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Taxi, a Roma sono la metà di Madrid: Parigi inarrivabile. Bittarelli: “Servono 300 licenze subito nella Capitale”

(Adnkronos) – Aspettando le nuove licenze ‘doppie’ del Campidoglio, Roma si trova evidentemente in una situazione di sofferenza, certificata da articoli di giornale e testimonianze dei viaggiatori: e i numeri raccontano appieno questa carenza di mezzi per la mobilità dei singoli. La Capitale infatti (con oltre 3 milioni di residenti più 15 milioni di turisti transitati solo nei primi sei mesi dell’anno) può contare su 7.962 licenze taxi attive, cui vanno aggiunti circa 1.000 Ncc. Si tratta praticamente – in base ai dati dell’Ufficio Studi Uritaxi – della metà dei 15.777 taxi censiti a Madrid con un numero di turisti molto simile, e costi mediamente più bassi (il viaggio dall’aeroporto al centro della città costa 30 euro contro i 50 da Fiumicino al cuore di Roma).  

In realtà fra le grandi capitali europee è Parigi quella con l’offerta più forte con 19.124 taxi attivi, anche se con un numero di turisti superiore e un’area maggiore da coprire. Sopra quota 15 mila (15.127 per l’esattezza) anche Londra, che però conta quasi 9 milioni di residenti. Sui livelli romani (8100 taxi attivi) anche Berlino, dove però il numero di turisti atteso è quasi la metà di quello dell’Urbe. Forte anche l’offerta a Barcellona (10.521 ‘auto bianche’, in realtà gialle e nere) e, considerando le dimensioni inferiori, Bruxelles (3250).  

Ma è Atene il ‘paradiso’ di chi vuole affidarsi a un taxi: i 13.760 veicoli in circolazione giorno e notte, peraltro con tariffe assai ridotte rispetto alle altre grandi capitali, fanno dei taxi un sostituto efficace ed economico per muoversi sotto l’Acropoli e in tutta l’Attica. 

”Sono due anni che diciamo che è necessario rilasciare immediatamente 300 licenze”. Così Loreno Bittarelli, presidente di itTaxi e Uri-Unione dei RadioTaxi d’Italia all’Adnkronos dopo le ennesime denunce sui social, ultime in ordine di tempo dall’attrice Nancy Brilli e da Crispian Balmer, corrispondente della Reuters in Italia, sulla difficoltà di trovare i taxi a Roma. 

“Adesso il Comune di Roma ha deciso di fare il bando oneroso sfruttando il decreto Bersani, in modo che il 20% del costo della licenza vada ai Comuni. Che senso ha assegnare la licenza a chi ha più soldi. E’ la prima volta che si rilasciano le licenze col bando oneroso, Veltroni ne rilasciò 2.500 a titolo gratuito”. “Al momento a Roma le auto bianche sono circa 7.800. Fino ad ora ci siamo persi in chiacchiere, non è chiaro quante licenze rilascerà Gualtieri: 1000-1.500-2000? Sembra che il prezzo sarà di circa 70mila euro a licenza. Il bando ha avuto già l’ok dell’Art e dovrebbe uscire a luglio. Quello che noi suggeriamo invece è di andare per gradi ma di iniziare subito. Mentre entrano in circolazione nuovi taxi vanno adeguate le infrastrutture: ad esempio aumentare le piazzole e le corsie preferenziali”. Infine Bittarelli sottolinea un’altra criticità: ”Un elemento che non aiuta è il costo del servizio, non è possibile che la tariffa sia ferma da quasi 13 anni. Va adeguata ai costi di gestione, altrimenti l’incontro tra domanda e offerta si altera”. 

