(Adnkronos) –
Joe Biden insiste su Taiwan. Riafferma la determinazione degli Stati Uniti a sostegno dell’isola e dei suoi 23 milioni di abitanti in caso di invasione cinese. Lo fa a poche settimane dal Congresso del Partito comunista cinese e dall’attesa ‘incoronazione’ di Xi Jinping con un terzo inedito mandato da leader. Per i media di Taiwan, si tratta delle affermazioni “più chiare” da quando è arrivato alla Casa Bianca. Il Washington Post scrive della “più chiara dichiarazione recente di Biden su quanto gli Usa sarebbero disposti a spingersi per sostenere Taiwan a livello militare”.
Sulla questione il presidente americano è intervenuto più volte negli ultimi mesi e in ogni occasione l’Amministrazione è sempre intervenuta per sottolineare che non è cambiata la politica americana su Taiwan, isola di fatto indipendente ma che Pechino considera “parte inalienabile” del suo territorio. Si torna a parlare della politica di “ambiguità strategica”.
“Le forze Usa difenderebbero l’isola?”, ha chiesto la Cbs a Biden. “Sì, se ci fosse un attacco senza precedenti”, ha risposto il presidente che nei mesi scorsi ha più volte lasciato intendere che gli Stati Uniti sarebbero pronti ad aiutare a livello militare Taiwan in caso di attacco cinese. “Quindi, per essere chiari, a differenza dell’Ucraina le forze Usa difenderebbero Taiwan in caso di invasione cinese?”, ha insistito Scott Pelley nell’intervista a Biden. “Sì”, ha ribadito il presidente.
Nell’agosto dello scorso anno Biden parlava alla Abc dell’impegno a difendere gli alleati Nato e affermava che lo stesso valeva per Taiwan. Poi ancora nell’ottobre di quell’anno interveniva durante una town hall sulla Cnn dopo che Xi Jinping era tornato a ribadire che è “inevitabile” la “riunificazione” di Taiwan, una “provincia ribelle” per Pechino. Gli Stati Uniti difenderanno Taiwan in caso di attacco da parte della Cina, diceva Biden, “abbiamo un impegno su questo”.
Poi tornava sulla questione il 23 maggio scorso a Tokyo, un valore aggiunto, secondo gli osservatori, con voci che evidenziavano la “fine dell’ambiguità strategica”. Rispondeva sempre “sì” alla domanda se fosse disposto a un coinvolgimento militare per difendere l’isola. “E’ l’impegno che abbiamo preso”, diceva, aggiungendo di “concordare con la politica di un’unica Cina, ma l’idea che (Taiwan) si debba prendere con la forza, solo con la forza, non è giusta”. La politica statunitense di “ambiguità strategica” verso Taiwan non è cambiata, diceva poi lo stesso Biden il giorno dopo a margine del vertice Quad, che riunisce Stati Uniti, India, Australia e Giappone.
Anche questa volta, come sempre, immediate le reazioni di Taipei e Pechino alle parole di Biden trasmesse nelle ultime ore dalla Cbs. L’isola ribadisce il “grazie” al presidente americano per il “sostegno solido” e la diplomazia di Taiwan sottolinea come “le ultime affermazioni evidenzino ancora una volta che la crescente minaccia della Cina nello Stretto di Taiwan ha sollevato una preoccupazione diffusa nei Paesi nel mondo”. Taipei assicura che continuerà a lavorare con gli Usa e altri Paesi, a rafforzare le sue capacità di autodifesa per salvaguardare insieme nella regione dell’Indo-Pacifico l’ordine internazionale basato sulle regole.
La diplomazia di Pechino se la prende con il presidente americano, denuncia quella che considera “una grave violazione” degli impegni di Washington “a non sostenere l’indipendenza di Taiwan” e un “brutto segnale” di supporto alle “forze separatiste che militano per l’indipendenza” dell’isola. E invita Biden a “comprendere” che per la Cina quella di Taiwan è una questione “molto delicata”, a rispettare “il principio di una sola Cina”. Non farlo, ha affermato una portavoce del ministero degli Esteri, potrebbe danneggiare “ulteriormente” le relazioni bilaterali tra Pechino e Washington e “la pace e la stabilità” nello Stretto di Taiwan.
A suscitare le ire di Pechino era stato nei giorni scorsi l’annuncio dell’Amministrazione Biden sulla vendita di armamenti a Taiwan per 1,1 miliardi di dollari, arrivato poco dopo la visita di inizio agosto della speaker della Camera Nancy Pelosi a Taipei. Una missione, seguita poi da viaggi di varie delegazioni Usa, a cui la Cina ha risposto avviando maxi manovre militari intorno all’isola.
Taiwan e Usa non hanno relazioni diplomatiche formali, ma forti legami economici e militari. Di fatto ci sono però ‘rappresentanze diplomatiche’, l’American Institute a Taiwan e il Taipei Economic and Cultural Representative Office a Washington. Nel 1949 gli Usa avevano inizialmente riconosciuto il governo di Taiwan come rappresentante della Cina, ma poi tutto cambiò nel 1979 e in base alla politica di “una sola Cina” riconoscono il governo di Pechino senza prendere posizione sullo status della sovranità di Taiwan, anche se in base al Taiwan Relations Act del 1979 sono impegnati a fornire a Taiwan armi per la difesa. Gli Stati Uniti “non giochino col fuoco”, aveva detto Xi a Biden nel colloquio telefonico di fine luglio.