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Sparatoria Fidene a Roma, “il piano di Campiti su un foglio”

(Adnkronos) – Per la sparatoria di Fidene a Roma c’è stata “una lunga pianificazione” del “proposito omicida nella psiche di Claudio Campiti”. E’ quanto scrive il gip di Roma, Emanuela Attura, nell’ordinanza di convalida del fermo e di applicazione cautelare in carcere per il 57enne che domenica scorsa ha ucciso a colpi di pistola quattro donne durante una riunione del consorzio Valleverde in un gazebo di via Monte Gilberto a Fidene. ”Proprio quella mattina, prima di recarsi all’assemblea, il Campiti si è portato al poligono per munirsi dell’arma per compiere il delitto, acquistando anche 100 proiettili. Nel portafoglio dell’indagato, inoltre, era presente un foglio di carta manoscritto recante la scritta ’11/12/2022 ore 9 spazio coperto antistante il bar Il posto giusto Roma via Monte Giberto 19 incrocio via Serrapetrona’ all’evidente scopo di avere necessari riferimento spazio/temporali per eseguire l’azione criminosa”. “Sul posto, dopo il gravissimo fatto di sangue, sono stati rinvenuti tre zaini contenenti effetti personali dell’indagato che, come ammesso in sede di interrogatorio, sono stati dallo stesso portati via perché era certo che non sarebbe tornato a casa”, scrive il gip. 

A Campiti la Procura, nell’inchiesta del pm Giovanni Musarò, coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, contesta le accuse di omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, tentato omicidio, in riferimento alle persone rimaste ferite, e il porto abusivo di armi. “La circostanza aggravante della premeditazione appare incontestabile”, scrive ancora il gip. Riguardo alla premeditazione “va evidenziato che Campiti da tempo non partecipava più alle riunioni del Consorzio e, quindi, la sua presenza il giorno del fatto non può che essere letta nel senso che si sia portato sul posto al solo scopo – scrive il gip Attura – di portare a compimento il proprio piano, tanto che, appena entrato nel dehor, si è diretto a destra al tavolo, dove sedevano i componenti del consiglio di amministrazione”. “Con riguardo ai futili motivi, la spinta criminale del Campiti ha trovato impulso in un rancore e risentimento covati negli anni in ragione di un contenzioso con il ‘Consorzio Valleverde’, circostanza peraltro pienamente ammessa dall’indagato in sede di interrogatorio”.  

Nessun pentimento, anzi. “Il livore e il risentimento che sono emersi, fanno ritenere che se” Claudio Campiti venisse “rimesso in libertà non desisterebbe da ulteriori condotte violente e sanguinarie” scrive il gip.  

 

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