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Strage migranti a Crotone: la tragedia di chi ha perso moglie, figli, fratelli

(Adnkronos) – “Barca fatiscente che non ha retto né il peso delle persone né le onde alte. Le persone che sono state soccorse non ci hanno parlato di navi della guardia di finanza o della guardia costiera nei paraggi. Hanno raccontato di aver sentito una sorta di esplosione, però nessuno dei soccorsi ha ferite da ustioni”. Lo ha detto Sergio Di Dato, responsabile dell’intervento di Medici senza frontiere, al largo delle coste di Crotone, durante la conferenza stampa di oggi. Ieri mattina il naufragio avvenuto davanti alle coste di Cutro.  

Sono almeno una quarantina le persone che mancano all’appello. “Considerate che ci sono 82 sopravvissuti e sono state recuperate 62 salme”, ha spiegato il responsabile dell’intervento di Msf a Crotone. Dai racconti che hanno fatto i superstiti, sarebbero partiti in almeno 180, tra cui molti minori. 

Durante i colloqui tra i superstiti e il team di Msf all’interno del Cara di Crotone “nessuno di loro ci ha raccontato di essere stati gettati in acqua davanti alle coste. Quando siamo arrivati al centro di Capo Rizzuto avevamo letto questi racconti sui giornali, ma delle persone che abbiamo incontrato noi nessuno ci ha parlato di questo episodio”.  

“Ieri pomeriggio abbiamo iniziato a dare una risposta a un bisogno fondamentale, l’informazione ai familiari di chi era sopravvissuto e chi era deceduto. Ci sono 60 persone, ognuno ha avuto una perdita. Un ragazzo afghano di 16 anni era in viaggio con la sorella perché le condizioni per la giovane nel loro Paese erano inaccettabili – ha raccontato Di Dato – Il ragazzo è molto provato e ci ha raccontato che quando l’imbarcazione è arrivata a 150 metri dalla costa è esplosa, ma in realtà forse avrebbe urtato uno scoglio o non ha retto il peso. Hanno cominciato a nuotare e quando sono arrivati in spiaggia si è reso conto che la sorella era morta. Il 16enne ha parlato con i familiari ma non ha avuto il coraggio di dir loro che la sorella non ce l’aveva fatta”.  

“C’è poi la tragedia di un nucleo familiare, sono sopravvissuti un padre e il figlio di 14 anni, sono anche loro afghani, scappati a causa del regime dei talebani. La loro vita era in grave pericolo e quindi hanno deciso di intraprendere questo viaggio. L’uomo ci ha raccontato di sentirsi in colpa perché per salvare la propria vita ha perso tre figli, di 11, 9 e 5 anni e la moglie”.  

Un ragazzo siriano di 23 anni ha visto morire sotto i suoi occhi il fratellino di sei anni che era partito con lui per raggiungere l’Europa. Il giovane superstite, che si trova al Cara di Capo Rizzuto, è sotto choc. Oggi ha incontrato una psicologa del team di Medici senza frontiere, a cui ha raccontato il suo dramma. “Ha raccontato che è rimasto in acqua per ore con il fratellino di sei anni, adagiandolo su un pezzo di legno della barca. Ma alla fine lo ha visto morire pian piano per ipotermia – ha detto Di Dato – Il filo comune di tutti è vedere persone care morire davanti agli occhi, alla ricerca di una vita migliore”. 

“Ci sono minori che sono rimasti orfani, un ragazzo è già stato spostato in un centro per minori. Ma ci sono tanti minori che si sono trovati senza genitori, alcuni hanno dei fratelli. Tante famiglie sono state colpite da questa tragedia – ha detto all’esterno del Cara di Isola Capo Rizzuto – perché la rotta balcanica è quella usata di solito da nuclei familiari che scappano da contesti invivibili, rispetto ad altre rotte migratorie, come quella di Lampedusa, qui abbiamo delle famiglie”. 

“Il ministro Piantedosi dice che non bisogna fare partire i migranti? Beh, a queste persone dovrebbe essere garantito di non mettere a rischio la propria vita e la vita dei propri figli – ha sottolineato – Il discorso è che a monte bisognerebbe creare dei canali di flusso, chiediamo la possibilità alle persone di potersi spostare in Europa in maniera sicura”. 

Parlando ancora delle parole del ministro dell’Interno, secondo cui sarebbe da “irresponsabili” partire, l’esponente di Msf ha osservato: “A mio avviso potrebbe essere da irresponsabile lasciare un proprio figlio in una casa quando c’è un terremoto. Io sono padre di due bambine e se c’è un terremoto e la casa sta crollando, io abbandono la casa”.  

“Nella mia esperienza non avevo mai visto nulla del genere – ha raccontato – decine di persone morire proprio davanti alla costa. Nella mia esperienza pregressa a Msf avevo preso parte a diversi eventi del genere, ma non avevo mai visto nulla di simile”.  

 

 

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