Sono in tanti e lavorano poco, in media percorrendo cinque-sei tratte al giorno, qualcosa in più nei posteggi più battuti, in un turno di otto ore, dovendo procedere a rotazioni ampie per avere a bordo i clienti, nonostante il boom di presenze turistiche a Napoli, soprattutto, in questo periodo. Poi c’è la concorrenza delle note applicazioni per il trasporto privato e i costi di gestione. I dati sulle dichiarazioni dei redditi pubblicate da Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi, secondo cui i tassisti napoletani in media dichiarano poco meno di 10.200 euro annui, trova conferma nelle parole di alcuni conducenti in attesa di chiamata, all’aeroporto di Capodichino, che produce ormai un intenso traffico di turisti a ogni ora del giorno. “Il sazio non crede al digiuno”, così esordisce, con una battuta espressa in napoletano all’Adnkronos Marco, tassista da 25 anni. “Si parla spesso senza sapere le cose. Noi sosteniamo spese ingenti, ci sono quelle per il carburante, c’è la concorrenza sleale degli abusivi, ci sono gli Ncc. Personalmente faccio un fondo cassa quotidiano per la manutenzione del taxi, poi pago circa 2.000 euro annui di assicurazione, il 40% in più di quanto costa a un privato, poi c’è il collaudo annuo di 80 euro, il costo di un test psicologico, si parla poco dei costi che sosteniamo”. 

E se l’Antitrust nei mesi scorsi ha sollecitato anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, a incrementare il numero delle licenze, per i tassisti uno dei nodi è il mancato aumento delle tariffe: “Siamo fermi al tariffario di 20 anni fa, nel frattempo tutto è aumentato, così il nostro guadagno è sempre più basso”, spiegano in coro, ammettendo che ci sono ancora colleghi che non emettono fatture. “Avviene in tutte le categorie professionali”, incalzano alcuni. Gennaro, tassista 45enne, ammette che “con i turisti si guadagna di più ma ormai si guarda solo quello, c’è il tema dell’usura dell’auto, io incasso circa 30-40 euro al giorno in più, il fatturato quotidiano è di 70 euro circa”. 

Poi c’è la grande questione dei servizi di trasporto privato via app. “Si dice che le tariffe sono più basse, in realtà incassano anche di più, la differenza è fatta dalla prenotazione con lo smartphone, ma i turisti non sanno che pagano di più”, osserva Gennaro, che si serve di una delle più celebri piattaforme per prenotare un transfer diretto a Caserta: “Viene a costare 112 euro, io chiedo meno di 100 euro, ma ora per farci concorrenza queste aziende vengono a prelevare i clienti all’uscita principale dell’aeroporto, cosa che le forze dell’ordine a noi non consentono”. 

“Le parole del corrispondente della Reuters fanno male ma si limitano a fotografare la realtà” dice all’Adnkronos Andrea Romano, presidente di MuoverSì Federazione Ncc e Mobilità. “L’offerta di taxi e di trasporto pubblico non di linea nelle nostre città non è assolutamente in grado di rispondere all’enorme crescita dei flussi turistici che l’Italia sta registrando (lo scorso 4 giugno il Ministero del Turismo ha diffuso dati molto chiari: nel 2023 rispetto al 2022 si sono registrati 16 milioni di arrivi in più e oltre 39 milioni di presenze in più). Il risultato è davanti ai nostri occhi ogni giorno: file inaccettabili di cittadini e turisti di fronte alle stazioni e agli aeroporti in attesa di prendere un taxi, giornali italiani e stranieri piene di storie tutte uguali a quella raccontata oggi da Crispian Balmer”.  

