(Adnkronos) – Tanti dicono alla Superlega in pubblico, schierandosi platealmente con la Uefa. Dietro le quinte, però, la situazione è diversa, secondo quanto dice Bernd Reichart. Il Ceo della società A22, che implementa il progetto Superlega, è sotto i riflettori da ieri, da quando la Corte di Giustizia Ue ha riconosciuto l’esistenza del monopolio della Uefa e ha aperto la strada a eventuali competizioni alternative. Non è un via libera automatico alla Superlega, ma la sentenza afferma che lo spazio per altri tornei esiste. Federazioni e club hanno detto ‘no’ a priori alla Superlega con comunicati molto simili tra loro. Un fronte compatto? Forse. “Se mi hanno telefonato in queste ore? In molti, come può immaginare. Il dialogo che abbiano iniziato diciotto mesi fa adesso può finalmente essere portato avanti alla luce del sole, senza che i club possano essere minacciati”, dice Reichart in un’intervista a Tutti convocati su Radio 24.
“Quelli che ci hanno chiamato ci hanno detto di aver dovuto fare comunicati che non hanno indirizzato critiche verso la Superlega – ha proseguito il Ceo-. Questa è una nuova proposta rivolta a tutti e siamo certi di poter trovare una soluzione che migliorerà in modo sostanziale il football perché ce n’è bisogno”.
La Uefa afferma che la Superlega non premia il merito sportivo. “Prima di tutto bisogna dire che anche l’attuale Champions League esclude alcuni campioni dei tornei domestici. Ci sono alcuni vincitori di campionati che non vi prendono parte. Non è giusto”, dice il manager. “I campioni dei tornei nazionali sono trattati in maniera iniqua ed è ingiusto nei confronti del merito sportivo se qualcuno dalle leghe maggiori entra direttamente e altri, dalle leghe minori, deve giocare tre o quattro turni preliminari. Ovviamente il nostro format è aperto a suggerimenti. Ci piacerebbe ricevere feedback, ma riteniamo ci sia un buon equilibrio tra apertura, con la possibilità per chi disputa un buon campionato di accedere al torneo, e l’obiettivo di dare stabilità e crescita grazie al fatto di partecipare”.
Il Ceo di A22 aggiunge: “Molte squadre in passato sono entrate in Champions League, penso ai campioni di Belgio, Scozia, Serbia o Austria, e poi sono uscite in dicembre. Questa non significa avere un’opportunità di crescita, ma partecipare a una lotteria. Con il nostro sistema”, che prevede la presenza di 64 squadre divise in 3 leghe, “se hai disputato una buona stagione nel tuo campionato accedi alla Blue League, hai un minimo di 14 partite garantite tra agosto e aprile per consolidare il tuo percorso a livello europeo, giocando con i tuoi pari e provare a essere promosso alla lega superiore: questa è realmente un’opportunità di diventare un club diverso, investendo i ricavi che ottieni nella squadra, nelle infrastrutture, nelle academy e nel calcio femminile. L’attuale Champions League è una botta e via, non un’opportunità di crescita”.
“Se in futuro parleremo con club extra europei come ad esempio gli arabi? No”, taglia corto. “Questo è un progetto europeo, da club europei e per club europei perché siano in grado di controllare la propria competizione europea transnazionale”.