoli oggi, scossa di magnitudo 3 ai Campi Flegrei

(Adnkronos) – Nuovo terremoto oggi ai Campi Flegrei, Napoli. La scossa, di magnitudo 3, è avvenuta alle 11.02 alla profondità di 1 chilometro e localizzato a 5 chilometri a est di Pozzuoli. 

“Abbiamo tutti avvertito la scossa delle 11:02 di magnitudo, 3.0. Invito tutti alla calma, in particolare per quanto riguarda le Scuole. E’ in corso una sequenza di eventi sismici, a bassissima magnitudo (inferiore a 1.0): i dirigenti scolastici, gli operatori e gli insegnanti sono preparati a gestire la situazione, chiedo quindi ai genitori di mantenere la calma perché i bambini e i ragazzi sono al sicuro. Vi aggiorneremo appena l’Osservatorio ci fornirà nuove informazioni” scrive in un post su facebook il sindaco di Pozzuoli, Gigi Manzoni . 

Durante il mese di agosto 2023 nell’area dei Campi Flegrei sono stati registrati 118 terremoti, si legge sul sito dell’Ingv – Osservatorio vesuviano. Di questi, 1026 eventi (circa il 91.8% del totale) hanno avuto una magnitudo minore di 1.0 o non determinabile a causa della bassa ampiezza del segnale non chiaramente distinguibile dal rumore di fondo, 75 eventi (circa il 6.7% del totale), hanno avuto una magnitudo compresa tra 1.0 e 1.9, 14 eventi (circa l’1.3% del totale), hanno avuto una magnitudo compresa tra 2.0 e 2.9 e 3 eventi (circa lo 0.3% del totale), hanno avuto una magnitudo ≥ 3.0. In totale sono stati localizzati 703 eventi (circa il 63% di quelli registrati), ubicati prevalentemente tra Pozzuoli, Agnano, l’area Solfatara-Pisciarelli, Bagnoli e il Golfo di Pozzuoli, con profondità concentrate nei primi 2 km e profondità massima di circa 4 km. 

I Campi Flegrei sono un’area vulcanica attiva situata a ovest di Napoli, che include i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, Giugliano in Campania e parte della città di Napoli. Il nome Campi Flegrei, dal greco letteramente “campi ardenti”, denota la natura vulcanica dell’area e la presenza di numerose fumarole e acque termali, ben note e sfruttate nell’antichità. 

A differenza del più noto Vesuvio, i Campi Flegrei non sono caratterizzati da un unico edificio vulcanico principale, ma sono piuttosto un campo vulcanico attivo da più di 80.000 anni, con diversi centri vulcanici situati all’interno e in prossimità di un’area depressa chiamata caldera. La caldera è il risultato del ripetuto sprofondamento di una vasta area provocato dal collasso del tetto del serbatoio magmatico superficiale a seguito dello svuotamento dello stesso per opera di almeno due grandi eruzioni: l’Ignimbrite Campana (40.000 anni) e il Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni). L’eruzione dell’Ignimbrite Campana è l’eruzione a più elevata energia conosciuta nel Mediterraneo: con essa un’enorme quantità di cenere è stata dispersa nell’atmosfera, influenzando il clima non solo a livello regionale ma probabilemte anche a livello mondiale.  

Dopo l’eruzione del Tufo Giallo Napoletano l’attività vulcanica dei campi Flegrei è stata particolarmente intensa con più di 27 eruzioni solo negli ultimi 5.500 anni, l’ultima delle quali, avvenuta nel 1538, ha generato il cono di tufo di Monte Nuovo. 

La caldera dei Campi Flegrei è soggetta a lenta deformazione del suolo nota con il nome locale di bradisismo. Nei periodi 1970-72 e 1982-84 l’area flegrea è stata interessata da crisi bradisismiche in cui il suolo, nell’abitato di Pozzuoli in particolare, ha subito un sollevamento totale massimo di circa 3.5 m. La prima crisi causò l’abbandono forzato dell’area fatiscente di Rione Terra; la seconda crisi in particolare fu caratterizzata da intensa sismicità con gravi danni agli edifici. Dopo le crisi si è avuto un periodo di generale subsidenza, interrotta a partire dal 2005 da un’inversione del fenomeno che ha portato ad un costante sollevamento del suolo, al momento ancora in atto. 

Allo stato attuale il livello di allerta dei Campi Flegrei è GIALLO, come stabilito dal Dipartimento della Protezione Civile, sulla base dei risultati del monitoraggio e delle valutazioni espresse dalla Commissione Grandi Rischi. Tale livello, a differenza del livello di allerta “verde”, che corrisponde all’attività ordinaria del vulcano, è indice della variazione di alcuni dei parametri monitorati dall’INGV. 

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