”Con la nuova stagione turistica l’Italia ripeterà la pessima figura che ha già fatto la scorsa estate, essendo l’unico grande paese europeo dove un cittadino o un turista non può muoversi liberamente – aggiunge – La responsabilità di questo scandalo è solo e soltanto di una politica che non riesce a superare il ricatto della lobby dei tassisti, che è sempre riuscita a bloccare qualsiasi ipotesi di riforma tenendo in ostaggio il parlamento, il governo e il paese di fronte all’evidentissima necessità di un intervento di riforma”. ”La responsabilità più grande è oggi del ministro dei trasporti Salvini che, invece di avviare il cantiere per una nuova legge-quadro che sostituisca le disposizioni di oltre trent’anni fa e che finalmente permetta all’offerta di trasporto pubblico non di linea di rispondere a una domanda sempre crescente, ha recentemente varato decreti attuativi che riescono nel capolavoro di peggiorare una situazione già catastrofica: puniscono il Noleggio con Conducente, unica alternativa alla penuria di taxi, e ampliano i privilegi della casta dei tassisti”, aggiunge.  

”Un esempio macroscopico di assoluta cecità della politica, che passa sopra l’interesse nazionale e la credibilità del nostro paese nel mondo pur di premiare una lobby incapace di garantire servizi pubblici all’altezza – conclude – MuoverSì ribadisce, persino di fronte a questo ennesimo esempio di cecità politica, la propria totale disponibilità a interloquire con il governo e con tutto il parlamento per contribuire a riscrivere le regole del servizio pubblico non di linea: nell’interesse dei cittadini, dei turisti, delle nostre aziende e del buon nome dell’Italia”. 

”I tassisti dovrebbero diventare un servizio pubblico a tutti gli effetti. Oggi non lo sono, sono un ibrido. Di fatto quello del taxi è un servizio pubblico in mano ai privati” dice all’Adnkronos Francesco Artusa, presidente di ‘Sistema Trasporti’. ”Se anche mettessero 200 o 300 licenze in più, il problema non sarebbe risolto. Intanto sarebbero metà della Roma e metà della Lazio – ironizza – e quindi quando c’è il derby in giro non ci sarebbe nessuno. Ma anche la sera, la notte e nei weekend la situazione non cambierebbe. In Atac non sono gli autisti che decidono quando andare a lavorare: quindi se i tassisti hanno il pregio di definirsi servizio pubblico ci vorrebbe che il Comune ne potesse disporre. Molto spesso la gente non trova i taxi alla stazione perché lì non vanno perché la tratta è poco redditizia. Con un banalissimo collegamento satellitare si potrebbe dire ai 200 tassisti fermi da una parte di andare nei luoghi, dove magari ci sono 200 persone in fila e applicare sanzioni a chi si sottrae”. 

”Il problema è che alle soluzioni, come ai cavi dell’alta tensione, non ci si avvicina nessuno: sindaci governatori, ministri e presidenti del Consiglio”, sottolinea. ”C’è un ministero dei Trasporti impegnato ad aggravare questa situazione andando a colpire l’unica alternativa che c’era una volta ovvero il Noleggio con conducente – aggiunge -. Se stiamo vivendo questa emergenza dal 2021 in poi è perché nel frattempo è calata la capacità del noleggio con conducente di fare supplenza. Noi abbiamo contribuito alla mobilità fino al 2019 poi sono arrivate le nuove norme che hanno bloccato le autorizzazioni per gli Ncc. Normalmente siamo più competitivi sulle tratte più lunghe rispetto al transfer cittadino ma quando ci sono scioperi ad esempio il cliente lo sa, si muove per tempo e prenota anche spostamenti più piccoli. L’unica condizione per noi è partire dalla rimessa. Adesso però siamo sotto organico, non siamo riusciti neanche a rimpiazzare quelli che hanno cambiato lavoro dopo la pandemia. E questo perché c’è il blocco da parte del governo a rilasciare le autorizzazioni e c’è un inasprimento delle norme”. 

”Il problema vero è che né ai tassisti né al governo interessa se la gente sta a piedi – conclude – Se un cliente prova a lamentarsi con un tassista del fatto che sta aspettando da 30 minuti lui risponderà: ma perché lei alla posta non aspetta? Per loro è assolutamente fisiologico il fatto che siano pochi. Che lo sia per loro posso anche capirlo ma che lo sia anche per il ministero e per il governo…”. 

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