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Tailandia (Il Tempio e la seta)

Prima di lasciare questa terra così bella e misteriosa, mi sembra opportuno descrivere un tempio buddista e la lavorazione della seta a Chiang Mai, nel nord della Tailandia.

L’abate siede davanti all’altare. È l’ora di pranzo; un monaco porta un tavolino coperto da una tovaglia di seta e con quattro o cinque piatti che contengono degli strani miscugli. Dai suoi occhi attenti capisco che ha davanti delle prelibatezze che i fedeli hanno preparato per lui. Sull’altare c’è una statua di Budda, sullo sfondo un albero enorme e dorato. 

Con un segno della mano mi invita a sedere un po’ distante e mentre comincia a gustare il pranzo mi racconta che è stato a Roma, a Parigi, a Madrid, a Barcellona… Capisco solo i nomi delle città perché sta parlando in Thai. Osservo le tavole scolpite, i libri sacri, le candele profumate che bruciano lentamente, i fiori attorno a lui, un gatto che cammina silenzioso sopra i libri. 

Sei persone entrano recando delle rose e il più vecchio si genuflette e parla con l’abate che ha interrotto il pranzo. Quattro donne e un ragazzo di una quindicina d’anni ascoltano attentamente e sorridono. Dalla strada arriva il canto di un gallo, il tintinnio di campanelli mossi dal vento, il rumore di una vecchia macchina.

Il giovane monaco gli porta dell’acqua ad un cenno della mano. L’Abate riprende il pranzo e parla muovendo le lunghe dita in modo grazioso. Sento la parola Canada e gli sguardi dei fedeli si volgono verso di me. Fanno tutti un piccolo inchino ed io rispondo con un sorriso e un movimento della testa. Infine la seduta finisce; il ragazzo si avvicina a me e in un inglese stentato mi spiega quello che ha detto l’Abate: a due caseggiati dal tempio c’è una vecchia che tesse la seta; mi invita a visitarla.

Prima di uscire l’Abate prende un piccolo amuleto con l’immagine di Budda e me lo regala. Capisco che è doveroso fare un’offerta; la faccio e con un inchino lo saluto.

Arrivo al posto della tessitura. 1,2,3,4 cambia la navetta. 1,2,3,4…. 20 prende quella col filo blu; poi il rosso… Guardo la vecchia attraverso l’obiettivo della mia macchina fotografica. Ha fatto questo lavoro tutta la vita, continuerà domani e poi ancora, fino a quando i suoi occhi… Anzi, le sue mani non ce la faranno più, perché non ha bisogno di vedere i colori, li riconosce al tocco. Quei movimenti sono nati con lei; sente il ritmo del telaio e cambia la navetta ad occhi chiusi. La sua mente è addormentata? Mi sembra di udire i suoi pensieri: “Che stolto! Sto pensando alla bellezza delle vesti che le nostre e le vostre donne faranno con questa tela di seta. I gialli, i blu, i rossi, nelle loro sciarpe, nei vestiti delle danzatrici, nelle stole delle principesse le renderanno più belle e avranno una luce che brillerà anche di notte. Quando gioco con il bianco mi ritrovo in un campo di orchidee, il rosso mi porta tra i papaveri, il viola nelle distese di lavanda. I colori sono come i fiori e la rugiada. Guarda i miei rosa, i gialli, i fucsia, i viola e osserva la semplicità, la purezza, l’abbondanza. Ho tessuto da sempre e re e regine sono venute ai miei piedi perché io li facessi splendere, come splende la nostra terra. Questa è Chiang Mai, la capitale del Triangolo d’oro e della seta”.

1,2,3, 4 cambia la navetta. 1,2,3,4… 20. Prende il filo blu…

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